Fisco: aumenta la pressione fiscale in Italia nel 2022!

Gli ultimi dati ISTAT in materia di fisco rilevano un sostanziale aumento della pressione fiscale in Italia nel 2022: arriva al 51,8%. Ecco i dati.

Quando si parla di pressione fiscale, bisogna prendere in considerazione diversi aspetti del fisco italiano. La pressione fiscale è determinata dalle imposte complessive applicate nel paese ai cittadini, che possono derivare da diverse tipologie di tasse. Dalle tasse sui redditi derivati dal lavoro autonomo o dipendente, alle tasse per le proprietà immobiliari, dalle tasse sul fatturato delle aziende, a quelle più piccole.

Nel 2022 tuttavia la pressione fiscale, secondo i più recenti dati ISTAT, è in aumento, salendo al 51,8% rispetto agli stessi mesi dell’anno scorso. Questo dato tuttavia arriva insieme ad un’altra informazione particolare rilevata su questi mesi, come riporta Ansa.it:

“Il reddito disponibile delle famiglie consumatrici è aumentato nel quarto trimestre 2021 dell’1,3% rispetto al trimestre precedente, mentre i consumi sono cresciuti dell’1,2%.”

La spinta economica quindi sembra portare ai primi risultati, a seguito della pandemia che ha stravolto il lavoro, la sfera sociale e economica delle famiglie italiane. Al momento le famiglie dispongono di un reddito leggermente superiore, e sono propense al risparmio. Tuttavia questo non vuol dire che lo stato non introdurrà ancora sostegni di natura economica, soprattutto per le categorie più svantaggiate.

Nel frattempo, gli occhi sono puntati sulla riforma del fisco, che ha acceso diversi dibattiti che riguardano molti aspetti delle imposte previste in Italia in questo periodo. La riforma al momento è ancora al centro della scena, soprattutto per la difficoltà di trovare accordi sulle misure specifiche.

Al centro delle discussioni principalmente troviamo la flat tax per il regime fiscale forfettario, il cashback fiscale, l’abolizione dell’IRAP, e la possibilità di intervenire nuovamente sull’IRPEF. Vediamo in questo articolo quali sono le ultime novità in materia di pressione fiscale e prospettive per le imposte in Italia.

Pressione fiscale 2022 in aumento

Il dato rilevante da riportare a proposito del fisco italiano riguarda da vicino la pressione fiscale, che si può definire come l’insieme del gettito fiscale che i cittadini versano ogni anno allo stato. Attualmente i cittadini italiani versano allo stato diverse tipologie di imposte, che sono riferite a differenti sfere della vita di tutti i giorni, e principalmente si tratta di:

  • Imposte sui redditi da lavoro: in questa categoria rientrano l’IRPEF, le imposte sui servizi proposti da lavoratori autonomi, come l’IVA, e le tasse come la flat tax per i regimi forfettari, le imposte applicate sul lavoro subordinato;
  • Imposte sul fatturato delle imprese: oltre all’IRPEF spiccano l’IRAP e l’IRES, l’Imposta Regionale sulle Attività Produttive e l’Imposta sul Reddito delle Società;
  • Imposte sui redditi derivati da una rendita immobiliare: si tratta delle imposte che sussistono in caso di contratti di affitto regolarmente registrati;
  • Imposte sulle proprietà immobiliari: si tratta principalmente dell’IMU applicata sulle abitazioni di proprietà;
  • Imposte sulle proprietà di veicoli: il bollo auto in caso di possesso di un veicolo, e il superbollo;
  • Imposta sul Valore Aggiunto, ovvero l’IVA sull’acquisto di prodotti e servizi;
  • Altre imposte, come le tasse sull’istruzione, la tassa di soggiorno, imposte sul consumo di determinati prodotti, accise sui carburanti.

Queste sono solo alcune delle principali imposte che i cittadini provvedono a pagare ogni anno allo stato, e nel complesso queste imposte costituiscono la pressione fiscale nel paese. L’Italia è uno dei paesi con maggiore pressione fiscale in Europa, anche se non è il primo della lista, e nell’ultimo anno questo dato è ancora aumentato.

Secondo le rilevazioni ISTAT infatti la pressione fiscale è aumentata rispetto al 2021, ma allo stesso tempo anche i redditi delle famiglie italiane e i consumi effettivi sono aumentati leggermente. Si parla di un aumento del reddito disponibile delle famiglie per questi mesi dell’1,3% in più, e di un aumento dei consumi dell’1,2% in più.

Allo stesso modo vengono rilevate alcune informazioni che riguardano da vicino l’amministrazione pubblica, e il relativo debito, che è sceso del 3% già negli ultimi mesi del 2021. Questo dato però viene calcolato sull’effettivo valore in negativo del debito pubblico delle amministrazioni del paese.

Fisco e amministrazioni pubbliche

Alcuni dati rilevano importanti inversioni di tendenza per quanto riguarda le entrate e le uscite delle amministrazioni pubbliche. I dati si riferiscono principalmente agli ultimi mesi del 2021, in particolare all’ultimo trimestre. Le entrate sono aumentate dell’8,1%, mentre le uscite sono aumentate del 3,1%.

