Controllo conto corrente: quanti soldi per evitare il fisco?

Spesso c'è da stare sulle spine, pur nella massima buona fede, è questa la sensazione dilagante. Movimenti, entrate e uscite, aiuti dai familiari in un periodo di grande difficoltà economica... Come evitare che piova sul bagnato, magari rischiando controlli da parte della Guardia di Finanza, insospettita da entrate non dichiarate o versamenti in contanti un po' sospetti?

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Si può vivere al riparo dagli occhi del fisco, mantenendo il conto corrente al minimo? Quando scattano i sospetti per un eventuale controllo conto corrente da parte della Guardia di Finanza e come scongiurarlo? 

Rispondiamo a queste domande e vediamo in questo articolo cosa poter fare per difendersi, in caso di una imminente tirata d’orecchie da parte dell'Agenzia delle Entrate.

Controlla i versamenti in contante, per evitare i controlli del fisco 

Partiamo dal presupposto che chi ha a che fare con movimenti torbidi e cerca di nascondere qualcosa alla luce del sole, è evidente che vive nella costante attesa di un possibile controllo conto corrente da parte della Guardia di Finanza che, nel momento in cui si insospettisce, è perché intuisce possibili evasioni fiscali ai danni dello Stato. 

Il problema però è che anche chi vive invece nella più assoluta buona fede, agendo seguendo le regole, può talvolta incorrere in brutte sorprese. Ebbene sì, può capitare, come vedremo con qualche esempio concreto in questo articolo, e purtroppo nel momento in cui la macchina burocratica si mette in moto, è davvero difficile uscire facilmente e in maniera definitiva dalla situazione incresciosa. 

A complicare non poco la situazione c’è sempre poi quell’idea che aleggia di presunta colpevolezza. Si vive con la perenne sensazione di commettere errori ed essere tutti dei potenziali evasori, salvo poi trascorrere una vita intera cercando di dimostrare, allo Stato ma spesso anche agli altri, che magari hanno un posto di dipendenti, che non è così. 

Oggigiorno però anche pensionati e dipendenti, categorie una volta privilegiate da questo punto di vista, possono ritrovarsi nell’occhio del ciclone, per quanto concerne il controllo conto corrente

Quindi partiamo dal presupposto che ogni movimento sul conto corrente bancario può passare sotto la lente d’ingrandimento della Guardia di Finanza, in particolare se effettuato in contanti.

Ergo, più movimenti ci sono e più si alza il rischio di dimenticare qualcosa, anche in assoluta buona fede, ad esempio in occasione della formazione del reddito imponibile.

Ecco che, se al correntista sfugge un movimento, allora l’Agenzia delle Entrate non prosegue. Si ferma lì e attende l’esito del controllo conto corrente, che parte ai danni del libero professionista o impresa che sia (ma non solo, come abbiamo già avuto modo di sottolineare).  

Sta al contribuente poi fare di tutto e di più, barcamenandosi tra le varie documentazioni da produrre, nel dimostrare che la somma incriminata fosse ad esempio già tassata a valle oppure che risulta esente da tassazione. 

Controllo Agenzia delle Entrate sui conti correnti 

Sul piano puramente legale, l’art. 32 del DPR 600 del 1973 stabilisce che tutto ciò che versiamo in contanti su un conto corrente proviene o da un reddito da lavoro oppure da una locazione. Si presume dunque che siano stati dichiarati a tempo debito. Se così non è, e la Guardia di Finanza individua anomalie, allora ecco che scatta il controllo conto corrente e sta al contribuente dimostrare che quei soldi versati non provengono in alcun modo da lavoro svolto in nero oppure attività illecite. 

A tal scopo, esiste la cosiddetta anagrafe dei conti correnti che, come si può ben immaginare, racchiude un’infinità di dati e informazioni su territorio nazionale. Gli istituti bancari devono in maniera periodica comunicare all’amministrazione finanziaria tutto ciò che hanno, in maniera tale che attraverso fatture, ricevute, movimenti vari, bonifici ecc... la Guardia di Finanza possa mettere a confronto il conto corrente con uno strumento chiamato risparmiometro (altrimenti detto evasometro).  

In sostanza, le Forze dell’Ordine si domandano: ma in base alla dichiarazione dei redditi di questo soggetto, come ha realmente utilizzato il denaro guadagnato? Oppure, viste le entrate, come mai ha tutti questi soldi sul conto corrente? Più è elevato lo scostamento tra quanto dichiarato al commercialista e quanto movimentato durante l’anno, è più la Guardia di Finanza si insospettisce, inasprendo il controllo conto corrente

Motivo per cui molti hanno pensato negli ultimi anni di aprire un conto all’estero a costo zero, che in realtà però risulta comunque tracciabile. L’unico vantaggio, se così si può definire, è che in caso di pignoramento, proprio il fatto che il conto sia all’estero, questo rallenta un po’ la procedura. 

