Conto corrente, occhio all’imposta di bollo: ecco quando si paga e come evitarla

Se hai un conto corrente, fai attenzione all'imposta di bollo, perché non costa poco. Ecco quando si paga, e come evitarla

Aprire un conto corrente significa accedere ad un mondo di servizi importanti, come la domiciliazione bancaria, la possibilità di emettere assegni, il deposito di somme ingenti di denaro altrimenti non ammissibili con una semplice prepagata.

Ma anche ad una serie di piccoli oneri, decisamente irrisori se nel nostro conto corrente la liquidità è sempre alta, ma abbastanza disturbanti se il motivo di questi oneri è dovuto proprio alla liquidità sul conto.

È il caso dell’imposta di bollo, una micro-tassa che però si può evitare in maniera totalmente legale se si fa attenzione a questi passaggi.

Conto corrente, occhio all’imposta di bollo: ecco quando si paga

Prima di tutto, quando si parla di imposta di bollo ci si riferisce ad un tributo, a carico del titolare del conto, di importo fisso, che viene automaticamente addebitato sul conto corrente.

Non si può evitare di pagarla, perché il prelievo fiscale viene automaticamente autorizzato dalla banca, seguendo la stessa periodicità della rendicontazione periodica (mensile, trimestrale o semestrale).

L’imposta di bollo nasce col decreto del Presidente della Repubblica n. 642 del 26 ottobre 1972, ma come normativa vede l’applicazione su tutti i documenti o strumenti amministrativi.

L’imposta che si paga oggi proviene in realtà dalle modifiche apportate dal Decreto Salva Italia del Governo Monti, quando venne disposta la riformulazione dell’imposta di bollo sui conti correnti e depositi.

Dal 1° gennaio 2012, tutti i titolari di conti correnti o libretti di risparmio (postali o bancari), dovranno pagare:

  • 34,20 euro all’anno se persona fisica;

  • 100 euro l’anno se persona giuridica (es. azienda, società…).

Ma solo in una particolare circostanza: quando la giacenza media annua è superiore a 5.000 euro.

La giacenza media è la media dei saldi contabili giornalieri di ciascun rapporto nel periodo oggetto di rendicontazione. Per legge la banca deve comunicare il rendiconto dei movimenti del conto corrente, ma il periodo oggetto di rendicontazione dovrà essere scelto in sede di apertura del conto corrente.

Pertanto, il bollo da 34,20 euro può essere pagato in un’unica soluzione se il rendiconto è annuale, altrimenti può essere frazionato in due rate (se semestrale) o in quattro rate (se trimestrale).

Conto corrente, come evitare di pagare l’imposta di bollo

Come già appurato, evitare di pagare l’imposta di bollo, una volta che la banca ha appurato una giacenza media superiore a 5.000 euro, è praticamente impossibile.

Il prelievo è autorizzato immediatamente dalla banca appena viene certificato il superamento del limite di 5.000 euro, però ci sono dei casi in cui l’imposta di bollo può essere evitata.

Ad esempio, se si è titolari di un conto base, si può evitare di pagare i 34,20 euro all’anno anche se si superano i 5.000 euro. Parliamo di un conto corrente a bassissima operatività, utile per chi praticamente vuole utilizzarlo come un conto deposito e limitarsi ad una decina di operazioni all’anno.

Altro modo per evitare di pagare il bollo è quello di presentare una dichiarazione dei redditi ISEE inferiore a 7.500 Euro.

Ma è una disposizione non sempre garantita da tutti i contratti, per questo conviene sempre chiedere all’addetto se l’esenzione tramite ISEE sia disponibile con il conto corrente della loro banca.

Altrimenti, l’unica soluzione rimasta per evitare di pagare l’imposta di bollo è quella di non superare i 5.000 Euro di giacenza media totale su tutti i conti o libretti intestati ad una singola persona fisica.

Alcune banche a volte si prendono in carico il costo del bollo. Sono obbligate per legge a procedere al prelievo fiscale, ma in sede contrattuale la banca può disporre una forma di rimborso, con cui recuperare la somma sborsata per il bollo.

Leggi anche: Conto corrente e conto deposito non vanno mai confusi: ecco in cosa si differenziano

Conto corrente cointestato, cosa succede all’imposta di bollo

Se si ha un conto corrente cointestato, la situazione non cambia, perché la normativa va a colpire non la numerosità degli intestatari, ma la semplice giacenza media del conto corrente in essere.

Pertanto, anche nel caso della cointestazione, il bollo sarà sempre quello da 34,20 euro, e sempre seguendo la stessa periodicità della rendicontazione periodica.

Semmai può essere più conveniente avere la cointestazione se entrambi portano liquidità sul conto corrente. Anche se così sarà inevitabile avere meno di 5.000 euro, almeno il peso del bollo è più contenuto.

Ricordiamo che in tutti i casi l’imposta di bollo prevederà il prelievo forzoso dal conto corrente, anche in assenza di liquidità.

Mettiamo caso che si voglia evitare di pagare l’imposta versando tutto su un libretto di risparmio o su più carte prepagate. Oltre a rischiare una possibile SOS (Segnalazione di Operazione Sospetta) dall’Anti-Riciclaggio, il conto andrebbe in rosso, e rimarrebbe inutilizzare in futuro qualora non si proceda a ricoprire il debito.

Leggi anche: Conto corrente, anche se in rosso si può prelevare, ma solo in questi casi

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