Conto corrente: il fisco controlla anche quello della moglie. Ecco quando avviene!

Sei un imprenditore alle prese con il fisco e i mille adempimenti burocratici? Ad un certo punto decidi di far aprire un conto corrente a tua moglie.

Sei un imprenditore alle prese con il fisco e i mille adempimenti burocratici? Ad un certo punto decidi di far aprire un conto corrente a tua moglie. Pensi che possa essere un’ottima iniziativa per pagare meno tasse: l’idea è quella di depositarvi sopra quanto incassato in nero. L’idea è quella che una donna nullatenente difficilmente finisca sotto la lente di ingrandimento dell’Agenzia delle Entrate. L’idea sarebbe quella di farle aprire una partita Iva, in un secondo momento, attraverso la quale farle fatturare alcuni lavori. Suddividendo in due il reddito percepito, pensi in questo modo di riuscire a raggirare le aliquote Irpef e ad evitare pesanti bastonate fiscali ogni anno.

Ma questo non basta. Per essere sicuro di non perdere la disponibilità dei soldi versati sul conto corrente della moglie, ti farai rilasciare una delegata, grazie alla quale potrai prelevare in qualsiasi momento ed utilizzare il bancomat. A questo punto ti fermi un attimo e ti chiedi se quello che stai facendo è corretto. Quali sono i rischi che stanno dietro a questo tipo di operazioni? Il conto corrente della moglie può essere controllato? In quali occasioni l’Agenzia delle Entrate può fare un accertamento sul rapporto bancario del coniuge? Scopriamo insieme quale sia il comportamento corretto da tenere e come evitare eventuali ripercussioni della Guardia di finanza.

Conto corrente: i bonifici tra i coniugi

Nella maggior parte dei casi, i bonifici tra coniugi non generano sospetti tra gli agenti del fisco. Tra coppie conviventi si presuppone che gli scambi di denaro siano una delle conseguenze agli adempimenti dei doveri di solidarietà familiare. Non vi è nulla di preoccupante nella decisione del marito di versare 500 euro sul conto corrente della moglie: una mossa fatta per permetterle di acquistarsi un vestito o per darle la possibilità di fare la spesa quotidiana. Al giorno d’oggi nelle famiglie è normale che la donna lavori, ma nella maggior parte dei casi il suo reddito non è equiparabile a quello del marito. Quindi rientra nella normalità che sia quest’ultimo a prendersi carico di alcune spese periodiche.

Nel momento in cui si effettua un bonifico sul conto corrente della moglie, è sempre opportuno accompagnarlo con una causale adeguata, in modo da ridurre eventuali problemi. I controlli potrebbero arrivare anche a distanza di cinque anni dal giorno in cui lo si è effettuato: la causale potrà servire come ottimo appiglio mnemonico per rispolverare i motivi che hanno portato a quell’operazione.

Conto corrente della moglie: i rischi legati al fisco

È inutile nascondersi dietro un dito. Gli accertamenti fiscali dell’Agenzia delle Entrate si sono estesi anche al conto corrente della moglie, quando su questo ci siano state delle operazioni sospette ed ingiustificate. In questo caso gli agenti del fisco vorranno accertare i presunti ricavi in nero del coniuge, che ha operato con una delega sul conto corrente della moglie.

È possibile difendere in qualche modo il coniuge da un controllo del fisco? Nel caso in cui l’Agenzia delle Entrate dovesse eseguire delle verifiche sul conto corrente, potrebbe ritenere che tutte le movimentazioni non giustificate possano essere ricondotte all’attività del marito. Questo significa che per evitare dei controlli, non si dovranno fare dei versamenti in contanti o far arrivare dei bonifici da soggetti terzi, sempre che non si riesca a dimostrare che questi redditi siano esenti o già tassati alla fonte.

Il D.P.R. n. 600 del 29 settembre 1973 (il testo unico imposte sui redditi), all’articolo 32 prevede che qualsiasi somma che sia passata su un conto corrente debba essere considerata come un ricavo in nero, sempre che questa non sia stata dichiarata dal titolare. E se, soprattutto, lo stesso non sia in grado di dimostrare perché sia entrato in possesso – lecitamente – della suddetta somma. Il principio che abbiamo appena enunciato vale anche per il conto corrente della consorte: anzi, in questo caso si presuppone che le movimentazioni sul conto corrente possano associarsi a qualche operazione effettuata dal familiare sottoposto ad una verifica tributaria.

A cosa stare attenti

Sulle spalle del contribuente pesa una vera e propria presunzione di evasione fiscale: questa presunzione vale per tutti gli accrediti ed i versamenti effettuati su un conto corrente. È proprio contro questa ipotesi che è necessario difendersi: non basterà fornire le distinte di versamento con le causali. L’intestatario dovrà fornire una giustificazione analitica della riferibilità di ogni singola movimentazione alle operazioni già evidenziate nelle dichiarazioni, ovvero dell’estraneità delle stesse alla sua attività.

Pierpaolo Molinengo
Pierpaolo Molinengo
Giornalista. Ho una laurea in Materie Letterarie, conseguita presso l'Università degli Studi di Torino. Ho iniziato ad occuparmi di Economia fin dal 2002, concentrandomi dapprima sul mercato immobiliare, sul fisco e i mutui, per poi allargare i miei interessi ai mercati emergenti ed ai rapporti Usa-Russia. Scrivo di attualità, fisco, tasse e tributi, diritto, economia e finanza.
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