Cuneo fiscale in Italia: quanto è cambiato negli anni?

Il cuneo fiscale in Italia è molto elevato rispetto ad altri paesi e, per di più, aumenta di anno in anno. Ecco come è cambiato negli ultimi anni.

Come è cambiato il livello di pressione fiscale in Italia? Ci sono alcune considerazioni da fare, perché non è solo la percentuale media a rendere l’idea dell’effettiva situazione degli italiani. Infatti, negli ultimi anni c’è stata una tendenza in crescita, ma giustificabile non tanto dalla pandemia, quanto da alcune scelte del Governo. Ecco la situazione.

Quando si parla di pressione o cuneo fiscale in Italia spesso si omettono tanti dettagli e si semplifica fornendo una percentuale che, più che altro, dà un’idea di massima. Ma come è calcolata questa percentuale? Come si è evoluta negli anni? Come vengono trattati i ceti bassi o medi rispetto a quelli alti (o altissimi)? Queste sono le distinzioni da fare, perché altrimenti si rischia di cadere in una semplificazione eccessiva.

Proviamo allora a capire proprio questi aspetti come sono cambiati, provando a concentrare lo sguardo anche e soprattutto sulle scelte del Governo, senza naturalmente entrare nel merito politico di tali scelte ma piuttosto capendo dove potrebbero portare.

La sostenibilità dell’intero sistema dipende in buona parte dal gettito fiscale che lo Stato riesce ad ottenere, dunque il focus non può essere solo sulla riduzione o il contenimento delle tasse, ma piuttosto su come sono concepite e calcolate ed anche sull’impatto che hanno sulla ricchezza dei cittadini.

Inoltre, è impossibile e sarebbe certamente anacronistico togliere dall’equazione la situazione pandemica degli ultimi due anni ed anche i tristi sviluppi di guerra nel territorio europeo. Questi aspetti fanno la differenza e, come sempre, analizzare il contesto è un buon modo per comprendere le scelte che sono state prese, senza per questo dare giudizi che non competono.

Ecco allora la situazione degli ultimi anni, con focus particolare su 2020 e 2021, ma anche sulle prospettive di questo 2022 con una riforma fiscale in arrivo che potrebbe fare davvero la differenza.

Che cosa è il cuneo fiscale?

Sicuramente questa è la prima domanda a cui rispondere, perché come detto c’è una carenza metodologica nel parlare di questo tema e si confonde con il vero peso delle tasse sugli italiani. Banale specificarlo, ma innanzitutto il vero peso delle tasse dipende da aspetti soggettivi: non solo il livello di reddito, ma anche la specifica situazione di ogni cittadino (basti pensare alle detrazioni per spese mediche).

In questo senso, il cuneo fiscale o la pressione fiscale forniscono un ottimo indicatore medio, cioè di riferimento appunto per l’italiano medio. Il cuneo fiscale in Italia è effettivamente alto, questo non è certo un mito, ma cambia più di quanto si possa pensare anche attraverso mosse apparentemente indirette di chi ci governa.

Ecco perché comprendere come è calcolato è così importante, soprattutto per andare a comprendere cosa spinge il Governo a fare o non fare determinate scelte, tenendo presente che il gettito fiscale è il principale finanziamento dello Stato e ciò che ne permette il funzionamento praticamente sotto ogni punto di vista.

In ogni caso, il cuneo fiscale o pressione fiscale è il peso delle tasse per ogni cittadino italiano, quella parte di reddito prodotto che finisce nelle casse dello Stato e non nelle proprie tasche per farla semplice. Considera imposte, tasse e contributi presenti e li confronta con le entrate medie di ogni cittadino.

Come si calcola il cuneo fiscale?

Una volta visto cos’è il cuneo fiscale, ecco un piccolo approfondimento su come si calcola, ovviamente in maniera piuttosto semplice. In sostanza, si considerano tutte le tasse, imposte e contributi rispetto al reddito lordo del soggetto medio.

Quindi si considera l’esatto impatto anche di quelle imposte, come l’Irpef, che vanno a scaglioni ed hanno una più o meno marcata progressività. Questo significa che, facendo una media, non si ha un’esatta idea dell’impatto di ognuna di queste voci di spesa per il singolo contribuente, in particolare per quanto riguarda redditi medio-bassi.

