Bonus Sud Italia: arriva la decontribuzione anche nel 2021

Via libera della Commissione Europea alla decontribuzione Sud che viene quindi rinnovata anche nel 2021. Gli imprenditori privati delle regioni del Mezzogiorno d'Italia potranno accedere a sgravi fiscali al momento del pagamento dei contributi dei propri dipendenti. Vi possono accedere anche le aziende che hanno sede legale altrove, ma operano nei territori coinvolti nella misura.

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Buone notizie per gli imprenditori del Mezzogiorno d’Italia. La decontribuzione Sud è stata prorogata anche per il 2021. La norma arriva in soccorso dei titolari di azienda ma anche dei lavoratori, in questo periodo difficile in cui molti settori dell’imprenditoria sono ancora bloccati o vanno avanti a rilento. 

Tra poco più di un mese (31 marzo) scadrà il blocco dei licenziamenti e i sindacati temono ci possa essere una vera e propria “strage” di lavoratori, ecco perché durante le consultazioni per la nascita del governo Draghi avevano chiesto all’allora presidente incaricato una proroga del blocco. D’altro canto, il presidente di Confindustria Carlo Bonomi, si è espresso invece positivamente sulla scadenza del blocco, esprimendo fiducia per il fatto che non ci sarà alcuna corsa ai licenziamenti, ma che la priorità è riformare il mondo del lavoro a tutela dei lavoratori.

In virtù di questa prossima scadenza, il rinnovo della decontribuzione Sud potrebbe essere una boccata d’ossigeno per gli imprenditori e un sospiro di sollievo per i lavoratori che temevano l’arrivo incombente del 31 marzo.

Decontribuzione sud: cos’è e chi vi può accedere

Il bonus consiste in uno sgravio sul pagamento dei contributi dei lavoratori dipendenti delle regioni Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia, Sardegna e Sicilia. È retroattivo, nel senso che può essere applicato a partire dall’1 gennaio 2021.

I datori di lavoro privati potranno usufruire di un esonero corrispondente al 30% dei contributi previdenziali dovuti per ogni singolo operaio, esclusi però premi e contributi spettanti all’Inail. Inoltre, dall’incentivo, sono esclusi i datori di lavoro del settore agricolo e quelli del settore domestico.

Nella circolare pubblicata dall’Inps viene poi specificato che, nonostante si tratti ufficialmente di datori di lavoro privati, non possono accedere al bonus gli enti ecclesiastici e quelli morali, i consorzi industriali e di bonifica, le ex istituzioni di beneficienza trasformate in fondazioni di diritto privato, gli enti trasformati in società di capitali.

Possono accedere alla decontribuzione anche gli imprenditori che hanno la sede di lavoro in una delle regioni sopra elencate, ma la sede legale della loro azienda si trova altrove. Basta che la sede Inps territoriale, dopo che l’imprenditore ne abbia fatto richiesta, effettui i dovuti controlli per accertare che la sede lavorativa sia effettivamente in una delle regioni del Mezzogiorno che può usufruire dell’incentivo. Fatti i dovuti accertamenti, l’Inps inserirà nella matricola aziendale il codice “0L”, corrispondente appunto alle aziende con sede legale altrove rispetto alla sede operativa ubicata nel Sud Italia.

Una menzione a parte va fatta per i lavoratori marittimi e per quelli in somministrazione. Per quanto riguarda i primi, gli armatori potranno accedere agli sgravi sui lavoratori che risultano imbarcati su navi iscritte nei compartimenti marittimi delle regioni sopra menzionate. Per i secondi, invece, la situazione è appena più complicata: il beneficio non è riconosciuto per i lavoratori che, anche se lavorano in una delle regioni “svantaggiate”, sono iscritti in agenzie con sede legale in un territorio diverso. Al contrario, se l’agenzia di lavoro ha sede in Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia, Sardegna o Sicilia, allora per il lavoratore è riconosciuto il beneficio anche se effettivamente lavora in un’altra regione.

Come funziona la decontribuzione Sud

L’esonero, inserito in Legge di Bilancio 2021, sarà valido fino al 2029 con vari scaglioni. Vediamo nel dettaglio.

Il datore di lavoro può fruire di uno sgravio del 30% sul pagamento dei contributi previdenziali fino al 31 dicembre 2025. Per il 2026 e il 2027 gli verrà invece garantito uno sgravio del 20%, infine per gli anni 2028 e 2029 lo “sconto” sarà del 10%. In ogni caso sono esclusi premi e contributi all’Inail.

Inoltre, l’Inps non ha previsto un tetto massimo mensile di importo superato il quale non si può accedere alle detrazioni. Tutti i datori di lavoro privati elencati nel paragrafo precedente ne hanno diritto. L’unico limite è quello delle risorse stanziate dalla Legge di Bilancio per la decontribuzione Sud: esauriti i fondi non si potrà più accedere al bonus.

Decontribuzione Sud approvata dopo il via libera dalla Commissione Europea

La decontribuzione Sud era stata prevista dal Decreto Agosto del governo Conte come misura economica in risposta alla pandemia da covid19. Per permettere però all’incentivo di essere operativo è stato necessario l’intervento della Commissione Europea in quanto, teoricamente, si tratterebbe di un aiuto di stato. Quest’ultimo è espressamente vietato dalla normativa europea e dal Trattato sul funzionamento dell'Unione Europea che disciplina la materia agli articoli 107 e 108. Ora, da Bruxelles la Commissione ha rilasciato in extremis il suo parere positivo, autorizzando per altro il bonus soltanto per il 2021, senza esprimersi per gli anni dal 2022 al 2029.

