ISEE, attenzione alle carte prepagate: vanno inserite anche quelle senza IBAN?

Ai fini ISEE, è necessario dichiarare anche le carte prepagate che non hanno un IBAN? Le prepagate con IBAN sono assimilate al conto corrente, il dubbio sorge invece se si è titolari di una carta prepagata senza IBAN. Ecco le risposte alle principali domande.

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Rispondiamo al quesito di un lettore, che richiede informazioni riguardo alla gestione delle carte prepagate. Il punto è sapere se, ai fini ISEE, è necessario dichiarare anche le carte prepagate che non hanno un IBAN. Tanto per dare un riferimento, basti pensare alle ormai comunissime PostePay.

Per quanto riguarda le carte prepagate con Iban, il problema non si pone, dal momento che sono assimilate al conto corrente (postale oppure bancario) e quindi si inseriscono sicuramente nell’ISEE, in riferimento al patrimonio mobiliare ISEE.

Il dubbio sorge nel momento in cui invece si è titolari di una carta prepagata senza Iban. Come è opportuno gestirle? Ecco le risposte alle domande più frequenti.

Come inserire carta prepagata su ISEE

Tutti coloro che risultano essere titolari di una carta prepagata, allora hanno il dovere di inserirla nella documentazione, ai fini ISEE.

Infatti, nel momento in cui si procede con la dichiarazione dei redditi, è necessario disporre anche del saldo al 31 dicembre di tutte le carte prepagate di cui si dispone. 

La risposta al quesito iniziale dunque è affermativa. Dunque, ai fini ISEE, è indispensabile inserire sia le carte prepagate con Iban che quelle senza Iban.

La gestione corretta dell’inserimento prevede il codice 01, per ciò che riguarda le carte prepagate con Iban, in quanto assimilate ai conti correnti. Mentre le altre ovvero le carte prepagate semplici si inseriscono con il codice 99, vale a dire la sezione riguardante altri strumenti e rapporti finanziari.

C’è solo una differenza, che distingue il trattamento di una prepagata semplice da quello di una carta con Iban e riguarda i valori di saldo e giacenza media, come vedremo nei paragrafi a seguire.

Cosa succede se non si dichiara una carta prepagata?

È ben evidente che, con l’ISEE, non è possibile nascondere soldi. Infatti, attraverso l’anagrafe tributaria, è possibile rintracciare tutti i rapporti finanziari di un individuo.

Motivo per cui, chi ha una carta prepagata intestata a proprio nome, il fisco ne è al corrente e già si aspetta di trovarla all’interno dell’ISEE del nucleo familiare.

L’ISEE, come è noto, serve per comunicare al fisco la propria situazione economica. Più il valore di questo indicatore è basso e più si ha diritto ad agevolazioni e prestazioni sociali, a sostegno del reddito.

Il controllo incrociato dei dati permette proprio di individuare l’intera situazione reddituale e patrimoniale della famiglia, tra cui conti correnti sia postali che bancari, carte prepagate con Iban o senza, libretti postali e, in linea generale, tutto ciò che rientra tra gli strumenti finanziari o i titoli di cui si dispone.

Se dunque si omette di inserire la carta prepagata in dichiarazione dei redditi, con il fine di abbassare il valore dell’ISEE, allora il sistema segnala a monte l’irregolarità, al momento di rilasciare l’attestazione e questa regola vale anche se il saldo è a zero o negativo.

In tali circostanze, dunque chi omette questo genere di informazione rischia una sanzione corrispondente a un importo pari a tre volte l'agevolazione ricevuta in funzione del falso ISEE e la sanzione può essere compresa tra 5.164 euro e 25.822 euro.

Quando vanno dichiarate le carte prepagate?

Come già abbiamo avuto modo di accennare, il momento giusto per dichiarare le proprie carte prepagate è in fase di dichiarazione dei redditi.

Così come avviene per un conto corrente bancario o postale, anche per le carte prepagate è necessario indicare il saldo presente, in data 31 dicembre dell’anno precedente a quello della dichiarazione.

Attenzione a questo passaggio, dal momento che, per quanto riguarda le carte prepagate con Iban, è indispensabile inserire anche il valore della giacenza media. Nel paragrafo conclusivo dell’articolo, approfondiamo questo punto e illustriamo come procedere con il calcolo, in modo corretto.

In sostanza, la disciplina tributaria ha stabilito che anche le carte prepagate (al di là del fatto che possano avere o no un Iban correlato) debbano far parte dei possedimenti mobiliari di un nucleo familiare, quindi dichiarati al pari di tutti gli altri titoli o strumenti finanziari.

Come trovare la giacenza media di una carta prepagata?

La carta prepagata con Iban, a differenza di una prepagata semplice, necessita di una gestione differente, in fase di DSU, dal momento che richiede anche la comunicazione della giacenza media annuale, oltre al saldo al 31 dicembre.

In sostanza, la giacenza media indica quanti sono i soldi che hanno transitato sul conto corrente, nell’arco di un anno. Ovviamente, può darsi il caso che un mese sia stato più “ricco” e un altro più “povero”, motivo per cui si prende come riferimento soltanto il valore medio in un anno.

Per procedere con il calcolo corretto, è necessario sommare tutte le giacenze di ogni singolo giorno dell’anno solare, per poi dividere il totale per 365.

È ben evidente che si tratta di un’operazione che non si può svolgere con calcoli a mano, in autonomia. È la banca che rilascia una certificazione atta, per l’appunto, a comunicare in maniera ufficiale questi dati. 

Per continuare l'approfondimento, si consiglia la lettura di un articolo riguardante le possibilità di abbassare la giacenza media ai fini ISEE.