In ogni caso, ricordiamo che sono escluse le seguenti voci come ricorda Repubblica:

  • il Bonus IRPEF (ex 80 euro, divenuti 100), che comporta una riduzione del carico fiscale per i lavoratori dipendenti;
  • i crediti d’imposta concessi a famiglie e imprese che sono utilizzati in compensazione di tributi e contributi;
  • alcune detrazioni fiscali riconosciute ai contribuenti anche oltre il limite della capienza in dichiarazione.

Detto questo, vediamo com’è cambiata la situazione negli ultimi anni.

A quanto ammonta la pressione fiscale in Italia?

Come già anticipato, la pressione fiscale viene espressa sempre in percentuale e mostra quanto viene detratto dai redditi lordi di ogni cittadino, naturalmente in media. L’Italia ha purtroppo una brutta reputazione sotto questo punto di vista e non è difficile comprendere il perché.

Infatti, la pressione fiscale è sopra il 40% fin dagli anni 2000, con un leggero calo proprio nei primi anni 2000 che ha portato fino al 39%, per poi risalire subito prima della crisi e continuare dopo, anche a causa proprio della crisi stessa.

Anno dopo anno, anche con la crisi dei debiti sovrani (ed il famoso Governo “lacrime e sangue” di Monti), si è arrivati a toccare senza grossi problemi il 42/43%. Significa che praticamente metà del reddito prodotto finisce nelle casse dello Stato e, secondo tanti, è anche questa una causa dell’alta inflazione che si verifica in Italia.

Non c’è in realtà correlazione così diretta tra i due fenomeni, ma possiamo dire senza dubbio che non contribuisca nella direzione opposta, è evidente. 

Pressione fiscale 2020 e 2021: qual è il trend?

Tra pandemia e crisi economica, come è cambiata la pressione fiscale in Italia negli ultimi due anni? Possiamo dirlo con certezza solo su 2020 e 2021, perché naturalmente il 2022 è ancora in corso e per altro molto dipenderà proprio dalla riforma fiscale in arrivo.

In ogni caso, siamo passati dal 42,8% del 2020 al 43,5% del 2021, un dato veramente preoccupante perché una crescita dello 0,7% in un solo anno è considerevole e fa la differenza per tantissime famiglie. Ciò che però non va perso di vista è il motivo di questo aumento.

C’è infatti stato un aumento di gettito legato a manovre di anni precedenti (come proprio la lotta all’evasione, tra l’altro) che ha portato lo Stato ad incassare di più, ma anche una tendenza di spostamento dei consumi dai servizi ai beni durevoli, cosa che ha spinto in alto l’IVA messa in cassa dallo Stato.

Il fenomeno è sicuramente complesso e per un approfondimento serio e mirato sul tema, suggeriamo questo articolo di Repubblica che rende molto più chiara questa percentuale di aumento apparentemente ingiustificata. In parte, vanno anche considerati i ritardi delle scadenze fiscali slittate in avanti nel 2020 sempre a causa della pandemia.

Pressione fiscale 2022: cosa aspettarsi? C’è la promessa del Governo

Nel parlare di pressione fiscale nel 2022 va fatta menzione dell’ovvia impossibilità di determinarla ora, ma anche della volontà del Governo di NON aumentare le tasse e imposte con la riforma fiscale in discussione proprio in questi giorni.

Promessa solenne messa nero su bianco proprio nella legge delega alla riforma fiscale, che però potrebbe rimanere solo una promessa se non si verificheranno alcune condizioni. L’altro fronte che potrebbe cambiare la situazione è, ancora una volta, quello della lotta all’evasione che, se portata avanti con successo, farebbe ancora aumentare il gettito fiscale senza aumentare il cuneo fiscale.

Si tratta di un gioco di equilibri e compromessi, come sempre in politica, che vede però i contribuenti sicuramente preoccupati, anche alla luce dell’aumento dell’inflazione dovuto alla guerra in corso in Ucraina. Non resta che vedere questa tendenza nei prossimi mesi, ma possiamo essere ottimisti nel dire che il dato non dovrebbe ulteriormente aumentare, sia alla luce del periodo che stiamo vivendo sia alla luce delle promesse del Governo.

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