Busta paga: i 5 cambiamenti che aumentano lo stipendio

Grandi novità anche per la busta paga: tra riforma dell’Irpef, bonus renzi e detrazioni, ecco come aumentano gli stipendi già da febbraio. Leggi qui più info!

La Riforma Fiscale confermata dalla Legge di Bilancio 2022 è stata presentata come un gradino fondamentale per snellire la burocrazia e aiutare i cittadini in crisi a causa della pandemia anche attraverso un aumento degli importi in busta paga. L’obiettivo su larga scala è, ovviamente, quello di favorire la ripartenza dell’Italia.

Ecco cosa riporta Agenda Digitale sulla Riforma Fiscale:

Il Governo, in ambito fiscale, evidenzia che gli interventi degli ultimi anni hanno causato un appesantimento con interventi operati d’urgenza che avrebbero dovuto avere uno sviluppo differente e più articolato, mentre si è ottenuta una fastidiosa frammentazione della legislazione tributaria, che ha causato un’ulteriore complessità determinando un sistema fiscale che ha ulteriormente allontanato gli investimenti, compresi quelli esteri.

Dunque, come ripartire? Anzitutto, riprendendo, come si suol dire, a far girare l’economia, il che implica aiutare economicamente gli italiani, aumentando il loro potere d’acquisto. Perciò, oltre alla serie di bonus previsti dalla Legge di Bilancio 2022, da quest’anno ci sono significativi cambiamenti anche in busta paga.

Busta paga e Riforma Fiscale

Si prevede che la Riforma Fiscale abbia un impatto più che positivo sulla busta paga e sui redditi degli italiani, in particolare modo per quelli compresi tra i 15mila e i 30mila euro annui. Gli effetti, però, potranno essere calcolati solo nel 2023 perché, essendo entrata in vigore l’1 gennaio di quest’anno, i redditi interessati saranno proprio quelli del 2022 che confluiranno nella dichiarazione dei redditi dell’anno prossimo.

Su un piano generale, possiamo dire che l’impatto sarà positivo, almeno secondo alcune stime di Fisco e Tasse, che prevedono vantaggi per 27,8 milioni di contribuenti. Tuttavia, potrebbero essere penalizzati circa 372mila cittadini ed esclusi dalla riforma del fisco e delle buste paga ben 14,5 milioni.

Numeri che hanno portato Rosario De Luca, Presidente della Fondazione Studi Consulenti del Lavoro, a commentare che:

Dalle prime proiezioni effettuate scaturisce chiaramente una situazione di premialità per i redditi medio-alti. Non resta spazio per un grande ottimismo […]. Le buste paga del 2022 riserveranno diverse sorprese e, in moltissimi casi, non positive

Vero non vero? Ancora una volta lo vedremo solo nella dichiarazione dei redditi 2023. Per il momento, prendiamo atto delle riforme che modificano la busta paga e, in alcuni casi, ne aumentano l’importo.

Cosa cambia in busta paga? Le 5 novità

Nuove aliquote Irpef, assegno unico e bonus Renzi: sono diversi i cambiamenti che interessano la busta paga a partire da quest’anno.

Martino Campioni, che sul proprio canale Youtube si occupa di news sul lavoro, riassume così i cambiamenti in busta paga nel 2022:

Vediamo quali sono le cinque novità principali:

#1 Le nuove aliquote IrpefUna delle prime conferme della Riforma Fiscale è stata la rivoluzione delle aliquote Irpef che passano da cinque a quattro, mentre viene eliminata quella del 41%. Ecco le nuove aliquote:

  • 23% per redditi tra 0 e 15mila euro 
  • 25% per redditi 15mila e 28mila euro
  • 35% per redditi tra 28mila e 50mila euro 
  • 43% per redditi oltre 50mila euro 

La no tax area, invece, si assesta a 8.174 euro per i lavoratori con contratto da dipendenti, 5.550 euro per le partite Iva, 8.500 euro per i pensionati.

