Flat tax, la novità per i lavoratori dipendenti: ecco come cambia lo stipendio

La legge di Bilancio introdurrà quasi certamente la flat tax come regime alternativo per lavoratori autonomi e dipendenti. Vediamo come sarà la tassa piatta incrementale per i dipendenti-

Image

Baluardo della campagna elettorale del centrodestra, la flat tax è una delle misure principali che il governo intende includere nella nuova legge di bilancio.

La flat tax è una tassa con aliquota fissa, che in quanto tale non aumenta al crescere del reddito prodotto. Attualmente, essa esiste soltanto per una categoria di lavoratori, ossia quelli autonomi. Per loro abbiamo un'aliquota al 15%, uguale per tutti i redditi fino a 65.000 euro. Il governo vuole alzare questa soglia a 85.000 euro annui o, al massimo, 100.000 euro.

La proposta del Ministro dell'economia

Giancarlo Giorgetti, l'attuale ministro dell'economia, ha parlato di flat tax incrementale. Questo consisterà in un regime opzionale per chi produce reddito d'impresa o lavoro dipendente e non aderisce al sistema forfettario. In particolare, si potrà applicare il 15% della tassazione sulla differenza tra i redditi dichiarati negli ultimi 12 mesi, e il reddito più elevato dichiarato nei tre anni antecedenti.

La flat tax per i lavoratori dipendenti

Sui redditi da lavoro dipendente, i vantaggi fiscali sono veramente esigui. Chi è assunto con contratto di lavoro dipendente, infatti, non vede grandi variazioni di stipendio da un anno all'altro.

Su LaVoce.info è stato riportato uno studio che effettua una proiezione della flat tax su qualche esempio di retribuzione pubblica e privata. Lo stipendio medio annuale di un impiegato verrà tassato 20 euro in meno, mentre quello dei dirigenti pubblici, 350 euro.

Le differenze, dunque, si dimostrano davvero irrilevanti.

Cosa succede su tutti i redditi prodotti

Da una simulazione sui redditi medi annui realizzata per Repubblica, si scopre che pensionati e dipendenti pagheranno una IRPEF di quattro volte superiore a quella degli autonomi con flat tax al 15%. Se poi il reddito aumenta, cresce anche il divario sul pagamento dell'imposta.

Supponendo di produrre un reddito di 30.000 euro annui, le partite IVA con flat tax pagano 2.600 annuali di IRPEF, i pensionati 6.700 e i lavoratori dipendenti 4.500.

Su Repubblica possiamo leggere che, se una partita IVA verserà un'IRPEF pari a 5.200 euro annui, un lavoratore andrà a pagare 16.300 euro, e un pensionato 18.700.

Per un reddito prodotto di 90.000 euro annui si andrà a pagare 7.800 euro di IRPEF se si è autonomi, 31.600 se si è pensionati e 28.000 euro se si è lavoratori dipendenti.

Tuttavia, se si considera che il lavoratore può contare sul TFR e sui contributi previdenziali versati dal datore di lavoro, egli percepirà una ricchezza annua rispetto all'autonomo superiore di quasi un terzo.

Infatti, i contributi previdenziali dell'autonomo sono a suo carico, e con la flat tax non si potrà avere nessuna deduzione sull'IRPEF da versare.

I cambiamenti per i lavoratori dipendenti

La flat tax incrementale per lavoratori dipendenti e pensionati, recherebbe un vantaggio davvero misero a queste categorie. La quantificazione di questo vantaggio si attesta tra lo 0,4% e l'1%, dal momento in cui gli stipendi e le pensioni italiane sono uguali da molto tempo.

Andrea Carbone, esperto economista partner di smileconomy, propone un semplice esempio. 

Su un incremento di 2.000 euro sul reddito, e la riduzione della tassazione al 15% della metà dell'incremento, un lavoratore avrà un vantaggio di 200 euro circa. Questo importo avrà un'incidenza maggiore sui redditi più bassi.

Leggi anche Nuova Flat tax a 85.000 euro per le partite IVA: ecco come funziona la riforma Meloni