Flat tax incrementale, proposta al vaglio dal Governo Meloni: come funziona, cifre, esempi

Il Governo Meloni passa al vaglio per la Legge di Bilancio 2023 la proposta di una flat tax incrementale per i redditi superiori a 65mila euro. Ecco come funziona, e quali sono le cifre previste a seconda degli esempi.

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La flat tax è uno dei cavalli di battaglia del centrodestra fin dalla discesa in campo di Silvio Berlusconi, nel 1994. Anche per la tornata elettorale di quest'anno, il centrodestra ha proposto la flat tax come nuova misura fiscale.

E sembrerebbe che, dopo tante promesse elettorali, il Governo Meloni stia vagliando la fattibilità di questa proposta, anche se con una diversa impostazione da quella promossa dal segretario della Lega, Matteo Salvini: non più con limite reddituale a 100mila euro, ma a 85-90mila euro annui, come annunciato dal sottosegretario all'Economia Federico Freni (Lega).

In compenso, oltre alla flat tax reddituale, il Governo Meloni sta valutando anche l'introduzione di una flat tax incrementale. Una tipologia di tassazione che potrebbe mettere tutti d'accordo.

Flat tax incrementale, proposta al vaglio dal Governo Meloni: come funziona

Se la flat tax funziona come un'aliquota fissa fino ad una certa soglia reddituale, nel caso della flat tax incrementale parliamo dell'introduzione di una seconda aliquota fissa per un intervallo reddituale. 

Ancora non è chiaro se la flat tax incrementale sarà leggermente più alta rispetto a quella base. Durante la campagna elettorale si prevedeva di introdurre una flat tax fissa al 15% fino a 100mila euro (partendo dagli attuali 65mila euro). Dopo poco tempo si è pensato invece di introdurre una flat tax incrementale al 20% nell'intervallo reddituale tra i 65mila euro e i 100mila euro.

In pratica funzionerebbe come una tassazione ordinaria IRPEF, ma:

  • con sole 2 aliquote, invece delle attuali 4 aliquote (23%, 25%, 35%, 43%),
  • solo su 2 scaglioni di reddito: 65mila e 100mila euro.

Non sono mancate le critiche a questa misura, anche da parte di istituzioni (Confindustria) e sindacati (CGIL). Infatti ancora non c'è chiarezza nemmeno su chi potrà accedere alla flat tax incrementale.

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Flat tax incrementale, ecco alcuni esempi di calcolo

Per comprendere al meglio il calcolo della flat tax incrementale, proponiamo ora alcuni esempi pratici.

Ci teniamo a precisare che il calcolo è stimato solo sul reddito lordo, senza tenere conto dei vari coefficienti di redditività di ogni singolo settore economico, o di eventuali agevolazioni (es. la deducibilità dei contributi previdenziali per le partite IVA in regime forfettario).

Supponiamo che si sia raggiunto i 64mila euro lordi per i redditi 2021, e gli 89mila euro per i redditi 2022.

Se viene confermata la flat tax incrementale per i redditi tra i 65mila euro e i 100mila euro, con tassazione al 15%, si pagherebbe solo 3.750 euro per la parte extra, più i 9.750 euro previsti per i redditi fino a 65mila euro lordi.

Se invece il secondo limite reddituale scende a 85mila euro, avverrebbe il superamento del limite reddituale. In quel caso la tassazione passerebbe a quella ordinaria, con le aliquote IRPEF previste dall'ultima riforma fiscale.

Ma stando a quanto disposto dalla Legge di Bilancio 2020, la perdita dei benefici sarà solo con i redditi successivi, cioè del 2023. E anche se i redditi sono inferiori alla prima e alla seconda soglia, non potrai comunque beneficiare della flat tax, almeno per quell'anno.

Supponendo che i redditi 2023 siano comunque superiore a 50mila euro annui, la tassazione passa dal 15% al 43%, con una quota fissa di 7.700 euro per le aliquote precedenti.

In poche parole, in regime di flat tax incrementale si pagherebbe 13.500 euro di tasse, tra variazione e reddito base. Se si dovesse superare il limite, e fosse sugli 89mila euro, si pagherebbe ben 29.450 euro, cioè il 218% in più.

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Flat tax incrementale, chi ne ha diritto e chi ci guadagna

Al momento il Governo Meloni punta a introdurre la flat tax incrementale per partite IVA e liberi professionisti. Ma il vero obiettivo del Governo sarebbe l'introduzione di questa aliquota agevolata anche ai lavoratori dipendenti, almeno per quanto riguarda il reddito dell'annualità precedente.

Se il reddito del lavoratore ha superato la prima soglia (65mila euro), l'anno scorso, dovrà pagare solo il 15%, ma deve comunque rientrare entro la seconda soglia (100mila euro, 85-90mila se passa la proposta di Freni).

Ma questo vale solo per chi supera la prima soglia. Se il reddito rimane come l'anno precedente, non sarà sottoposto alla flat tax incrementale.

La proposta della flat tax incrementale potrebbe essere un incentivo a guadagnare (e dichiarare) di più per avere benefici fiscali, come presumono Fratelli d'Italia e il Governo Meloni stessi.

O un incentivo a guadagnare di meno, o peggio dichiarare di meno.

Come visto dall'esempio precedente, se il Governo dovesse decidersi per una seconda soglia più bassa rispetto a quella di 100mila euro, chi si trova ora tra gli 85 e i 100mila euro rischia di passare alla tassazione IRPEF, e a pagare, nel nostro caso, il 218% in più.

Quindi toccherebbe pagare di più, a meno di non ricorrere a "comportamenti anomali in corrispondenza della soglia", come segnalato dalla Relazione sull’evasione fiscale allegata alla NADEF. Una tendenza a produrre meno (o, più facilmente, a dichiarare meno) per rientrare nel limite previsto per l'agevolazione.

E tutto questo pur avendo una tassazione decisamente più conveniente rispetto a chi è sottoposto alla tassazione IRPEF, che deve pagare eventuali variazioni di reddito con aliquote molto più alte.

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