Decreto Fisco Lavoro, bonus da 800 euro ai genitori separati

Il decreto Fisco Lavoro è arrivato alla fine del suo percorso parlamentare. La questione di fiducia al senato taglia gli emendamenti e cristallizza la legge, che ha però subito alcune modifiche. Introdotto un bonus per i genitori separati, la proroga della rottamazione delle cartelle e quella degli avvisi bonari e dell'Irap arretrata.

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Il decreto Fisco Lavoro sembra aver concluso il suo percorso in parlamento. Non perché si sia arrivati ad una versione definitiva del decreto, ma perché il governo, già ingolfato nella discussione sulla manovra finanziaria, ha deciso di porvi fine con la questione di fiducia.

Nella conversione in legge del decreto che aveva sancito tra l’altro nuovi controlli per la sicurezza sul lavoro, sono entrate numerose norme che interessano diversi campi, dalle tasse ai bonus, a tutta una serie di regolamentazioni di varia natura che poco riguardano i due temi centrali della legge. 

Oggi giovedì due dicembre si procederà alla votazione in aula al Senato, e una volta concluso questo processo l’intero decreto entrerà ufficialmente in vigore. Tra le novità introdotte, un bonus da 800 euro per i genitori separati, l’ennesima proroga della rottamazione ter, novità sulle tasse sulla casa e sui rifiuti. Ecco tutte le nuove norme introdotte nel decreto Fisco-Lavoro. 

Decreto, la proroga della Rottamazione ter

La rottamazione ter sarà prorogata di pochi giorni. La nuova data è il 9 dicembre, con i canonici cinque giorni di tolleranza che arrivano quindi al 14 dicembre. Questa è stata l’unica concessione del governo sulle operazioni di condono dei debiti con lo stato. La rottamazione ter si trascina da aprile 2019, data della sua prima scadenza, proroga dopo proroga. 

I partiti, uniti dalla Lega al Movimento 5 Stelle, avevano chiesto un ulteriore prolungamento della norma fino al prossimo anno. Inizialmente sembrava che, dato l’ampio supporto in parlamento, una legge del genere potesse passare, ma Draghi si è messo di traverso. Basta proroghe, basta condoni, soltanto un piccolo favore ai contribuenti che sono stati sommersi dalle cartelle post covid. 

Proroga leggermente più lunga invece per gli avvisi bonari. I pagamenti arretrati dovuti a errori nella dichiarazione dei redditi potranno essere pagati fino al 16 gennaio. Questa proroga fa riferimento a quelli avvisi che avevano una data di scadenza tra l’8 marzo e il 31 maggio 2020, periodo della prima ondata di coronavirus durante la quale la riscossione delle tasse si era interrotta per facilitare la vita ai contribuenti in lockdown, 

Entrambe queste proroghe non subiranno ulteriori modifiche. Il governo ha infatti posto la questione di fiducia sul decreto Fisco-Lavoro che le contiene. Questo significa no soltanto che il governo ha messo sul piatto la sua stessa sopravvivenza per far passare questa legge, ma che tutti gli emendamenti che ancora erano da discutere sono stati cancellati. 

Questa decisione è anche dovuta ai tempi stretti. Un decreto d’urgenza va trasformato in legge entro 60 giorni dalla sua emissione. Inoltre il parlamento è al momento occupato dalla discussione della ben più importante manovra finanziaria. Con l’avvicinarsi delle feste, il governo ha deciso di forzare i tempi per evitare ulteriori rinvii. 

Decreto, bonus per i genitori separati

Prima che la fiducia sopprimesse i numerosi emendamenti che i partiti hanno tentato di aggiungere al decreto in fase di trasformazione in legge, è stato inserito nella legge un nuovo bonus a favore dei genitori separati in difficoltà. Molto spesso infatti divorzi e separazioni causano disagi economici in almeno una delle due parti in causa. Con questa misura si punta a tamponare questo problema. 

Il bonus consisterà in un massimo 800 euro al mese, e sarà parte dell’assegno di mantenimento. Il fondo in dotazione per questa misura è stato istituito dal ministero dell’Economia e sarà di circa 10 milioni l’anno. Al momento però non si hanno altre informazioni a riguardo. 

I dettagli della misura dovranno infatti essere chiariti in un decreto della Presidenza del Consiglio dei Ministri (DPCM), che andrà emesso entro 60 giorni dall’approvazione del Decreto Legge Fisco-lavoro, quindi entro fine gennaio 2022. Con questo decreto saranno definiti i criteri e le modalità di verifica. 

Inoltre il Decreto Fisco-Lavoro rinnova il Fondo per le Nuove Competenze, dedicato alla formazione dei lavoratori. Lo ha annunciato il ministro del Lavoro Orlando, in forza al Partito Democratico, che ha spiegato che il fondo sarà composto per ora da 200 milioni di euro, con altri 500 milioni in bandi ancora da presentare. 

Decreto, le novità sulle tasse sulla casa

Due importanti novità arrivano anche per le tasse relativa alle proprietà immobiliari. In primo luogo il parlamento ha modificato un articolo della legge di bilancio del 2020, che riguardava l’esenzione dall’IMU per la prima casa. Con la nuova modifica, due coniugi che abbiano la residenza in due edifici diversi entrambi di proprietà di uno dei due o di entrambi, dovranno pagare l’imu sulla prima casa di uno dei due immobili a loro scelta. Questo vale sia se le case si trovano nello stesso comune, sia se si trovano invece in comuni diversi. 

