Puoi avere queste incredibili agevolazioni fiscali dando la tua casa in comodato d’uso

Casa in comodato d'uso gratuito: riconfermate le agevolazioni fiscali per i proprietari. Ecco quali sono i requisiti per ottenere lo sconto sulle tasse.

Confermata anche per quest’anno dalla legge di Bilancio una importante agevolazione fiscale per chi intende destinare un immobile in comodato d’uso gratuito. Si tratta di uno sconto sulle tasse che può far risparmiare il proprietario, pur mantenendo il pieno possesso del bene, anche se si tratta di una seconda casa. Vediamo in cosa consiste il beneficio e quali sono i requisiti per ottenerlo.

Casa in comodato d’uso: quali agevolazioni fiscali si possono avere

Il comodato d’uso è un contratto che regola la cessione temporanea o a lungo termine di un bene, in questo caso parliamo di un immobile o un fabbricato, ad un altro soggetto che dovrà poi al termine previsto restituirlo al legittimo proprietario.

Chi riceve l’appartamento in comodato dovrà utilizzarlo come abitazione principale e cioè spostare la propria residenza presso lo stesso indirizzo. Questa tipologia di accordo è essenzialmente a titolo gratuito, quindi nessun costo sarà dovuto dal comodatario.

In base alla legge di stabilità del 2016, che è stata riconfermata anche per il biennio 2022-2023, è prevista una importante agevolazione fiscale per chi cede in comodato gratuito un immobile.

Si tratta di una esenzione per il 50% della quota imponibile dovuta ai fini IMU /TASI. In pratica il proprietario di casa avrà lo sconto sull’imposta municipale propria annuale, anche se si tratta di una seconda propretà immobiliare. Per usufruire della riduzione occorre però rispettare alcuni requisiti fondamentali. Vediamo quali sono.

Casa in comodato d’uso: come avere lo sconto IMU

Per ottenere l’agevolazione fiscale IMU su una casa data in comodato d’uso, e quindi pagare la metà, ci sono alcune regole stabilite dall’agenzia delle entrate. La prima è che l’immobile non rientri nelle categorie catastali che comprendono case considerate “di lusso” e cioè di categoria A/1, A/8, A/9: ville, palazzi signorili e storici, o castelli. Poi bisogna rispettare i requisiti di parentela previsti per la cessione dell’immobile, e cioè:

  • Il contratto può essere stipulato solo tra parenti di primo grado. Quindi in pratica soltanto tra genitori e figli.
  • La casa dovrà risultare come abitazione principale del comodatario;
  • Lo stesso proprietario che cede l’appartamento in comodato non dovrà risultare fiscalmente titolare di più di due immobili in territorio italiano.
  • Il proprietario di casa deve avere la residenza nello stesso comune della casa data in comodato.
  • In caso di decesso del titolare comodatario, il contratto può essere trasmesso al coniuge, compresi i benefici fiscali, solo in presenza di figli minorenni a carico.

Ricordiamo che l’IMU come imposta municipale sul possesso, è dovuta sempre dal proprietario delle unità abitative o fabbricati, e non da chi effettivamente risiede nell’immobile come inquilino.

Se uno di questi requisiti decade, bisogna informare l’agenzia delle entrate tempestivamente, perchè se non si ha più diritto all’esenzione, in caso di controlli sui pagamenti,  scatta una sanzione amministrativa, oltre al pagamento delle eventuali quote omesse maggiorate di interessi.

Per ottenere lo sconto fiscale inoltre, occorre necessariamente registrare a norma di legge un contratto di comodato d’uso, anche se è a titolo gratuito. Per farlo si deve utilizzare il servizio dell’agenzia delle entrate, altrimenti non si potrà ottenere la riduzione della tassa.

Come registrare al fisco un contratto di comodato d’uso

Quando sussistono tutti i requisiti per avere l’esenzione IMU su un immobile dato in comodato d’uso, si dovrà registrare all’ente fiscale un contratto in regola stipulato tra le due parti. Ci si deve quindi rivolgere ad uno degli uffici territoriali dell’agenzia delle entrate presentando l’accordo o in forma scritta o in forma verbale.

Per i contratti scritti occorre pagare l’imposta di bollo pari a 16 euro ogni 100 righe e registrare lo stesso entro 30 giorni dall’atto. Mentre la forma verbale può essere registrata compilando un apposito modulo e pagando un’imposta di registro pari a 200 euro. Ricordiamo che quest’ultima forma di comodato d’uso è valida fiscalmente solo ai fini dell’esenzione della quota IMU.

Per ottenere lo sconto al 50%, non è obbligatorio effettuare la dichiarazione IMU annuale, in quanto una volta registrato il contratto, se non intervengono variazioni, sarà direttamente l’agenzia delle entrate ad applicare in automatico il calcolo della riduzione.

Casa in comodato d’uso: chi paga la TARI

Quando si ha un contratto di comodato d’uso gratuito di una casa si può ottenere una riduzione anche per la tassa sui rifiuti? Ricordiamo che, a differenza dell’IMU che viene sempre pagata dal proprietario, la TARI è dovuta da chi fisicamente occupa l’immobile.

La quota infatti varia a seconda dei componenti familiari residenti nello stesso appartamento e dai metri quadri totali catastali. Quindi l’inquilino è tenuto sempre e comunque al pagamento di questo tributo, a prescindere da quali siano le condizioni contrattuali, a meno che non ci siano altri elementi per stabilirne una eventuale esenzione.

Per questo le agevolazioni fiscali non vengono applicate alla tassa relativa ai rifiuti, neanche quando chi abita nell’immobile è beneficiario di un contratto di comodato d’uso a titolo gratuito stipulato tra genitore e figlio.

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