Draghi taglia le tasse! Chi avrà più soldi in busta paga

Il Governo guidato da Mario Draghi taglia le tasse. I lavoratori se ne accorgeranno direttamente dalla loro busta paga, che diventerà più ricca. Almeno la metà degli 8 miliardi che saranno utilizzati per ridurre la tassazione, si dovrebbero concentrare sul cuneo fiscale, ossia su quelle imposte che, nel bene o nel male, vanno a gravare direttamente sul costo del lavoro.

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Il Governo guidato da Mario Draghi taglia le tasse. I lavoratori se ne accorgeranno direttamente dalla loro busta paga, che diventerà più ricca. Almeno la metà degli 8 miliardi che saranno utilizzati per ridurre la tassazione, si dovrebbero concentrare sul cuneo fiscale, ossia su quelle imposte che, nel bene o nel male, vanno a gravare direttamente sul costo del lavoro. Purtroppo della correzione di tre punti sull'aliquota del 38% dovrebbero godere solo e soltanto i lavoratori con redditi superiori ai 28.000 euro lordi l'anno. Quanti ricevono una busta paga più modesta, non riuscirà a godere di alcun tipo di vantaggio economico. Quanti hanno un reddito annuo fino a 40.000 euro riusciranno ad avere un beneficio pari a 360 euro, mentre quelli che guadagnano fino a 50.000 euro beneficeranno di qualcosa come 660 euro, mentre quelli che guadagnano fino a 75.000 eurootterranno un benefit pari a 810 euro.

Da più parti erano arrivate delle sollecitazioni dirette all'Italia ad intervenire proprio sulle tasse, che pesano sul lavoro e direttamente sulla busta paga. Tasse troppo alte, infatti, costituiscono un vero e proprio freno ad ogni iniziativa volta a creare lavoro. Molto probabilmente parte degli otto miliardi di euro saranno utilizzati per i cosiddetti trattamenti integrativi, che già oggi sono presenti nella busta paga di questi lavoratori che hanno un reddito fino a 40.0000 euro.

Aumenti in busta paga e meno tasse per le famiglie!

Due sono gli obiettivi principali del premier Mario Draghi e del suo Governo: garantire degli aumenti direttamente in busta paga ai lavoratori e ridurre le tasse che devono pagare le famiglie. La misura, che ha ricevuto l'approvazione unanime da parte del Parlamento, è stata immediatamente definita dallo stesso Presidente del Consiglio come una riforma epocale. Sostanzialmente l'Esecutivo ha provveduto a stanziare qualcosa come 8 miliardi di euro per ridurre le tasse: una larga parte di questa somma è stata proprio destinata al taglio del cuneo fiscale. Stiamo parlando dei costi del lavoro in termini di tasse, ossia quanto realmente pagano ogni mese i datori di lavoro e quanto realmente percepiscono i dipendenti.

Per il momento devono ancora essere delineati i modi come verranno spesi gli 8 miliardi di euro, che sono stati stanziati per ridurre le tasse e soprattutto come verrà ridotto il cuneo fiscale. Una delle possibilità che il Governo potrebbe adottare è quella di utilizzare i cosiddetti trattamenti integrativi - stiamo parlando dei bonus presenti in busta paga - che i lavoratori con redditi lordi fino a 40.000 euro conoscono già. L'intenzione sarebbe quella di allargare il più possibile la platea dei beneficiari, andando a favorire anche i lavoratori con un'aliquota pari al 38%. Un 11% in più rispetto allo scaglione tra i 15 e i 28.000 euro.

I cambiamenti che i lavoratori vedranno direttamente in busta paga dipendono dalle risorse che sono state messe a disposizione. Nel caso in cui il Governo dovesse decidere di aumentare il bonus da 100 a 120 euro nette al mese, permettendo anche ai lavoratori che sono nella fascia di reddito fino a 55.000 euro di beneficiarne, quanti riuscirebbe a godere al massimo della misura sarebbero i lavoratori con una retribuzione lorda di oltre 40.000 euro. La Fondazione dell’unione nazionale giovani dottori commercialisti ed esperti contabili ha realizzato una simulazione che vede, in questo caso, un aumento netto in busta paga di circa 1.056 euro ogni anno: questo perché quanti erano nella fascia oltre i 40.000 euro, fino ad oggi, non hanno mai beneficiato di alcun bonus. Le altre fasce di reddito, sempre secondo questa simulazione, riceverebbero un aumento pari a 240 euro l'anno.

Busta paga: proviamo a fare altre simulazioni!

L'avvocato Andrea Aliberti, intervistato da La Nazione, ritiene che si ridurrà l'aliquota del 38% sullo scaglione 28.000-55.000 euro. Aliberti, inoltre, ritiene che non saranno i lavoratori del ceto medio ed i datori di lavoro, che dovranno anticipare ritenute fiscali di importo minore.

Sulla base dei dati che sono stati pubblicati dal Dipartimento delle Finanze del Mef - spiega Aliberti - è possibile stimare che qualora si destinasse poco meno della metà della dote di 8 miliardi all'intervento sull'aliquota del 38% per lo scaglione 28.000/55.000, sarebbe possibile una riduzione al 35%.

Il professor Vittorio Emanuele Falsitta dello Studio VEF & Partners Spa di Milano, interpellato da Il Giornale, aggiunge:

da lunghi decenni, ormai, la progressività non è un modo di essere della curva dell'imposizione sui redditi personali, ed è per questo motivo che, nel sistema, vi sono, addirittura, luoghi regressivi. Pretendere, mediante i principali criteri direttivi di delega, di preservare una cosa che non c'è - quindi comportarsi come se ci fosse - pare un esercizio di illusione che non comprendiamo. Con un'aggravante, ovvero la volontà di ampliare e pietrificare un sistema duale di tassazione dei redditi (di capitale con aliquota proporzionale e di lavoro e pensione con aliquota progressiva) che è proprio una ragione del rarefarsi della progressività.

Busta paga: aumenti, ma anche critiche!

E' vero, arriveranno più soldi direttamente in busta paga. Questo non lo possiamo sicuramente negare. Ma ci sono anche alcune cirtiche. Francesco Savio, consigliere nazionale con delega al fisco dell'Unione Nazionale Giovani Dottori Commercialisti ed Esperti Contabili (Ungdcec), intervistato da il Giornale spiega che

questo provvedimento fiscale interessa esclusivamente i lavoratori dipendenti mentre si poteva, o doveva, prevedere una soluzione normativa che riguardasse la generalità dei contribuenti per una maggiore equità orizzontale.

Savio ricorda, inoltre, che nel corso del 2022 dovrebbero anche essere cancellati i contributi alla Cassa Unica Assegni Familiari. Questa misura, che costerebbe qualcosa come due miliardi di euro, potrebbe avere un doppio obiettivo: favorirebbe sia le famiglie che le imprese. questo prelievo coinvolgerebbe anche badanti e colf.