L’Inps era già pronta dalla prima settimana di febbraio ad attivare la decontribuzione, ma non ha potuto farlo perché in attesa dell’autorizzazione ministeriale in seguito al parere di Bruxelles arrivato soltanto ieri. Ecco quindi che a metà del mese l’incentivo non era ancora entrato in vigore, così molti imprenditori hanno dovuto pagare per intero i contributi dei propri dipendenti. Ora, la ministra per il Sud Mara Carfagna ha già comunicato all’Inps che chiederà il rimborso della parte che non avrebbero dovuto pagare, per gli imprenditori che hanno già versato i contributi.

La Commissione Europea, nel merito della sua decisione, considera compatibili all’emergenza pandemica gli aiuti di stato che siano concessi entro il 31 dicembre 2021, che non siano di importo superiore a 1.800.000 euro per ogni impresa (o non superiore a 270.000 euro per imprese del settore della pesca) e che siano elargiti a imprese che prima dell’emergenza pandemica godevano di buona salute, che hanno quindi accusato i contraccolpi economici della crisi.

La Commissione, infine, è chiamata a esprimersi sugli incentivi per l’assunzione delle donne e degli under 18.

Gli effetti della decontribuzione Sud sulle casse del Paese

Il bonus dovrebbe interessare circa 2,9 milioni di lavoratori dipendenti al Sud con una retribuzione media mensile lorda di più o meno 1600 euro (1163 euro netti). Per ogni singolo lavoratore, poi, lo sgravio per i datori di lavori dovrebbe essere di circa 160 euro (il 7% del costo del lavoro).

Questa misura peserà alle casse dello Stato per circa 4 miliardi durante il primo quadriennio della sua applicazione, dal 2021 al 2025. La spesa poi sarà di 2,6 miliardi per i due anni successivi e per 1,3 miliardi per il 2028 e per il 2029. Tuttavia, in questo senso saranno fondamentali i fondi che arriveranno in Italia attraverso il programma Next Generation EU nel quale si configura il Recovery Fund. Sarà questo denaro a finanziare questo bonus per le imprese del Sud Italia che, tra l’altro, non è l’unica misura di decontribuzione attivata nel nostro Paese.

Una è la decontribuzione al 50%, introdotta nel 2017 e valida su tutto il territorio nazionale, per l’assunzione a tempo indeterminato per i dipendenti con meno di 35 anni di età. Si tratta di una misura della quale il datore di lavoro può usufruire per 36 mesi per un massimo di sgravio di 3000 euro all’anno.

L’altra misura è stata il “Bonus Sud” inserito in Legge di Bilancio nel 2019. Riguarda la decontribuzione al 100%, nelle regioni del Mezzogiorno, per l’assunzione di disoccupati da oltre sei mesi e per un massimo di 8.060 euro all’anno. Questa misura, al contrario di quella per gli under35, è stata valida soltanto per il 2020.

Colmare il divario tra Nord e Sud: le speranze riposte nel Recovery Fund

La scadenza del 30 aprile, entro la quale i Paesi europei dovranno presentare i Recovery Plan, è dietro l’angolo. Le speranze che queste risorse non vadano sprecate e che possano finalmente rappresentare il rilancio del Sud Italia sono altissime. Come sono alte le speranze riposte nell’esperienza di Mario Draghi.

Sono tre, in particolare, i settori in cui si potrebbe investire per rimpicciolire la forbice tra Nord e Sud: scuola, sanità e infrastrutture

I dati della dispersione scolastica, in Italia, sono allarmanti e diventano tragici se si guarda al Mezzogiorno. Soltanto nel 2019 sono stati 570mila, di cui 290 al Sud, i ragazzi che hanno abbandonato la scuola dopo aver ottenuto la licenza media. Sono ragazzi che non potranno accedere ad alcune formazione professionale. Guardando poi agli edifici scolastici, al Nord e al Centro sono meglio tenuti e più frequentemente ristrutturati rispetto al Sud.

Per quanto riguarda la sanità, dal 2000 a oggi il Sud ha ricevuto circa la metà delle risorse sanitarie che sono invece state destinate al Centro-Nord. Diseguaglianze che si sono fortemente accentuate durante la pandemia. Inoltre, il divario è stato accentuato dal fatto che al Sud la spesa per la sanità è cresciuta con ritmi minori rispetto a quelli con cui è cresciuto nelle regioni del Nord.

Ultime, ma non per importanza, le infrastrutture, colonna portante per la crescita economica. È stato un rapporto Svimez a evidenziare quanto la rete infrastrutturale del Mezzogiorno sia arretrata rispetto a quella del Nord. Basta guardare le ferrovie: Italo si ferma a Napoli. Le autostrade: la Salerno-Reggio Calabria è ancora un cantiere a cielo aperto. Ecco perché i grandi poli industriali del Sud (es. Arcelor-Mittal) sono definiti grandi cattedrali nel deserto: erano nati con le più grandi intenzioni, hanno finito per restare isolate nella loro arretratezza.

Le previsioni degli esperti, poi, non sono delle più rosee. La crisi pandemica rischia di aumentare ulteriormente il divario (già enorme) tra il Nord e il Sud del Paese. Misure come la decontribuzione sono soltanto un piccolo passo verso il raggiungimento dell’uguaglianza, ma non è ancora abbastanza. Ecco perché quella di Next Generation EU, il più grande intervento economico della storia dell’Unione Europea, deve essere un’opportunità da cogliere e da non sprecare.