Sapevi che le detrazioni ristrutturazione passano agli eredi? Succede in questi casi

Cosa accade in caso di decesso del soggetto beneficiario delle detrazioni? Ecco come passano agli eredi e quali sono le casistiche previste.

Le detrazioni per la ristrutturazione di una abitazione si “spalmano” su dieci anni: cosa accade se in questo lasso di tempo avviene il decesso del beneficiario? Le detrazioni vengono ereditate dagli eredi, ecco secondo quali modalità e criteri.

Nel momento in cui il lasso di tempo è così lungo, appunto dieci anni, va considerata la possibilità che il soggetto beneficiario sia impossibilitato ad usufruire di tali detrazioni, ma la legge ha naturalmente considerato questa ipotesi ed ha previsto ciò che accade.

La detrazione passa di fatto agli eredi legittimi del soggetto deceduto, senza particolari criteri rispetto alla normale eredità di tutti gli altri beni e gli averi. Trattandosi però di ristrutturazioni su una casa, va considerato come questa casa viene effettivamente goduta dagli eredi.

In sostanza, si delineano tre casistiche: casa abitata dagli eredi, casa disabitata (o comunque non vissuta come prima casa), casa ceduta in locazione (cioè senza possibilità di godimento). Vediamo come funzionano queste casistiche e cosa è previsto per gli eredi, in quanto c’è il rischio di perdere la detrazione anche completamente. 

Detrazione per ristrutturazione: ecco quando spetta

Un piccolissimo riferimento al bonus ristrutturazione va fatto per comprendere meglio il suo funzionamento e, solo di conseguenza, ciò che accade in caso di morte del beneficiario. Il bonus permette sostanzialmente di vedersi restituito il 50% delle spese sostenute in 10 anni a quote costanti, come accade praticamente per tutti i bonus edilizi attualmente attivi nel nostro Paese.

Il bonus spetta per lavori di ristrutturazione cioè manutenzione ordinaria, straordinaria, restauro, risanamento conservativo o ristrutturazione edilizia sia su parti comuni di edifici come i condomini, sia su singole unità immobiliari come ville e villette.

La detrazione, in generale, è riconosciuta per quei lavori che permettono di migliorare i consumi dell’edificio, la sua sicurezza o l’eliminazione di barriere architettoniche. Ogni ristrutturazione persegue generalmente almeno due di questi tre obiettivi, se non addirittura tutti e tre.

Decesso del beneficiario: come gli eredi possono godere della detrazione

In caso di morte del beneficiario gli eredi hanno diritto alla detrazione mancante, cioè alle quote che ancora l’Agenzia delle Entrate avrebbe dovuto versare al soggetto deceduto. Questa è la normale prassi a partire dall’anno successivo a quello della morte del soggetto.

Dunque, per fare un esempio, se la ristrutturazione facesse maturare una detrazione di 50.000 euro, sarebbero 5.000 euro all’anno per dieci anni. Immaginiamo il decesso al quinto anno: cosa accade? Semplicemente, nel Modello Unico di quell’anno la detrazione verrà considerata per il soggetto deceduto (del Modello si occupano gli eredi in suo nome).

Dall’anno successivo, invece, gli eredi potranno ottenere la detrazione al posto del soggetto deceduto in parti uguali. Nel nostro esempio, due eventuali figli o nipoti riceverebbero 2.500 euro l’anno in detrazione per i cinque anni rimanenti. Se invece si tratta di moglie o marito, allora la detrazione viene ereditata completamente dal coniuge.

Decesso del beneficiario: casa abitata o disabitata

Un altro criterio da considerare è se la casa viene abitata o meno. Il bonus ristrutturazione, infatti, è pensato per chi usufruisce effettivamente della casa, anche dopo la morte del beneficiario. Immaginiamo quindi che i figli decidano di tenere l’abitazione come seconda casa, lasciandola cioè disabitata per la maggior parte del tempo: la detrazione spetta comunque in parti uguali.

Se invece solo una parte dei figli abita la casa, allora solo chi effettivamente la vive gode della detrazione. Immaginiamo il caso precedente, con uno dei figli che abita nella casa e l’altro che invece vive altrove: solo il primo ha diritto alla totalità della detrazione, mentre al fratello non spetta nulla.

Questa differenza è legata al principio visto in precedenza, secondo cui gode della detrazione chi abita la casa, anche se per pochi momenti all’anno (si pensi ad una seconda casa o casa al mare/montagna). Se invece entrambi i figli abitano nella casa oggetto del bonus, allora la detrazione verrà divisa in parti uguali.

Decesso del beneficiario e casa in affitto: attenzione al bonus

Il bonus ristrutturazione, nonostante il decesso del beneficiario, rimane quindi legato al soggetto che abita la casa, dunque è abbastanza naturale che, se la casa viene data in affitto, la detrazione si praticamente persa. 

In caso di affitto, infatti, si perde il diritto alla detrazione fino a quando la casa resta in affitto: se per esempio mancano cinque quote (cioè cinque anni) e la casa viene affittata per tre, si ha diritto una volta finito il periodo di affitto alle due quote mancanti negli ultimi due anni. 

Si intuisce che l’affitto potrebbe non essere una soluzione economicamente conveniente, almeno nei primi anni dopo il decesso del beneficiario del bonus ristrutturazione. Per godere invece della cessione del credito, che permette di ottenere subito quanto spetta in dieci anni di detrazione, suggeriamo di consultare un professionista per ricevere le giuste indicazioni.

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