Mediobanca: Report Media&Entertainment, segnali positivi nel 3° trimestre 2020

L'Area Studi Mediobanca presenta la nuova edizione del Report Media & Entertainment, con l'analisi del settore a livello mondiale e italiano, prima e durante la crisi.

L'Area Studi Mediobanca presenta la nuova edizione del Report Media & Entertainment, con l'analisi del settore a livello mondiale e italiano, prima e durante la crisi. Il report estende per la prima volta l'indagine ai maggiori player privati mondiali del settore. Comprende inoltre un focus sulla diffusione in streaming e un confronto fra i maggiori gruppi televisivi europei pubblici. Viene fornito, infine, un approfondimento delle dinamiche più recenti e prospettiche del settore a livello mondiale e nazionale. La presentazione è disponibile per il download sul sito www.mbres.it


*Il settore radiotelevisivo italiano nel 2019 e con uno sguardo al 2020 *

**Nel 2019 Il settore radiotelevisivo in Italia (dati AGCOM, Nielsen, Mediobanca Securities, Area Studi), che ha un'incidenza sul PIL nazionale dello 0,5%, ha registrato un giro d'affari di € 8,7 mld, in contrazione del 3,1% sul 2018. Il calo riguarda sia la TV in chiaro (€ 4,8 mld; -0,5%), sia soprattutto la TV a pagamento (€ 3,2 mld; -8,1%); cresce invece la radio (€ 0,7 mld; +4,1%). Il mercato italiano si conferma concentrato, con i tre principali operatori televisivi (Rai, Mediaset e Sky Italia) che detengono quasi l'85% dei ricavi televisivi nazionali.

Considerando i ricavi complessivi dei 7 principali operatori televisivi con sede in Italia, inclusivi delle attività sia in Italia sia all'estero, i valori salgono a € 9,5 mld, in calo del -5% sul 2018. Il segno negativo è influenzato dai minori introiti della Pay Tv (-13,6%) e dal calo dei ricavi da pubblicità (-4,9%), compensati dall'incremento del canone (+2,3%).

Tra gli operatori, in crescita solo la Rai (+2,9%) e Discovery (+0,8%). Gran parte dei ricavi della TV sono realizzati da Sky (€ 3,1 mld), seguita, se si includono anche le attività estere, da Mediaset (€ 2,9 mld) e Rai (€ 2,6 mld).

La situazione cambia se si considerano i soli ricavi nazionali: Sky mantiene il primato, ma la Rai con i suoi € 2,6 mld supera Mediaset, in terza posizione con € 1,9 mld. Mediaset, infatti, è l'unico gruppo italiano a respiro internazionale, realizzando un terzo dei propri ricavi all'estero.

Sono numerosi i player italiani controllati da gruppi statunitensi: il loro fatturato aggregato è di € 3,9 mld (-3% sul 2018), mentre gli operatori italiani del comparto segnano un giro d'affari di € 3 mld (-13%). Tra i gruppi americani il maggiore operatore è sempre Sky seguito da Disney con € 412 mln. Il calo nel 2019 della TV a pagamento è dovuto all'ingente diminuzione degli introiti pubblicitari (-24,5% a/a) e alla riduzione dei ricavi sugli abbonamenti (-6,6%).

Questi dati nascondono però dinamiche contrapposte: mentre i ricavi pubblicitari e da abbonamento della TV tradizionale calano per effetto della cessazione dei servizi di Mediaset Premium, quelli dello streaming crescono (+39,6%). Sky guida la classifica per offerta di canali TV con 3 canali in chiaro e 40 a pagamento, posizionandosi davanti a Mediaset (15 in chiaro e 7 a pagamento).

La competizione oramai si è trasferita sulle piattaforme streaming, dove tutti i principali operatori italiani possiedono almeno una piattaforma Vod per la fruizione dei contenuti in broadband. In generale, nel periodo 2015-19 è diminuita la redditività industriale (dal 4% al 2,5%), ma alcune società continuano a brillare per ebit margin: Discovery (14,8%), Mediaset (12,3%) e ViacomCBS (5,9%).

Migliorano in modo evidente Discovery (+10,4 p.p), ViacomCBS (+9,2 p.p.), La7 (+7,0 p.p.) e Mediaset (+5,5 p.p.). In termini occupazionali nel 2019 il settore resiste mantenendo praticamente invariatala forza lavoro rispetto al 2018. Nel 2015-2019 Sky registra il maggiore incremento dell'organico.

I dati del primo semestre del 2020 confermano il trend del settore con un calo dei ricavi (€ 3,9 mld) del 10,7% rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente. La riduzione dei ricavi colpisce principalmente il settore radiofonico (-29,4% sul 1H2019) seguito dalla Tv in chiaro (- 14,8%) e dalla TV a pagamento (-0,8%). E' l'effetto dei mancati proventi derivanti dalla pubblicità che segnano un calo del 24,4% sul 1H 2019.

Non mancano però alcuni segnali positivi: la raccolta pubblicitaria nel novembre 2020 è in ripresa, (+3,5%), anche se la variazione annua attesa è del -12% sul 2019. Sempre nel novembre 2020 i ricavi pubblicitari sono cresciuti rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente dell'8,8% per La7, del 7,3% per Rai, del 5,1% per Mediaset e del 5% per Discovery, mentre Sky è l'unica ancora con segno negativo (-8%), seppur in miglioramento. Si conferma la crescita del comparto Digital (OTT e altri settori), con un +8,4%.

