Dal mercato dei bond indizi preoccupanti per le borse

La correlazione inversa tra gli indici di volatilita' relativi al mercato della azioni come il Vix e la borsa e' ormai cosa nota, brusche impennate del Vix si verificano in concomitanza di crolli del mercato azionario, fino a che rimane tensione sulla volatilita' e' necessario mantenere elevato il livello di attenzione anche per quello che riguarda la borsa.

La correlazione inversa tra gli indici di volatilita' relativi al mercato della azioni come il Vix e la borsa e' ormai cosa nota, brusche impennate del Vix si verificano in concomitanza di crolli del mercato azionario, fino a che rimane tensione sulla volatilita' e' necessario mantenere elevato il livello di attenzione anche per quello che riguarda la borsa.

Il Vix recentemente ha toccato un record pluriennale a quota 85,50 circa, molto vicino al picco del 2008 di 89,50, e si e' poi ridimensionato in area 40/41, rimanendo tuttavia molto al di sopra dei valori medi tipici dell'ultimo biennio di 18 punti circa.

Un buon indicatore del sentiment del mercato azionario e' anche l'indicatore di volatilita' del mercato delle obbligazioni, il Cboe/CBOT 10-year U.S. Treasury Note Volatility IndexSM (TYVIXSM) (questa la pagina per seguirne le quotazioni http://www.cboe.com/products/vix-index-volatility/volatility-on-interest-rates/cboe-cbot-10-year-u-s-treasury-note-volatility-index-tyvix).

Anche questo indice di volatilita' e' salito rapidamente durante il crollo della borsa, arrivando il 19 marzo a toccare un massimo a 27,35 punti, ma si e' poi ridimensionato molto piu' velocemente del Vix, ripordandosi in area 6 punti, poco al di sopra di valori medi di 4,50 che si erano visti nella prima parte dell'anno. In passato quando il Bond Market Option Volatility Index e' tornato su livelli che in passato si sono dimostrati la media di periodo dopo una forte fase di crescita, come ad esempio accaduto a inizio e a fine 2018, la borsa ha messo a segno un rimbalzo deciso.

Quello che resta da stabilire e' se il veloce ribasso del TYVIX visto da meta' marzo anticipava solo la reazione che ha permesso al Dow Jones di ritracciare la meta' circa di quanto lasciato sul terreno dai massimi di febbraio e al Nasdaq di recuperare i 2/3 circa della precedente discesa, quindi un movimento degno di nota di per se ma non determinante per cambiare il destino del trend a medio termine degli indici, oppure se la discesa della volatilita' sul mercato dei bond ha creato i presupposti per una ripresa duratura dell'azionario. L'andamento della borsa oggi, 15 aprile, fa temere che la prima delle ipotesi fosse quella corretta. Sara' quindi interessante vedere se adesso, in corrispondenza di un nuovo calo della borsa, il TYVIX riprendera' a salire, suonando nuovamente l'allarme, o se rimarra' stabile, permettendo di sperare che il rimbalzo delle azioni sia ancora in vita.

Certamente gli indici di borsa stanno vivendo nelle ultime due sedute una fase cruciale, si sono spinti al limite di quello che e' lo scenario correttivo, ovvero hanno raggiunto nella seduta del 14 aprile dei livelli che rappresentano lo spartiacque tra un rimbalzo temporaneo, per quello che riguarda il movimento iniziato a meta' marzo, e un concreto tentativo di ristabilire una tendenza rialzista duratura, anche se ovviamente non univoca (ogni tendenza e' formata da una alternanza di avanzate e ritirate).

Il brusco calo di mercoledi, a seguito di una vera e propria doccia fredda dopo l'uscita dei dati macro, allontana gli indici Usa dalla soglia critica e non fa quindi nulla per rendere piu' chiaro lo scenario prospettico.

I dati macro sono tutti peggiori delle attese: le vendite al dettaglio di marzo sono scese dell'8,7%, dal -0,5% di febbraio a fronte di un calo atteso dell'8%. Si e' trattato del peggiore calo mensile dall'inizio di questa serie nel 1992. L'Empire Manufacturing della Fed di New York per il mese di aprile e' sceso a -78 da -21 di marzo, il consensus si aspettava un -35. Infine la produzione industriale di marzo ha subito una contrazione del 5,4% (atteso -4%), la variazione negativa mensile piu' ampia dal 1946.

Male anche le trimestrali. L'utile per azione di Bank of America e' risultato di di 40 centesimi di dollaro a fronte dei 56 centesimi attesi dal consensus, quello di Citigroup e' stato di 1,05 dollari, 1,44 dollari quello atteso, l'utile di Goldman Sachs e' risultato di 3,11 dollari dai 3,28 dollari attesi. Nel caso di JP Morgan Chase che aveva comunicato i risultati gia' martedi' gli utili trimestrali per azione erano risultati di 78 centesimi a fronte di stime degli analisti pari a 1,84 dollari e ai 2,65 dollari del primo trimestre del 2019.

Nel caso di Wells Fargo l'utile e' sceso a 653 milioni, un centesimo ad azione contro gli 1,20 dollari per azione dello stesso periodo dell'anno scorso, a causa dell'aumento degli accantonamenti per le possibili perdite sui crediti come conseguenza della pandemia di coronavirus.

Proprio i dati di Wells Fargo accendono i riflettori su una problematica molto attuale e che rischia di essere il tema centrale nei prossimi mesi per i mercati finanziari, ovvero il deterioramento dei crediti.

E' gia' evidente dopo solo poche settimane di lockdown la discesa dei rating dei prestiti obbligazionari da livello investment grade a "junk".

Una recente indagine di Bank of America ha contato 120 miliardi di dollari, negli ultimi due mesi, di "fallen angels", di angeli caduti nella spirale dei downgrade. Il fenomeno e' in netta accelerazione, negli ultimi 12 mesi infatti il totale di titoli che avevano subito la stessa sorte era stato di soli 137 miliardi.

Secondo Bank of America i bond che subiranno la stessa sorte, da investment grade a high yield, saranno alla fine piu' di 200 miliardi nell'anno, di cui tra i 20 e i 30 miliardi di titoli europei.

Per Citigroup questa cifra potrebbe essere anche piu' alta, la banca ipotizza infatti che tra i 200 e i 300 miliardi di dollari di bond potrebbero subire un downgrade quest'anno, il doppio circa del precedente record stabilito nel 2002.

Il downgrade del debito va di pari passo con i fallimenti, Goldman Sachs ha ipotizzato che tra le societa' con un rating basso si potrebbe arrivare quest'anno negli Usa ad un numero di bancarotte prossimo al 10%.

Ecco perche' la Federal Reserve nel pacchetto delle misure anti crisi ha aggiunto anche la possibilita' di comprare noninvestment-grade corporate bonds, a patto che avessero un rating investment-grade fino al 22 marzo e siano poi stati portati a BB+, BB o BB-.

Le mani della Fed non saranno pero' completamente libere: nel caso dei bond investment-grade la banca potra' utilizzare una leva 1 a 10, nel caso dei bond con rating inferiore la leva sara' solo di 1 a 7. Difficile dire quindi se le munizioni messe in campo dalla banca centrale saranno sufficienti per sostenere il mercato.

(AM - www.ftaonline.com)

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Morningstar

20 set 2021