Flat tax per chi esce dal regime forfettario: ecco come!

Flat tax in arrivo anche per chi esce dai criteri del regime forfettario? Sembra essere questa l'ultima novità pensata dal MEF nella legge delega fiscale.

Flat tax e regime forfettario sono due concetti che vanno già di pari passo, ma potrebbero essere ancora più legati: l’idea è quella di mantenere una flat tax, cioè fissa, anche per chi esce dal regime forfettario ed entra in quello ordinario, con una modalità sostanzialmente graduale. Ecco come funzionerebbe e cosa manca per renderla realtà.

Parliamo naturalmente della legge delega in materia di riforma del Fisco, molto chiacchierata in questi giorni ed in discussione in Commissione Finanze della Camera, da cui dovrebbe uscire un testo non esattamente definitivo, ma vicino alle intenzioni finali del Governo e del Ministero delle Finanze.

La situazione naturalmente non è semplice, perché vi sono numerosi fronti e non certo solamente questo. Fronti su cui il Governo deve trovare un inquadramento preciso, una linea comune, ma come sappiamo non è semplice con una maggioranza così numerosa ed eterogenea. 

L’idea è comunque sempre la stessa, la medesima linea che il Governo Draghi ha mantenuto sul fronte tassazione e Fisco in generale da quando è in carica: semplificare il sistema, razionalizzare, de-burocratizzare nell’interesse dei cittadini e della stessa Pubblica Amministrazione.

Per capire se riuscirà almeno parzialmente in questo intento, molto passa dalla legge delega in materia di riforma fiscale, vale a dire quel passaggio con cui il Parlamento delega al Governo la riforma del sistema fiscale italiano, anche se ovviamente si potrà lavorare solo su alcuni fronti e non sull’intero Fisco.

Vediamo dunque cosa potrebbe accadere per i soggetti titolari di Partita IVA in regime forfettario, soprattutto per coloro che superano i vincoli previsti e che devo quindi passare al regime ordinario. Vediamo anche come funziona la flat tax e perché è un tema ricorrente.

Cos’è la flat tax in parole semplici?

Prima ancora di vedere come funzionerebbe la flat tax per i titolari di Partita IVA, vediamo proprio il mtoivo per cui è un tema così ricorrente nella politica italiana e cosa significa esattamente flat tax, che letteralmente non è altro che una “tassa piatta”.

Il nostro sistema fiscale, come indicato direttamente dalla Costituzione, prevede criteri progressivi per stabilire quanto ogni contribuente debba pagare di tasse allo Stato, secondo un principio molto semplice: più guadagni e possiedi, più paghi. Non in maniera proporzionale, però, ma in maniera più che proporzionale.

Questo è proprio il principio della progressività, presente soprattutto nella più importante imposta sul reddito, cioè l’IRPEF. Proprio quest’anno, con la Legge di Bilancio 2022, sono stati ritoccate le aliquote dell’IRPEF per renderla più equa nei confronti del ceto medio, perché chiaramente una eccessiva progressività andrebbe a svantaggiare in maniera importante chi percepisce un reddito medio o alto.

Proprio per quanto riguarda le imposte sul reddito ed anche le imposte per le imprese, si è parlato in questi anni di flat tax, vale a dire di una tassa fissa e non più progressiva. Ma è un’ipotesi fattibile? Al momento no e non è nell’agenda del Governo, ma soprattutto sarebbe difficilmente realizzabile proprio perché in contrasto con un principio molto importante della nostra Costituzione.

In sostanza, una flat tax andrebbe a favorire i ceti medio-alti svantaggiando chi invece ha e guadagna meno, anche se l’ipotesi sarebbe quella di utilizzare le detrazioni per sanare almeno parzialmente la situazione.

Come funziona la flat tax per le Partite IVA?

La flat tax, come abbiamo visto, non è esattamente in linea con quanto previsto dalla nostra Costituzione per quanto riguarda la tassazione delle persone fisiche, ma esiste ed è già attiva in Italia da diverso tempo per chi è titolare di Partita IVA ed opera in regime forfettario.

