Flat tax e forfettari: previsto lo scivolo di due anni!

Uno dei punti di maggior rilievo della delega fiscale riguarda la Flat tax per i titolari di Partiva Iva in regime forfetario. Quali sono le proposte?

Da qualche anno, si sta sentendo parlare molto della Flat tax, ma non si tratta di certo una proposta recente. Nelle ultime settimane, però, i riflettori si sono accesi nuovamente sul questa “tassa piatta”, appunto, Flat tax. Di cosa si sta discutendo? Quali sono le ultime novità?

Prima di rispondere a queste domande, anticipiamo che, in realtà, la Flat tax è già attiva per le Partite Iva in regime forfetario. Infatti, le proposte e le ipotesi in discussione si riferiscono proprio ai forfettari: si ipotizza uno scivolo di due anni, una sorta di regime temporaneo, per i forfettari che superano il tetto massimo di 65.000 euro.

Si tratta di uno scivolo che, appunto, permetterebbe un passaggio più graduale dal regime forfetario al regime ordinario, oltre a favorire la cosidetta emersione degli imponibili.

Questo articolo è una semplice guida sulla Flat tax che mira a spiegare di cosa si tratta e come funziona, quali sono i vantaggi e quali, invece, sono gli svantaggi.

Nello specifico, ovviamente, nell’articolo ci concentreremo sulle ultime novità, in relazione alla delega fiscale e alle proposte e ipotesi al vaglio, che sono oggetto di discussione. Spiegheremo, quindi, il perché la Flat tax è nuovamente al centro dell’attenzione, analizzando il legame con il regime forfetario. 

Quali sono le ultime proposte? Perché se ne sta di nuovo discutendo?

Cos’è la Flat tax? Come funziona?

La Flat tax non è una novità, né tantomeno una proposta recente. Si tratta, invece, di un’idea di riforma del sistema di tassazione molto vecchia. Di tanto in tanto, però, ritorna alla ribalta e si aggiudica l’attenzione. Nelle ultime settimane, infatti, si è ritrovata nuovamente con i riflettori puntanti su di sé.

In ogni caso, tema caro ai partiti di centro destra, dopo molti anni di proposte e approvazioni mancate, la Flat tax è stata solo in parte introdotta nel sistema fiscale, per i contribuenti in regime forfetario.

Fatta questa breve premessa, sulla quale torneremo in seguito, è bene capire cos’è e come funziona la Flat tax.

Intanto, spieghiamo cosa significa: Flat tax, vuol dire “tassa piatta” e vuole avere uno scopo ben preciso: ridurre l’evasione fiscale. Il suo obiettivo, inoltre, è quello di far pagare meno tasse, sia alle famiglie sia alle imprese, applicando un’unica aliquota fissa.

Come ben sappiamo, in Italia il sistema di tassazione sul reddito è tipo progressivo: ciò vuol dire che al crescere del reddito, crescono le aliquote, gli scaglioni e anche le imposte da pagare. Si tratta di un principio che è fissato dall’articolo 53 della Costituzione:

“Tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva. Il sistema tributario è informato a criteri di progressività”.

Infatti, il sistema della tassazione Irpef si basa su aliquote crescenti, in base a scaglioni reddituali.

La Flat tax, naturalmente, si basa su un sistema opposto. Non ci sono scaglioni di reddito, non ci sono calcoli. Si stabilisce un’aliquota e questa sarà uguale per tutti – o quasi (si immagina, comunque, una no tax area). Quindi, in soldoni, la “tassa piatta” prevede l’applicazione di un’aliquota fissa e senza progressività.

Per fare un esempio, ad un professionista con un reddito di 30.000 euro sarà applicata la stessa aliquota di un imprenditore che percepisce un reddito di 100.000 euro.

Flat tax e forfettari: cosa sapere?

Abbiamo appena detto che il sistema di tassazione in Italia è progressivo, in linea con la nostra Costituzione. In ogni caso, una Flat tax è in vigore già da qualche anno, applicata alle Partite Iva in regime fiscale di vantaggio, ovvero in regime forfetario.

