Debito italiano alle stelle: la conferma di Banca d’Italia

Il debito italiano è alle stelle, secondo le ultime statistiche proposte da Banca d'Italia. Lo stato dal 2020 introduce sostegni e erogazioni a favore di cittadini e imprese colpite dalla crisi, e questo si traduce in un aumento della spesa pubblica. L'Italia non è l'unico paese in cui questo accade, ma detiene il primato quando si parla di debito pubblico. Nel frattempo la povertà assoluta continua a crescere, ed è preoccupante la situazione al sud Italia. Qui le ultime notizie sulla situazione.

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Il debito italiano sale alle stelle, secondo l’ultima stima proposta da Banca d’Italia. Che il debito pubblico fosse elevato, non è una novità, ma il record è stato toccato quest’anno, arrivando ad una cifra che si attesta intorno ai 2.680,50 miliardi di euro.

La principale causa dell’aumento così esponenziale è da ricondurre all’emergenza sanitaria: l’arrivo della pandemia ha aggravato alcune problematiche già esistenti in precedenza, come spiegava Banca d’Italia in una pubblicazione già a fine 2020:

“Già prima della pandemia, in molti paesi avanzati il livello del debito pubblico risultava alto in prospettiva storica, in particolare a causa, nell’area dell’euro, dell’eredità della crisi dei debiti sovrani. Anche la sostenibilità dei sistemi pensionistici era oggetto di attenzione.”

Il debito pubblico continua ad aumentare, sostenuto anche dai massicci piani di investimento che il governo applica dallo scoppio della pandemia per salvaguardare la situazione economica e garantire sostegni a imprese e cittadini.

Ma il debito pubblico non è l’unico problema che è andato ad aggravarsi: i sistemi italiani di pensionamento non sono più sostenibili, anche a causa dei valori demografici del nostro paese: la popolazione continua ad invecchiare, e le nuove nascite scendono a picco.

Il problema del debito pubblico, prima della pandemia

Il debito pubblico quest’anno batte tutti i record, ma il problema deriva già dagli scorsi anni. Il problema del debito pubblico ha una lunga storia in Italia, e in particolare già con le due guerre mondiali si è registrata un’impennata sostanziosa del debito.

In linea generale, si può dire che il debito pubblico fa riferimento al debito dello stato per rispondere al proprio sostentamento. Si ha debito pubblico quando le spese di uno stato superano le entrate, e in Italia le spese negli ultimi anni sono aumentate in modo esponenziale.

Tuttavia non solamente l’Italia ha aumentato il proprio debito pubblico per affrontare la situazione pandemia, e per i prossimi anni si prospetta un miglioramento, come ipotizzato in un articolo di Labparlamento.it:

“Il Pil crescerà del 4,2% quest’anno e del 4,4% nel 2022. Il debito pubblico continuerà a salire nel 2021 fino a quota 159,8% “a causa del protrarsi del sostegno pubblico” all’economia, ma poi comincerà a scendere nel 2022.”

Miglioramento atteso che per il momento non sembra prospettato dalle comunicazioni di Banca d’Italia. Dallo scoppio della pandemia sono state introdotte numerose misure di sostegno alle imprese e alle famiglie, con conseguente erogazione di denaro per i diversi provvedimenti.

Le stime di Banca d’Italia sul debito pubblico

Il debito pubblico, secondo le ultime stime aggiornate al 2021 proposte da Banca d’Italia è aumentato su diverse direzioni:

Debito pubblico per le amministrazioni centrali: aumento di 25,9 miliardi;

Debito pubblico per le amministrazioni locali: aumento di 3,5 miliardi;

Debito degli enti previdenziali: non è stata registrata variazione.

Banca d’Italia offre una panoramica generale sul debito pubblico italiano, che al momento continua a crescere a causa degli ingenti investimenti dello stato per affrontare il Covid-19.

Quest’anno si è parlato molto anche di diverse ipotesi di introduzione di nuove tasse per poter in qualche modo rientrare delle ingenti spese messe in campo dal governo per l’emergenza sanitaria. Tra queste, il rischio di patrimoniale ha preoccupato molti italiani, soprattutto per alcune spinte dall’Europa in questa direzione.

Rischio patrimoniale per recuperare il debito

Per recuperare il debito pubblico, si è parlato negli scorsi mesi di rischio patrimoniale. La patrimoniale è una particolare tassa che viene applicata, in modo fisso o variabile, a tutti i cittadini italiani, in particolari momenti storici di crisi.

L’ultima patrimoniale in Italia risale al 1992, e da allora è stata sempre evitata. Non è una imposta che i cittadini vedono di buon occhio, anche se alcune spinte europee hanno ipotizzato di andare in questa direzione.

Una patrimoniale è una soluzione in extremis per sanare il debito pubblico, e si teme, con questa impennata dei valori, che possa essere nuovamente applicata.

Una patrimoniale in particolare potrebbe arrivare, se approvata, secondo due direzioni:

Patrimoniale come tassa sulla prima casa: attualmente in Italia si paga la tassa relativa all’IMU per le seconde case, o proprietà messe in affitto, oppure su proprietà adibite ad uso impresa.

L’ipotesi di una patrimoniale per sanare il debito pubblico riguarda l’introduzione di una imposta anche sulle prime abitazioni. Imposta che potrebbe coinvolgere tutti i cittadini italiani. Su questo tema l’Europa è intervenuta più volte, spingendo in questa direzione, anche perché l’Italia è uno dei paesi che non applica questa tassa in modo generalizzato.

