Disastro COVID-19: conseguenze della pandemia sugli italiani

Nonostante il massiccio avvio della campagna vaccinale e l’oggettivo calo dei contagi e dei ricoveri, inoltre, continua a prevalere un approccio negativo nei confronti del futuro e, più nello specifico, dell’estate.

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Qual è stato l’impatto della pandemia sulla fiducia, sulle prospettive e sui consumi delle famiglie italiane? A indagare è stato l’Osservatorio Confcommercio Censis, che ha a tal proposito intervistato un campione composto da mille famiglie e stratificato per area geografia di residenza, per ampiezza demografica del Comune di residenza, per età del capofamiglia intervistato e per livello socio-economico familiare.

I dati sono stati raccolti nel mese di aprile, in concomitanza con le parziali aperture dello scorso 26 aprile. Il rapporto mette in evidenza un forte aumento dei risparmi da parte delle famiglie italiane (oltre ottanta miliardi di euro in più rispetto ai risparmi dello scorso anno), come diretta conseguenza della perdita di reddito, del clima di incertezza e all’impossibilità di effettuare acquisti tra lockdown territoriali e chiusure

Nonostante il massiccio avvio della campagna vaccinale e l’oggettivo calo dei contagi e dei ricoveri, inoltre, continua a prevalere un approccio negativo nei confronti del futuro e, più nello specifico, dell’estate. Stando a quanto è emerso dal rapporto realizzato da Confcommercio in collaborazione con il Censis, infatti, quasi la metà delle famiglie italiane non hanno ancora fatto programmi per le vacanze estive. Ciò a causa della mancanza delle risorse economiche e timore dei contagi.

Un dato molto interessante riguarda le intenzioni di acquisto delle famiglie italiane per l’anno in corso, e dunque quali sono i settori in cui gli italiani preferiscono investire e che, molto probabilmente, rappresenteranno il punto di partenza della ripresa economica. Ebbene, gli intervistati hanno espresso la volontà di investire per il comfort domestico, essendo la casa l’ambiente in cui, a causa delle restrizioni, si è trascorso (e probabilmente si trascorrerà ancora) più tempo. 

Al primo posto della classifica, gli italiani spenderanno parte delle proprie risorse in prodotti tecnologici. Del resto, tra smart working e didattica a distanza molte famiglie sono state costrette ad adeguarsi a questa nuova modalità di studio/lavoro da remoto mediante l’acquisto di dispositivi elettronici come smartphone, tablet e computer (portatili e non).

Come sottolineato dai colleghi di Key4Biz, infatti:

“I driver di questa spesa sono certamente lo smart working, con la necessità di dotarsi di nuovi device e connessioni Internet di qualità ed affidabili, un ritrovato interesse per la vita domestica legato al lockdown, le ristrutturazioni con il Superbonus 110% e gli incentivi all’acquisto di una nuova automobile, soprattutto a motore elettrico (sia 100% batteria, sia ibrido).”

Ma la pandemia ha portato a un’altra grave e triste conseguenza: l’aumento dei casi di violenza domestica. Come sottolineato da Il Fatto Quotidiano,

Le chiamate al 1522, il numero di pubblica utilità contro la violenza sulle donne e lo stalking, sono aumentate del 79,5% nel corso del 2020: 15.128 contro le 8.427 del 2019”.

Le conseguenze della pandemia sulle famiglie italiane: perdita di reddito e crollo dei consumi

Stando a quanto rilevato dall’Osservatorio Confcommercio Censis, negli ultimi due anni sono stati persi 1.831 euro pro capite. Su questo dato, il direttore dell’Ufficio Studi, Mariano Bella, ha voluto fare una precisazione.

Non tutti hanno perso durante la pandemia. Per quasi due intervistati su tre non è cambiato nulla in termini di risorse messe da parte insieme al reddito percepito. Altri soggetti, invece, come i dipendenti pubblici e i pensionati non hanno perso nulla, mentre le categoria più colpite restano quelle del lavoro indipendente

"Ed è qui che si possono trovare possibili chiavi di lettura sulla futura, possibile ripresa: parte di essa potrebbe venire dai non colpiti o dai garantiti, mentre la concentrazione delle perdite sulle categorie più dinamiche, appunto gli indipendenti, potrebbe costituire un freno alla ripresa perché ne limiterebbe l’intensità", ha commentato Mariano Bella. 

Dunque, sono proprio i lavoratori indipendenti i più colpiti dalle conseguenze economiche della pandemia e la concentrazione delle perdite su questa categoria rallenta la ripresa.