La televisione continua a rappresentare una delle principali fonti d'informazione nel nostro Paese, sebbene il processo di digitalizzazione e la distribuzione dei contenuti attraverso internet abbia portato alla diffusione di nuovi modelli di fruizione dei media.

Rai e Mediaset si confermano i principali operatori, rispettivamente con il 35,2% e i l 32,1% di share nel giorno medio nel 2020, con la distanza tra i due che continua a ridursi scendendo dai 4,1 p.p. del 2019 ai 3,1 p.p. del 2020. Rai1 resta il canale più seguito dagli italiani nel giorno medio (16,4% nel 2020), davanti a Canale 5 (15%), così come il TG1 delle 20:00 supera il TG5.

Nel comparto radiofonico il Gruppo Mediaset conferma la propria leadership detenendo con le sue 5 emittenti quasi un quinto del mercato (17,5% share nel quarto d'ora medio 2020). Seguono il Gruppo GEDI (11,4%) e Rai (11,1%).

*I principali operatori M&E internazionali *

Nel 2019 il giro d'affari dei principali operatori internazionali privati è pari a € 277,8 mld, di cui circa l'85% è generato da operatori statunitensi. Nel periodo 2015-2019, i colossi privati del settore televisivo sono cresciuti in media del 3,3% grazie al continuo sviluppo delle piattaforme di streaming.

Si evidenzia la performance dei principali operatori Over-The-Top, con *Netflix *(+31,3%) che segna un CAGR di circa dieci volte superiore alla media dei broadcaster tradizionali ; tra i primi cinque operatori per crescita dei ricavi quattro sono statunitensi e uno solo è europeo, la tedesca ProSiebenSat (+6,1%).

Qual è l'impatto del Covid? La pandemia ha rappresentato un vero stress test per la tenuta del settore, che ha fatto registrare una ponderosa crescita del pubblico, soprattutto tra i sottoscrittori dei servizi Video on Demand.

Nei primi 9 mesi del 2020, *le principali M&E companies *internazionali hanno fatto registrare un calo del fatturato del 9,9% (€185 mld) rispetto allo stesso periodo del 2019, generato per l'86,5% dagli operatori statunitensi; tra i broadcaster tradizionali in crescita solamente Fox (+8,1%), un dato comunque inferiore rispetto a quanto fatto da Netflix che ha continuato a guadagnare terreno con un +24,9%.

La crisi provocata dalla pandemia ha influenzato in maniera diversificata i ricavi dei primi 9 mesi del 2020 delle M&E companies, penalizzate dalla chiusura dei parchi a tema (-66,2% rispetto allo stesso periodo del 2019). In riduzione del 16,3% i ricavi dalla distribuzione di contenuti e del 12,2% la pubblicità (che insieme rappresentavano oltre il 40% dei ricavi complessivi). Segno positivo invece per gli abbonamenti TV (+7,9%) ma con tendenze opposte tra streaming (in crescita a doppia cifra) e pay TV, in calo anche a fronte della cancellazione e/o riprogrammazione di eventi sportivi.

A livello di redditività industriale, i primi 9 mesi del 2020 registrano un ebit margin al 14,3%, in diminuzione di 4,4 p.p. sul 2019; la redditività più elevata è stata segnata da Fox (30,3%), Discovery (27,5%) e AMC Networks (24,8%) ed è risultata in crescita solamente per Fox (+3,3 p.p.) e per il gruppo messicano Televisa (+0,2 p.p.), mentre si è ridotta per tutti gli altri operatori, con Walt Disney in calo a doppia cifra (-13,3 p.p.). Nello stesso periodo l'ebit margin di Netflix è si è attestato al 19,8% (in crescita di 5,2 p.p.), la migliore performance tra tutti gli operatori internazionali.

*Il mercato televisivo pubblico europeo e il canone *La Germania rappresenta il servizio radiotelevisivo pubblico col maggior fatturato (€8,7 mld nel 2019), tre volte superiore rispetto a quello italiano (€2,6 mld). Completano il podio Gran Bretagna (€7 mld) e Francia (€3,7mld).

L'Italia ha il primato per incremento del giro d'affari (+2,9% sul 2018), pur mostrando i ricavi pro-capite più bassi della TV pubblica nel confronto europeo: 44 euro per ogni residente contro i 105 euro nel Regno Unito, 104 euro in Germania e 55 euro in Francia. L'Italia (Rai) si distingue anche per redditività industriale: nel 2019 la TV pubblica italiana è l'unica col segno positivo in Europa, con un ebit margin del 2,9%.

Capitolo canone: l'Italia presenta il canone più basso fra i maggiori Paesi europei, inferiore anche alla media europea (€ 0,25 al giorno per abbonato contro una media europea di € 0,33). Molto più costose per i contribuenti la TV pubblica tedesca (€ 0,58 giornalieri), quella britannica (€ 0,50) e la francese (€ 0,38). Dal 2015 al 2019, fra i maggiori Paesi europei, solo l'Italia ha ridotto il canone pro-capite; la Gran Bretagna l'ha incrementato dell'8,2% e la Francia del 2,2%, stabile quello tedesco.

Nel 2019 € 74,3 dei € 90,0 (l'83%) pagati annualmente da ogni abbonato sono stati incassati dalla Rai, una quota inferiore alla media europea (89,1%).

(GD - www.ftaonline.com)

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Morningstar

20 set 2021