L’altra decisione riguarda invece gli edifici della Chiesa, e farà discutere. Un emendamento del Partito Democratico esenta infatti la Chiesa dal pagamento della tassa sui rifiuti. Tutte le basiliche, chiese, ma anche palazzi, università e altri immobili di proprietà della Chiesa Cattolica non dovranno più pagare la Tari. 

La legge non è retroattiva e riguarda solo i pagamenti ancora da eseguire, ma farà discutere per due ragioni diverse. La prima è il rapporto che la Chiesa ha con le varie tasse sulle proprietà immobiliari che si sono succedute in Italia, e che spesso l’hanno vista esente. In secondo luogo, una recente sentenza della Cassazione aveva invitato il parlamento a legiferare in direzione opposta, imponendo anche agli edifici ecclesiastici il pagamento delle tasse sulla casa. 

Decreto, la proroga dell’Irap

Altra proroga molto attesa era quella relativa all’Irap. L’imposta regionale sulle attività produttive verrà per lo più eliminata dalla riforma fiscale presente in manovra finanziaria, ma c’è ancora su di essa una questione pendente relativa all’emergenza covid. 

Durante la prima e la seconda ondata, molte aziende sono state costrette a chiudere per il lockdown. Lo stato, per facilitarne la sopravvivenza in questo difficile periodo, aveva elaborato una serie di aiuta ed esenzioni, tra cui quella dell’Irap, nel decreto Rilancio. 

Questi aiuti di stato si sono però accumulati fino a superare il limite legale di soldi che le imprese private possono ricevere dallo stato, prima che gli aiuti diventino concorrenza scorretta a livello internazionale. Per risolvere la situazione lo stato ha quindi chiesto la restituzione dell’Irap esentata a quelle aziende che avevano superato i limiti. 

Come pre moltissime altre scadenze fiscali, ben 62, la data in cui le aziende, quasi tutte medio grandi, avrebbero dovuto restituire l’imposta non versata era il 30 novembre. La situazione di difficoltà di molte aziende, tra rincari delle materie prime e inflazione, ha spinto il governo a prorogare anche questa scadenza di ben due mesi, fino al 31 gennaio 2022. 

Decreto, l’assegno di invalidità

Se la sentenza della Cassazione sulle tasse agli immobili ecclesiastici è stata ignorata, il parlamento ha invece recepito un’altra sentenza proveniente dal terzo grado di giudizio: quella sugli assegni di invalidità per i redditi di lavoro inferiori a 4931,29 euro. 

Due sentenze della Cassazione avevano infatti bloccato i pagamenti dell’assegno di invalidità per chiunque percepisse redditi da lavoro. La norma non era chiara, e i magistrati avevano chiesto al parlamento di agire a riguardo. Con la nuova norma, inserita nel decreto Fisco Lavoro, le erogazioni riprenderanno per una fetta degli invalidi con reddito da lavoro. 

Il requisito per l’inattività lavorativa, che è stabilito dalla legge che regola gli assegni di invalidità civile, andrà ritenuto come soddisfatto se l’invalido non percepisce più di 4931,29 euro l’anno. IN questo modo anche chi ha un minimo reddito potrà, in caso ne rispetti i requisito, ottenere l’assegno di invalidità. 

Decreto, le altre norme

Nel Decreto Fisco-Lavoro son ostate poi inserite una serie di altre norme, dalla natura più varia. La più significativa è forse i 990 milioni di euro stanziati pre le regioni e i comuni. Questi fondi sono stati inseriti grazie ad un emendamento sostenuto da Partito Democratico e Movimento 5 Stelle, e andranno a finanziare le risposte all’emergenza covid degli enti locali. 

Di questo miliardo scarso di fondi pubblici, 600 milioni andando alle regioni e i restanti saranno divisi tra i comuni, con le città capoluogo a dividersi la fetta maggiore. Inoltre l’emendamento prevede che le Province Autonome di Trento e Bolzano presentino relazioni dettagliate al Ministero della Salute sulla loro gestione della pandemia, prima di ottenere i fondi. 

Norme minori riguardano i trasporti eccezionali, la ricapitalizzazione del Fondo Patrimonio della Cassa depositi e prestiti, e altre misure minori riguardanti il mondo del lavoro. Slitta invece alla legge di Bilancio la discussione sul Patent Box.

Si tratta di un regime fiscale agevolato per chiunque percepisca un reddito di impresa derivato:

i dall’utilizzo di software protetto da copyright, di brevetti industriali, di marchi d’impresa (poi esclusi per le opzioni esercitate dopo il 31 dicembre 2016), di disegni e modelli, nonché di processi, formule e informazioni relativi a esperienze acquisite nel campo industriale, commerciale o scientifico giuridicamente tutelabili.

La norma voleva detestare parzialmente l’utilizzo di questi software, ormai estremamente diffusi e in parecchi casi molto costosi. A quanto pare però la legge non era formulata con sufficiente precisione, ed era stata criticata da Confindustria. La legge verrà rivista e discussa durante le ultime battute della legge di Bilancio, al momento in discussione al Senato e che si avvia verso la votazione finale. Questa sarà l’ultima possibilità di modificarla, visto che il governo sembra intenzionato a porre la questione fiducia alle camere.