Anticipo TFR 2022: come richiederlo e quanto si paga di tasse

Quanto si paga di tasse sul TFR anticipato nel 2022? In generale si gode di alcune agevolazioni, ma molto dipende dall'accantonamento e dal motivo.

Il TFR anticipato si può richiedere per specifiche esigenze e, in generale, non è la scelta migliore per finanziare alcune spese. A volte, però, può essere una valida alternativa: vediamo come funziona e quanto viene tassato.

Non è la scelta migliore semplicemente perché si tratta di un accantonamento che matura un interesse composto che, in quanto tale, acquisisce “forza” nel corso degli anni e smobilitarne una buona parte potrebbe non essere la migliore scelta. Ma in caso di necessità, è un ottimo tesoretto che giustamente può essere prelevato.

Vediamo quindi come funziona l’eventuale prelievo, quali sono le condizioni da rispettare e in particolare cosa cambia nelle due casistiche: TFR in azienda o in un fondo. Infatti, in questi due casi cambia la modalità di richiesta, ma anche la tassazione e il massimo che si può ottenere.

In generale, rimane fondamentale sapere che esso si preleva solo per esigenze straordinarie, nella maggior parte dei casi legate alla prima casa (acquisto o ristrutturazione) o a questioni di salute del soggetto o dei suoi familiari. Questo per ricordare che non si tratta di una somma semplicemente messa in un “cassetto”, ma piuttosto di un fondo vincolato che può essere prelevato per validi motivi e con specifiche modalità.

Tra queste modalità, va considerata naturalmente la tassazione, elemento fondamentale quando si considera se smobilitarlo e quanto prelevare effettivamente. Anche sotto questo punto di vista ci sono delle differenze tra quello in azienda o in un fondo. Vediamole.

Si può ritirare il TFR? Cosa dice la legge

La legge tutela i lavoratori in termini di possibile ritiro, ma prevede delle regole piuttosto stringenti per quanto riguarda motivazioni e quota che si può ritirare. In primis, il ritiro è un diritto del lavoratore, che sia pubblico o privato.

Dunque, tutto parte da questo presupposto. Nonostante questo, ci sono delle situazioni in cui questo ritiro può essere negato e, ancor più importante, la legge prevede che tale ritiro possa avvenire solo una volta (se è in azienda): successivamente, anche in caso di valide motivazioni, il ritiro verrà negato.

Prelevare cifre anche considerevoli è un diritto, ma non è da considerarsi una banale formalità, perché ci sono da fornire documenti che giustifichino la richiesta e, come detto, si può ricevere anche risposta negativa.

Motivazioni per prelevare il TFR: ecco quelle riconosciute

Come visto, il ritiro è un diritto, ma solo a determinate condizioni. Una di queste è che il soggetto abbia maturato almeno 8 anni di lavoro (da dipendente), dunque 8 anni di contribuzione. Non è rilevante che si tratti di contratto a tempo determinato o indeterminato.

Rilevante è poi la motivazione, dove le riconosciute in caso di ritiro di TFR in azienda sono le seguenti:

  • acquisto prima casa o abitazione principale da parte del soggetto dipendente o per figlio maggiorenne;
  • costruzione abitazione principale;
  • spese sanitarie per il dipendente o per soggetto a carico;
  • ristrutturazione abitazione principale;
  • spese da sostenere nel corso del periodo di congedo parentale.

Come detto, la presentazione si può fare una sola volta tramite apposito modulo ed è sottoposta al vaglio dell’azienda che ne valuta la fattibilità (rispetto magari ad altre richieste in concomitanza). Tramite tale procedura, si può ottenere fino al 70% della quota di TFR maturato.

In caso di fondo pensione, invece, il numero di richieste non ha limiti ma vi sono le stesse casistiche viste in precedenza, comunque da dimostrare attraverso apposita documentazione, e si può ottenere fino al 75% di quanto accantonato. Risulta necessario che la richiesta si attuale al momento della presentazione e che non sia dunque futura o addirittura la situazione per cui si fa richiesta sia già cessata.

Come viene tassato nel 2022? Attenzione alle aliquote

Quando si parla di tassazione del TFR non è semplice spiegare perfettamente di cosa si tratta. Quanto accantonato è di proprietà del dipendente, naturalmente, ma nonostante questo va considerata la tassazione che non è ancora stata applicata, a differenza dello stipendio, per esempio, che è già decurtato delle tasse.

Riassumiamo quindi le casistiche di tassazione nella maniera più semplice possibile: è prevista in caso di spese mediche una tassazione pari al 15% (fissa) con possibilità di diminuzione di 0,3 punti percentuali l’anno oltre il quindicesimo anno di contribuzione, con il massimo di “sconto” pari al 9% (cioè si arriva al minimo al 6%). Spese mediche che, dal 2023, potranno essere recuperate molto più velocemente rispetto al Modello 730.

In caso invece di acquisto casa o ristrutturazione abitazione principale si applica l’aliquota Irpef base, vale a dire il 23%. Per altre esigenze personali (cioè le altre casistiche esposte in precedenza) la tassazione è al 23% ma si può ritirare una quota inferiore, pari al massimo al 30%. 

In sostanza, non si paga sull’anticipo di più di quanto si paghi con l’aliquota base Irpef, con particolare attenzione alla casistica delle spese mediche, naturalmente agevolate per questioni di esigenza e maggiormente favorevoli dal punto di vista fiscale con l’avanzare dell’età, quando si presume che le esigenze mediche aumentino.

Ricordiamo che l’anticipo non è da confondere con la liquidazione e con quanto corrisposto in caso di dimissioni volontarie.

Redazione Trend-online.com
Redazione Trend-online.com
Di seguito gli articoli pubblicati dalla Redazione di Trend-online. Per conoscere i singoli autori visita la pagina Redazione Trend-online.com
Seguici
161,688FansLike
5,188FollowersFollow
775FollowersFollow
10,800FollowersFollow

Mailing list

Registrati alla nostra newsletter

Leggi anche
News Correlate