Si tratta di un regime agevolato, con diversi aspetti di semplificazione per il titolare dal punto di vista della tenuta della contabilità, ma anche della tassazione, appunto. Per questi soggetti, sono previste tasse al 5 o al 15% sulla base del numero di anni da cui hanno aperto Partita IVA.

Di fatto, una flat tax che viene applicata a chi ha redditi inferiori a 65.000 euro, limite massimo oltre il quale si passa al regime ordinario, con più obblighi contabili ed un sistema di tassazione che torna ad essere progressivo, con gli stessi criteri della progressività IRPEF.

La tassazione agevolata prevede il solo 5% dell’imponibile (che è una frazione del fatturato che dipende dal coefficiente di redditività) per chi ha Partita IVA da meno di cinque anni, mentre dal sesto anno in poi, a prescindere dal fatturato, la percentuale sale al 15% e rimane fissa potenzialmente per sempre.

Flat tax per chi esce dal regime forfettario: come funzionerebbe?

Il condizionale è d’obbligo, perché parliamo di una novità che potrebbe arrivare ma che di fatto non è ancora stata approvata ed è lontana dall’essere ufficiale. Si tratta della possibilità di creare sostanzialmente un regime temporaneo per chi supera i limiti previsti dal regime forfettario.

Questo regime temporaneo, in teoria pensato per due anni, permetterebbe di non subire il colpo del regime ordinario in maniera immediata, ma di avere un passaggio più graduale. Il passaggio graduale, dal punto di vista del pagamento delle tasse, sarebbe proprio il mantenimento di una flat tax.

Secondo le indiscrezioni la tassa sarebbe fissa al 15% (altre voci parlano anche di un possibile 20%) per due anni dalla fuoriuscita dal regime forfettario, stabilita dal momento in cui si supera la soglia dei 65.000 euro annui.

Il regime forfettario prevede infatti che venga rispettato questo tetto massimo, oltre il quale, alle regole attuali, si va automaticamente al regime ordinario. Questa novità porterebbe dunque un elemento di gradualità tra i due regimi, chiesto ed invocato da tanti anni da parte dei soggetti diretti interessati.

Flat tax per i forfettari: quando sarà effettiva?

Per rendere effettiva questa novità, ci vuole non solo la volontà politica di portare avanti il regime transitorio di cui abbiamo parlato, ma anche i decreti attuativi. Oltre all’approvazione della legge delega in tema di riforma fiscale, quindi, ci vorrebbero i tempi tecnici per l’arrivo dei decreti attuativi.

Tempi tecnici che vanno dai 6 ai 18 mesi, dunque questa novità sarebbe concreta tra l’inizio del 2023 e l’inizio addirittura del 2024. Prima di ciò, però, va seguito il percorso che sta facendo la legge delega e vanno considerate le possibili modifiche che potrebbe ancora subire.

Insomma, la partita è ancora aperta e non è neanche detto che la novità arrivi veramente, perché l’abbiamo vista vicina tante volte e nonostante questo non è poi arrivata, come era accaduto per esempio con la Legge di Bilancio 2019, mai diventata veramente effettiva da questo punto di vista.

Regime forfettario e novità: cos’altro prevede la legge delega?

Le altre novità in arrivo riguardano sicuramente l’IRAP ed il cashback fiscale, che però non sono legate al regime forfettario ed in generale a quanto detto in precedenza. Una novità importante potrebbe invece essere quella della fatturazione elettronica, sicuramente nelle idee del Governo.

La fatturazione elettronica, possiamo dirlo con certezza, arriverà a coinvolgere anche i titolari di partita IVA in regime forfettario, attualmente esentati, ma il dubbio è sulla tempistica. Secondo le indiscrezioni, questa novità potrebbe essere già effettiva dal secondo semestre del 2022, mentre secondo altre (più verosimili al momento) si parla del 2023.

In ogni caso, questo obbligo arriverà a breve ed è un altro fronte importante a cui conviene prestare attenzione nei mesi a venire.

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