Nel regime forfetario si applica la Flat tax perché l’aliquota fiscale non cresce in relazione al reddito, ma rimane fissa – Flat, ovvero piatta. Pertanto, l’aliquota che i contribuenti in regime forfetario devono pagare resta fissa al 15%, per i forfettari con un reddito fino a 65.000 euro. Infatti, applicando il 15% sul reddito imponibile, i forfettari non sono obbligati al versamento dell’Irap, dell’Iva e delle addizionali comunali e regionali, perché inclusi nella tassazione stessa.

Come ben sappiamo, il regime forfetario è un regime fiscale agevolato, che prevede due tipi di tassazione: uno al 15% e un altro al 5%, in relazione agli anni di apertura della Partita Iva (quella al 5% è una agevolazione per i primi cinque anni).

Qual è la differenza tra la Flat tax applicata ai forfettari e gli altri tributi ordinari? Come si legge su un articolo pubblicato sul sito quifinanza.it:

“In sostanza la Flat tax per le Partite IVA nel Regime Forfettario è un’imposta sostitutiva dei tributi ordinari, come l’IRPEF ad esempio, pari al 15% del reddito imponibile”.

Oltre all’aliquota al 15%, come abbiamo appena detto, è stata introdotta anche un’altra aliquota al 5% per le Start-Up, per i primi cinque anni dall’apertura dell’attività – ovviamente, si devono rispettare alcuni paletti.

Prima di passare oltre, però, è bene ricordare, come si legge sul sito fiscozen.it che:

“[…] la Flat tax per le Partite Iva è stata concepita nel 2016, anno di approvazione della Legge sul forfettario. Il quale, a sua volta, ha preso il posto di un altro regime fiscale dalla tassazione “piatta”, e cioè il regime dei minimi […]”.

Infatti, come abbiamo visto, il regime forfetario è quello che, per il momento, si avvicina più di tutti alla ratio della Flat tax, e cioè quello di avere solo un’aliquota al 15% che viene applicata su uno scaglione di reddito che, in questo caso e attualmente, va da 0 a 65.000 euro.

Flat tax: tetto a 65.000€. È definitivo?

L’ideale su cui si fonda la Flat tax è quello di estendere l’aliquota fissa – piatta, a tutti, ivi comprese le famiglie. Proposta che, nel tempo, è stata ripetutamente scartata. Ma non solo alle famiglie, anche ai redditi superiori a 65.000 euro.

Si tratta, comunque, di una prospettiva ancora lontana dalla realtà. Altra prospettiva accantonata, è stata quella di innalzare l’aliquota al 20%. Sempre come si legge sul sito fiscozen.it, infatti:

“Con il cambio del governo nel 2019, difatti, è venuta meno l’idea di creare una “Flat tax” con aliquota al 20%, per le Partite Iva con redditi compresi tra 65.000 e 100.000 euro”.

Ritorniamo, però, alla soglia fissata a 65.000 euro. Tra le ipotesi e proposte che sono state avanzate, si colloca anche quella di innalzare il tetto fino a 100.000 euro tra ricavi e compensi. 

Flat tax: proposte e ultime novità nella legge delega fiscale!

Nel quadro della grande riforma fiscale del 2022, rientrano anche le proposte, le ipotesi e le possibili novità sulla Flat tax.

Come abbiamo accennato in precedenza, sono state proposte alcune modifiche dal Mef alla legge delega fiscale, presentati in commissione Finanze alla Camera, della quale, appunto, fa parte la Flat tax.

Ma ricordiamo cosa troviamo nel vasto panorama di riforme, fra gli emendamenti al testo della delega di Riforma fiscale: gli scaglioni dell’Irpef, il superamento dell’Irap, la riforma del catasto.

Tra modifiche dell’ultima ora e le nuove proposte, soffermiamoci, ovviamente sulla Flat tax e sul regime forfetario.