Ma perché questi dati sono importanti? Perché l’indebitamento delle amministrazioni pubbliche è un problema italiano molto accentuato negli ultimi anni, ma che sta rientrando, secondo i dati aggiornati. Come riporta Ilsole24ore.com il deficit delle amministrazioni pubbliche è sceso nel 2021:

“Nel 2021 il deficit delle Amministrazioni pubbliche (AP), misurato in rapporto al Pil, è stato pari a -7,2 %, a fronte del -9,6 % nel 2020.”

In breve, le entrate sono state maggiori delle uscite, invertendo la tendenza degli anni precedenti. E questo nonostante le diverse misure di sostegno economico che lo stato ha erogato ai cittadini a causa dell’emergenza sanitaria. La conseguenza principale di questi dati è quella di una generale discesa del debito pubblico italiano, che pesa generalmente come un macigno sui conti pubblici.

La pressione fiscale in aumento invece è dovuta principalmente, già nel 2021, alla crescita delle entrate fiscali e contributive rispetto al periodo precedente. Tuttavia al momento l’inflazione non è ancora stata superata, e la ripresa economica sarebbe solamente all’inizio, rallentata anche dagli aumenti di prezzo delle materie prime come l’energia elettrica, il gas e i carburanti.

Riforma del fisco: le prospettive

Oltre ad un aumento sostanziale della pressione fiscale, il fisco italiano è investito anche dai diversi dibattiti che riguardano la riforma del fisco, ovvero una riforma che vede al centro proprio le imposte. In questi giorni si parla della riforma con l’obiettivo di rendere più snello il sistema fiscale italiano, continuando il percorso già intrapreso dalle precedenti misure come la revisione dell’IRPEF.

L’obiettivo della riforma per il governo è anche quello di rendere maggiormente trasparente il rapporto tra cittadini e fisco, sgravando alcune categorie dall’eccessiva pressione fiscale. Per fare questo, vengono messe in campo diverse proposte, che tuttavia negli ultimi giorni stanno incontrando ancora resistenze e complessità.

La riforma fiscale da un lato introduce la necessità di rivedere alcune caratteristiche dell’imposta flat tax sul regime forfettario, dall’altro lato viene proposta la nuova iniziativa del cashback fiscale, che porterebbe ad un rimborso istantaneo per tutti i cittadini che acquistano medicinali o sostengono spese per cure mediche.

Tuttavia al centro delle polemiche ci sono alcune misure proposte insieme alla riforma fiscale, in particolare:

  • Tassazione sui redditi da capitale e titoli di stato, e revisione della cedolare secca sugli affitti;
  • Regole della riforma catastale, che prevede un censimento degli immobili e proprietà presenti nel paese, con conseguente rivalutazione del valore catastale e della rendita;
  • Clausola che andrebbe a salvaguardare i cittadini dall’imposizione di ulteriori tasse.

Principalmente queste sono le questioni che rimangono al centro delle polemiche, perché i timori sono quelli di una nuova aggiunta di tasse che i cittadini dovranno pagare in più in base alle proprietà immobiliari. In particolare potrebbe essere compromessa anche la tassazione agevolata sugli affitti prevista con la cedolare secca, che attualmente è al 21% o al 10% per la locazione ordinaria o a canone concordato.

Pressione fiscale e crescita economica

Attualmente sembra che la pressione fiscale vada di pari passo con la crescita economica, che si sta riscontrando soprattutto in alcuni settori. Come riporta l’ISTAT, attualmente sono in crescita le vendite di prodotti al dettaglio, soprattutto per categorie di prodotti diversi dagli alimentari.

La crescita si riscontra per prodotti come: giochi, giocattoli, sport e campeggio (+8,4%), ma anche calzature, articoli di cuoio (+8,1%) e prodotti farmaceutici (+8,1%). Rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso, crescono tutte le vendite, da quelle al dettaglio alla grande distribuzione.

Si tratta di dati che fanno ben sperare per l’economia del paese, soprattutto a seguito del lungo periodo di crisi sopraggiunto con l’emergenza sanitaria, l’inflazione e l’aumento di molti prezzi delle materie prime. La pressione fiscale quindi non arriva da sola, ma aumenta insieme ad un leggero miglioramento dell’economia del paese.

Il potere di acquisto delle famiglie rimane pressoché stabile nel tempo, con un aumento negli ultimi mesi. Tuttavia l’andamento principale è quello del risparmio: le famiglie italiane hanno scelto di tagliare su determinati acquisti per risparmiare di fronte all’inflazione e alle problematiche collegate all’aumento dei prezzi delle materie prime.

In ogni caso il Codacons rimane in allerta, proprio a causa degli aumenti di prezzo dell’energia elettrica, del gas e dei carburanti: le conseguenze dell’inflazione si faranno ancora sentire. Al centro dell’attenzione non ci sono solamente le condizioni economiche delle famiglie, ma anche quelle delle imprese.

Secondo i recenti dati, le imprese italiane hanno visto calare i propri profitti nell’ultimo trimestre del 2021, con un aumento del tasso di investimento. Anche in questi mesi le imprese sono state messe a dura prova soprattutto dai rincari generali dei costi dell’energia elettrica per la produzione e del gas, al pari delle famiglie italiane.

Inoltre alcuni settori specifici, come quello dell’autotrasporto, hanno riscontrato non poche problematiche con l’aumento del prezzo dei carburanti, per cui lo stato è intervenuto diminuendo alcune tasse e le accise.

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