#2 Il bonus Renzi

Nonostante si vociferasse di una sua cancellazione, la Legge di Bilancio ha riconfermato il Bonus Renzi, ossia 100 euro in più in busta paga della durata di 12 mesi per i lavoratori dipendenti il cui reddito annuo ammonta al massimo a 15mila euro; ai lavoratori che hanno un reddito tra 15mila e 28mila euro, invece, l’importo di tale bonus dipende da una operazione aritmetica: imposta lorda – detrazioni. In ogni caso, non si potranno ricevere oltre 1.200 euro l’anno in più in busta paga.

Un bonus Renzi di 100 euro mensili al massimo è previsto anche per chi riceve la Naspi.

#3 L’assegno unico

Chi era abituato ai vecchi bonus a supporto della genitorialità, dal prossimo marzo si troverà in busta paga il nuovo assegno unico, ossia, secondo la definizione dell’Inps:

un sostegno economico alle famiglie attribuito per ogni figlio a carico fino al compimento dei 21 anni (al ricorrere di determinate condizioni) e senza limiti di età per i figli disabili.

L’assegno unico spetta a tutte le famiglie indipendentemente dal fatto che abbiano presentato l’ISEE, anche a quelle con redditi superiori a 40mila euro l’anno. L’importo che verrà versato in busta paga dipende dallo scaglione reddituale in cui si rientra ed è così calcolato:

  • 175 euro per famiglie con Isee fino 15mila euro compresi
  • 150 euro per famiglie con Isee tra i 15mila e i 20mila euro
  • 100 euro per famiglie con Isee tra 20mila e 30mila euro
  • 50 euro euro per famiglie con Isee da 40mila euro in su

Oltre a questo, sono previste delle maggiorazioni mensili in busta paga a seconda del numero dei figli o della presenza di disabilia carico nel nucleo familiare – per maggiori informazioni in proposito si rimanda all’articolo Assegno unico: nel 2022 nuovi requisiti di accesso!

Sempre a proposito di assegno unico, bisogna sottolineare che non è tutto oro quello che luccica. Infatti, al netto degli importi segnalati e delle maggiorazioni previste, non è detto che la busta paga ingrasserà di molto grazie a questa nuova misura per i figli a carico. Infatti, mentre il vecchio assegno familiare dipendeva soltanto dal reddito, ora viene tenuto in considerazione anche il patrimonio. Situazione che ha portato ad affermare De Luca che:

Un lavoratore con lo stesso reddito nel 2022 rispetto al 2021 avrà un assegno familiare inferiore se è proprietario di immobili, e sappiamo quanto la proprietà di casa sia in Italia un fenomeno diffuso

Un dettaglio a cui fare attenzione: l’erogazione dell’assegno unico non avviene automaticamente in busta paga, ma solo dopo avere inoltrato domanda tramite il sito dell’Inps o tramite patronati.

#4 I contributi Inps

Grosse novità in busta paga interessano anche il calcolo dei contributi per i lavoratori pubblici e privati. A renderlo noto è la circolare 15 del 28 gennaio 2002 dell’Inps, la quale comunica

relativamente all’anno 2022, i valori del minimale di retribuzione giornaliera, del massimale annuo della base contributiva e pensionabile, del limite per l’accredito dei contributi obbligatori e figurativi, nonché gli altri valori per il calcolo delle contribuzioni dovute in materia di previdenza e assistenza sociale per la generalità dei lavoratori dipendenti iscritti alle Gestioni private e pubbliche.

In parole semplici, fino al 31 dicembre 2022, viene ridotta l’aliquota contributiva a carico del lavoratore dipendente – lo sconto è di 0,8%. Anche qui, bisogna fare un distinguo: il taglio dell’aliquota interessa solo i dipendenti che hanno uno stipendio lordo di 2.692 circa al massimo e che presentano un reddito di 35.000 euro circa (13 mensilità) e i lavoratori con contratti co.co.co. c.d. di “terzo genere” (contratti di collaborazione continuativi).

Perché? Perché secondo le stime del Ministero dell’Economia questa fascia è la più penalizzata dalla riforma delle aliquote Irpef.