I forfettari, quest’anno, sono soggetti all’introduzione di non poche novità come, per esempio, l’obbligo di fatturazione elettronica, la cui data di entrata in vigore è ancora attesa. Per un approfondimento sull’estensione della fattura elettronica, consiglio la lettura del seguente articolo pubblicato su Trend Online: Fattura elettronica per tutti: ecco quando scatta l’obbligo!

Ritornando alle proposte in ambito fiscale e, in particolare, sulla Flat tax, si ipotizzano due anni di scivolo, per i contribuenti in regime forfetario che superano i 65.000 euro, prima di approdare al regime ordinario.

Cosa succede a chi esce dal regime forfetario e approda a quello ordinario? Uscendo dal sistema ad aliquota fissa, ci si ritrova catapultati nella tassazione progressiva dell’Irpef, più precisamente nei nuovi quattro scaglioni. 

In particolar modo, chi esce dal regime forfetario ha un reddito superiore a 65.000 euro. Pertanto, si ritrova soggetto all’aliquota Irpef al 43%, ovvero quella applicata ai redditi superiori a 50.000 euro. Insomma, ci si ritrova a passare da un’aliquota al 15% ad un’aliquota al 43%. Invece, con questa proposta di riformulazione di uno scivolo biennale, l’effetto di questo cambio andrebbe a ridursi.

Infatti, questo “regime transitorio” si applicherebbe per due periodi successivi al superamento del tetto di 65.000 euro, con un’aliquota al 20%. 

È proprio questo il punto di discussione. L’aliquota al 20% sembrerebbe accettabile, ma accanto c’è la richiesta di innalzamento del tetto ad almeno 80.000 euro, se non 100.000 euro.

Dobbiamo sottolineare, infine, che si tratta sempre di un possibile riforma non di immediata applicazione. 

Delega fiscale: non solo Flat tax. Quali sono le altre novità?

Abbiamo parlato a lungo della Flat tax e delle possibili nuove novità previste. Infatti, come abbiamo già accennato, fra gli emendamenti al testo della delega fiscale, sono presenti anche il cashback per le spese sanitarie, il superamento dell’Irap, le nuove aliquote per i redditi da capitali e così via.

La fase delle votazioni sugli emendamenti presentati è iniziata a partire dal 5 aprile. Quando sarà approvata definitivamente, la legge delega verrà attuata attraverso la pubblicazione dei decreti attuativi.

Quali sono le altre modifiche? Abbiamo citato il cashback fiscale per le spese sanitarie, che dovrebbe andare a sostituire le detrazioni in vigore.

Abbiamo anche parlato dell’abolizione dell’Irap – in realtà, si tratta di un superamento graduale dell’imposta.

Non dimentichiamo neppure il nodo sulla tassazione dei redditi da capitale. Ricordiamo che in base alla tassazione attualmente in vigore, i redditi da capitale sono tassati al 26%, con le eccezioni del caso. 

Si stanno ipotizzando due aliquote differenti, sia per le aliquote finanziarie sia le aliquote immobiliarie. Sul sito pmi.it:

“L’ipotesi potrebbe essere il doppio binario del 15% e 26%, che lascerebbero quindi invariata la tassazione massima introducendo però una nuova percentuale del 15%”.

Sara Bellanza
Sara Bellanza
Aspirante storica contemporaneista, classe 1995.Amante della lettura e della scrittura sin dalla tenera età, ho una laurea triennale in Filosofia e Storia e una laurea magistrale in Scienze Storiche, conseguite entrambe presso l’Università della Calabria. Sono autrice di alcune pubblicazioni scientifiche inerenti alla storia contemporanea e alla filosofia: "L'insostenibile leggerezza della storia" e "L’insufficienza del linguaggio metafisico" per la rivista "Filosofi(e)Semiotiche", e "Il movimento comunista nel cosentino" per la "Rivista Calabrese di Storia del '900".Nonostante la formazione prettamente umanistica, la mia curiosità mi ha spinto a conoscere e a informarmi sugli ambiti più disparati. Leggo, scrivo e fotografo, nella speranza di riuscire a raccontare il mondo così come lo vedo io.
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