Gli strumenti di controllo conto corrente 

Vediamo dunque nel dettaglio, quali sono gli strumenti principali che permettono ai finanzieri di effettuare controlli sui conti correnti bancari, considerando che si tratta di controlli di tipo indiretto, a livello preventivo, e che quindi non hanno alcun bisogno di autorizzazioni, rimanendo alla stregua di “accertamenti”. 

  • Risparmiometro, come già accennato, è l’algoritmo che innesca il segnale di allarme nel momento in cui si verifica uno scostamento di almeno il 20% tra quanto è stato dichiarato e quanto è uscito in effetti dal conto. Mantenere il conto corrente al di sotto dei 5 mila euro aiuta ad evitare i controlli del fisco che invece, al di sopra di questa soglia, si allertano. Attenzione dunque nel momento in cui si acquista un’auto ad esempio oppure addirittura un’immobile 
  • L'anagrafe dei conti correnti, come già accennato, che obbliga le banche a comunicare, entro il 31 marzo di ogni anno, il saldo presente sul conto corrente e tutte le relative movimentazioni all’amministrazione bancaria, che risulta in stretta correlazione ovviamente con la Guardia di Finanza 
  • L'Isee è il terzo strumento di cui il Corpo si avvale per far scattare o no il controllo conto corrente a carico del contribuente, ovviamente raffrontando la dichiarazione con tutte le altre informazioni a disposizione, che non riguardano solo il conto bensì anche prodotti assicurativi, titoli e conti deposito o ancora i buoni fruttiferi postali ed eventuali investimenti in società di gestione collettiva del risparmio. 

Come mantenere il conto al minimo, cercando dunque di evitare i controlli da parte del fisco? 

Giungiamo dunque alla parte conclusiva e più densa di questo articolo. Se manteniamo il conto al minimo, possiamo dire di poter vivere in maniera più serena perché al riparo dai controlli del fisco? Questo ovviamente, non per evitare di pagare il dovuto in termini di tassazione, ma proprio per evitare di ritrovarsi nel vortice infernale della macchina burocratica statale, magari per un nonnulla e in assoluta onestà nella gestione contabile dei propri guadagni. 

Quindi, ricapitolando, in linea di massima, un conto mantenuto al di sotto della soglia di 5 mila euro non entra facilmente nel mirino della Finanza (anche se la soglia di allerta, per le movimentazioni, scatta formalmente al di sopra dei 10 mila euro). 

Minore è la somma depositata e più bassa è la probabilità di movimentare il conto con grosse cifre “sospette” o ancora di dimenticare, seppur in buona fede, anche solo uno di questi movimenti in fase di rendicontazione. 

Ovviamente gli errori più comuni, per quanto riguarda la gestione e il controllo conto corrente, riguardano proprio i movimenti di contanti. Chi lavora online, riceve bonifici a fronte di una fattura emessa oppure effettua la maggior parte degli acquisti sul web, ha poco da stare sulle spine. 

È importante invece prestare la massima attenzione a quelli che sono i versamenti e i prelievi di grosse cifre di denaro in contante, apparentemente poco motivate. 

Le vincite per gioco sono anch’esse tracciabili ma che dire di un genitore che regala soldi a un figlio per arredare la casa, comprare la macchina oppure addirittura di denaro lasciato in caso di una cospicua eredità? 

Il consiglio è di far passare sempre tutto in via telematica, tramite bonifici con causale specifica, così da evitare sospetti o al massimo tramite assegni, che comunque rappresentano una testimonianza dell’avvenuta transazione. 

Vivere con un conto al minimo, evitando qualsiasi movimento, di contante e non, non deve però aver come conseguenza quella di “farlo morire”, per paura di un controllo conto corrente! Infatti potrebbe generarsi un sospetto inverso ovvero: come mai questo conto è fermo e non ne risultano altri intestati? Come ha fatto questa persona a vivere nell’arco dell’ultimo anno? 

L'altro consiglio da memorizzare riguarda le cassette di sicurezza in banca, perché già un accesso al mese fa insospettire i finanzieri su eventuali movimenti poco regolari e alla luce del sole. Infine, è bene non utilizzare somme ingenti di valute estere per trasformarle in euro, perché potrebbero innescare il campanello d’allarme di un eventuale rientro di capitali detenuti all’estero in modo quindi illegale. 

Considerando un limite giornaliero di versamento di contanti fissato tra i 500 e i 1000 euro, con soglia mensile fino a 3 mila, è bene evitare di superare tali importi, per restare al di fuori del mirino da parte della Guardia di Finanza, nel controllo conto corrente. 

Anche per i prelievi però i cavilli non sono pochi: se si va in banca a richiedere una discreta somma di contanti, non si può dire poi di aver pagato il carrozziere o l’avvocato: sono transazioni sospette, che dovrebbero di norma essere tracciabili. 

Se quindi il nonno centenario ha tirato fuori dal materasso qualche soldino o lo zio d’America ha lasciato un pacchetto prezioso per voi, probabilmente è il caso di pensare a come investire questi soldi e farli fruttare, a scanso di equivoci!