Dal 2023, invece, si tornerà al sistema di versamento contributi cui siamo abituati, cioè: 23,81% a carico del datore di lavoro e 9,19% a carico del dipendente.

#5 Le detrazioni

Infine, affrontiamo la questione delle detrazioni in busta paga. A seconda dello scaglione reddituale in cui si rientra, l’ammontare totale delle detrazioni varia notevolmente e, in certi casi, può arrivare fino a 1.800 euro all’anno.

Il calcolo delle detrazioni diventa un pochino più complesso rispetto al solito, vediamolo per bene nel seguente paragrafo.

Come si calcolano le detrazioni in busta paga

Anche le detrazioni in busta paga, come molte delle novità, dipendono dal reddito annuo. Infatti, chi guadagna al massimo 15mila euro all’anno, potrà detrarre anche 1.800 euro – il minimo detraibile è 690 euro per contratti indeterminati e 1.380 euro per contratti a tempo determinato.

Per chi, invece, ha un reddito annuo compreso tra 15mila e 28mila euro, l’importo della detrazione verrà calcolato secondo questa operazione aritmetica: 

[1.910 + 1.910 x (28.000 – reddito percepito)] : 13.000

Altro caso ancora, chi guadagna fino a 50mila euro all’anno:[1.910 x (50.000 – reddito percepito) ] : 22.000

Nessuna detrazione in busta paga per chi ha redditi superiori a 50mila euro.

Busta paga: aumenti in vista

Al netto delle riforme elencate in questo articolo, possiamo dire che, in generale, la busta paga dei lavoratori italiani vedrà alcuni aumenti. Tuttavia, l’ammontare di tali aumenti dipende, ancora una volta, dallo scaglione reddituale in cui si rientra e, come spesso accade, secondo le attuali stime a goderne di più sarà chi già guadagna molto, cioè i dirigenti con 368 euro in più in busta paga. 

Queste le parole di Angelo Buscema, Giudice della Corte Costituzionale della Repubblica Italiana:

Non ci possiamo aspettare grandissimi vantaggi, fatta eccezione per chi ha redditi tra i 42.000 e 50.000 euro, che risparmieranno circa 700 euro all’anno. […] Questa era però la fascia che fino a ieri pagava più tasse rispetto allo scaglione inferiore. Ora il dislivello è stato smussato.

Che si sia d’accordo o meno, i fatti sono questi, mentre la busta paga degli impiegati vedrà un aumento di circa 266 euro, e solo 162 euro in più spetteranno agli operai.

I lavoratori autonomi, che in Italia secondo le stime 2020, erano già oltre 5milioni– il più alto numero in Europa –, resteranno a bocca asciutta: per questa categoria, infatti, la “busta paga” non cambierà perché non sono state previste particolari misure economiche, ad eccezione di un taglio dell’Irap del 3,9% circa (in alcuni casi, è tuttavia possibile richiedere il bonus partita iva di 800 euro)

Quando arrivano gli aumenti?

Se non altro, la bella notizia è che, poiché la Riforma Fiscale è entrata in vigore l’1 gennaio, gli aumenti in busta paga si vedranno già dai primissimi mesi dell’anno – ricordiamo che l’assegno unico partirà a marzo e comprenderà eventuali arretrati di gennaio e febbraio.

A brindare di più saranno i dipendenti delle pubbliche amministrazionila cui busta paga aumenterà dal 3,78% al 4,15% grazie al cosiddetto “elemento perequativo”, cioè quella

voce economica della busta paga, introdotta nel CCNL Istruzione e Ricerca per il Triennio 2016-2019 e rinnovata dalla Legge di Bilancio 2020, che si aggiunge alla retribuzione dei lavoratori le cui buste paga non prevedono importi aggiuntivi rispetto alla retribuzione di base.

Per questi lavoratori sono, inoltre previsti anche gli arretrati degli anni 2019 e 2020, per un massimo di 2.300 euro. Tutto questo, già a partire da febbraio o marzo.

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