Patrimoniale sui conti correnti: in questo caso si tratterebbe di un’imposta sui conti correnti da applicare sui conti dei cittadini, una tantum o per un periodo di tempo. Anche in questo caso si tratta di una possibilità che gli italiani scongiurano, perché di fatto il prelievo sarebbe forzoso.

Le ipotesi in questo senso hanno parlato in ogni caso di applicazione di una patrimoniale variabile in base al reddito effettivo dei cittadini, per escludere le famiglie che si trovano in difficoltà economica o in una situazione di povertà.

Povertà assoluta in aumento: i dati di Banca d’Italia

Sono almeno 5,6 milioni le persone in Italia colpite da povertà assoluta, con un dato più preoccupante al sud Italia rispetto al nord. La crisi economica conseguente lo scoppio della pandemia ha portato alla chiusura di moltissime attività e imprese, e alla perdita di diversi posti di lavoro.

I dati ISTAT confermano che sono più di due milioni le famiglie italiane che vivono sotto la soglia minima di povertà. Dal 2005 non si vedevano dati come questi, e nonostante le riaperture, sono ancora moltissimi gli italiani che chiedono sostegni economici avvalendosi dei bonus introdotti dal governo.

Una delle misure che ha sostenuto maggiormente le famiglie in affitto in difficoltà è il blocco degli sfratti, che comunque ha generato problematiche non da poco per tutti i proprietari di immobili in affitto, con inquilini non paganti.

Banca d'Italia ha documentato che i lavoratori più colpiti dalla crisi sono stati quelli in linea generale più precari, con meno protezione da parte dei sussidi. Si tratta di tutti i cittadini che già prima dell'arrivo del Covid-19 erano in una situazione non stabile a livello lavorativo. L'aggravarsi della condizione di questi lavoratori ha generato ulteriori disuguaglianze sociali non da poco.

In un’altra comunicazione recente, Banca d'Italia spiega:

“La pandemia ha colpito più duramente le famiglie a basso reddito da lavoro, dove si concentrano gli occupati che hanno minori possibilità di lavorare da casa, che svolgono lavori più instabili e in settori maggiormente esposti alla crisi.”

Debito pubblico in aumento: i sostegni dallo stato

Il debito italiano è aumentato esponenzialmente dal 2020 anche per l’erogazione di diversi sostegni ai cittadini come il reddito di emergenza, il reddito di cittadinanza, i diversi bonus ai lavoratori precari o stagionali, i sostegni alle imprese.

Lo stato ha erogato ininterrottamente questa tipologia di sostegni, e i cittadini li hanno richiesti in larga misura. Un dato particolarmente rilevante è quello relativo alla regione Sicilia: la povertà continua ad aumentare, e moltissime famiglie sono costrette a chiedere i sostegni dello stato.

In questa regione l’arrivo della pandemia è stato catastrofico per l’economia, e il livello di povertà ha continuato a scendere. La regione potrebbe risollevarsi grazie al turismo, con le riaperture estive, ma in ogni caso si stima che sarà difficile tornare agli stessi valori di fatturato precedenti allo scoppio della pandemia.

Al momento lo stato sta continuando ad erogare alcune forme di sostegno ai cittadini e ai lavoratori italiani che ne hanno la necessità. Un esempio in questo senso riguarda i lavoratori stagionali, per cui è previsto il il bonus da 1.600 euro per giugno e luglio. Questa misura era stata introdotta per i primi mesi del 2021, per venire incontro alle esigenze dei lavoratori più colpiti dalla crisi. Nonostante le riaperture, sono ancora presenti anche le misure di sostegno al reddito per lavoratori in difficoltà. Misure che continuano a gravare sul debito pubblico italiano.

Debito in Europa: la crisi nel continente

Non è solo Banca d'Italia a confermare l’aumento generale del debito pubblico: in tutto il mondo i dati sono in aumento, e in particolare Stati Uniti e Regno Unito hanno subito, secondo Wallstreetitalia.com crolli consistenti:

“Voragini senza fine invece negli Stati Uniti e nel Regno Unito: per Washington (…) il debito pubblico è visto in crescita costante dal 127,1% del 2020 al 134,5% del Pil nel 2026, mentre a Londra questo rapporto dovrebbe crescere fino al 113% del Pil fra 5 anni.”

Un altro problema è l’aumento delle disuguaglianze sociali, per cui i poveri risultano sempre più poveri, anche a causa della diffusione del Covid-19 e della crisi che ne è conseguita.

Dato lo stop causato dalle diverse fasi di lockdown, moltissime aziende si sono trovate in Italia a non riuscire a far fronte alle spese relative ai costi fissi, e anche per queste sono stati presi alcuni provvedimenti a sostegno delle imprese.

Tuttavia un’informazione positiva arriva dagli ultimi dati ISTAT sul PIL, che in linea generale in Europa sta vedendo una leggera crescita. Per l’Italia invece si prospetta una crescita almeno del 4,4%, che porterebbe ad un aumento della produzione, anche se tuttavia il livello di occupazione non sembra voler crescere.

Va tenuto conto anche del fatto che c'è una misura, il blocco licenziamenti, che ha provveduto a tutelare i posti di lavoro di moltissimi italiani, e adesso ci si chiede cosa accadrà con lo stop della misura, prospettato a breve.

Tornare alla situazione precedente allo scoppio della pandemia potrebbe essere possibile, se gli indici di diffusione rimanessero stabili, e si prevede una ripresa entro la fine del 2022.