Le conseguenze della pandemia sulle famiglie italiane: intenzioni di acquisto e comportamenti di spesa

Come già anticipato, per quest’anno gli italiani prevedono di effettuare acquisti volti ad aumentare il comfort domestico. Vuoi perché il lavoro e la didattica a distanza hanno costretto i membri della famiglia a costruire un proprio spazio personale in cui tenere alta la concentrazione e agire indisturbati; vuoi perché le restrizioni hanno obbligato a trascorrere molto più tempo a causa, e ciò ha portato a un più frequente utilizzo degli utensili e dell’attrezzatura domestica, per cui ne é richiesta la riparazione o addirittura la sostituzione. Insomma, una scelta del genere non dovrebbe assolutamente stupire.

Ma quali sono le categorie più gettonate? Al primo porto, l’acquisto di prodotti tecnologici (32,9%). Segue, poi, l’acquisto per elettrodomestici e mobili per la casa (31%) e per la ristrutturazione dell’abitazione (28,2%).

A ciò si collega un dato altrettanto importante relativo ai comportamenti di spesa, ovvero quelle azioni che le famiglie italiane hanno dovuto intraprendere dallo scoppio della pandemia. Ebbene, il 22,8% degli intervistati ha dichiarato di aver acquistato dispositivi hardware. Un’altra grande percentuale (18,7%) ha dovuto sostituire la connessione Internet con una tecnologia più veloce, mentre il 18,8% ha acquistato un abbonamento Pay TV come Sky, Netflix, Amazon Prime Video e servizi simili.

Le conseguenze della pandemia sulle famiglie italiane: programmi per le vacanze estive

Alla domanda “se sarà possibile spostarsi liberamente, come si comporterà in relazione alle ferie estive di quest’anno?”, circa la metà degli italiani (ben il 47,4%) ha dichiarato di non aver fatto programmi, proprio a causa del clima di incertezza che caratterizza questi giorni. 

Tra le motivazioni dichiarate dagli intervistati che hanno riferito di non andare in vacanza quest’anno, tra le più gettonate c’è quella di natura economica, dunque per mancanza di risorse. Il 21,9% ha invece dichiarato di essere preoccupato per l’aumento dei contagi. 

C’è un buon 32,5% degli italiani, tuttavia, che ha dichiarato di voler partire per le vacanze.

Le conseguenze della pandemia sulle famiglie italiane: aumentano i casi di violenza sulle donne

Questo triste, pericoloso e gravissimo dato deriva dal report “Le richieste d’aiuto durante la pandemia” dell’Istat, che ha analizzato i numeri del servizio telefonico 1522, dei centri anti-violenza e delle case rifugio. 

Le sole chiamate al numero anti-violenza e stalking sono aumentate del 79,5% nel corso dello scorso anno, con un totale di 15.128 chiamate contro le 8.427 dell’anno precedente. Il boom è iniziato dalla fine del mese di marzo e ha registrato picchi in quello di aprile (+176,9% rispetto allo stesso mese del 2019) e in quello di maggio (+182,2 rispetto a maggio 2019).

Piccola, ma doverosa nota: il “1522” è il numero verde messo a disposizione dal DPO – PdCM per sostenere e aiutare le vittime di violenza di genere e stalking. È gratuito, garantisce l’anonimato e copre diverse forme di violenza per 24 ore al giorno e in 4 lingue diverse oltre l’Italiano (inglese, francese, arabo e spagnolo).

Nella maggior parte dei casi (il 47,9%), gli abusi sono di tipo fisico. Quasi tutte le donne hanno però dichiarato di aver subito più di una forma di violenza, tra cui quella psicologica (50,5%). 

La casa continua a essere il luogo principale in cui avviene l’atto violento, mentre è aumentato il numero delle donne con un’età inferiore ai ventiquattro anni e quelle di età superiore ai cinquantacinque vittime di violenza (rispettivamente il 11,8% contro il 9,8% e il 23,2% contro il 18,9% dell’anno precedente).

Nei soli primi cinque mesi dello scorso anno, sono state oltre ventimila le donne che si sono rivolte ai Centri anti-violenza, con differenze territoriali piuttosto evidenti. Nel nord-est, ogni struttura ha accolto in media 108 donne, 95 nel Centro Italia. I Cav del Sud e delle isole hanno accolto, in media, rispettivamente 43 e 47 donne all’interno delle proprie strutture. 

Le case rifugio hanno invece registrato un -11,6% di donne ospitate nei primi cinque mesi dello scorso anno rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Questo perché, così come spiegato dall’Istat, per evitare di mettere in pericolo la salute delle donne già residenti nelle Case, le operatrici hanno adottato strategie come l’ospitalità in Bed & Breakfast o in altre collocazioni provvisorie che sono state rese disponibile anche grazie al supporto delle Prefetture.