IRAP: chi deve ancora pagarla? Scadenze e aliquote

Chi deve ancora pagare l'IRAP? E perché usiamo il termine "ancora"? Lo scopriamo in questo articolo, insieme a scadenze ed aliquote.

L’IRAP è l’imposta regionale sulle attività produttive ed esiste purtroppo da oltre vent’anni. Proprio da quando è stata istituita, questa imposta ha fatto discutere (e arrabbiare, possiamo dirlo) gli italiani: perché bisogna sostenere il costo di un’imposta sulla produzione, cioè sul fatturato, oltre alla già alta imposizione sull’eventuale utile?

Il titolo, con quel “ancora” che potrebbe creare alcuni interrogativi, va proprio in questa direzione. L’Irap ha subito e sta subendo dei cambiamenti importanti, necessari in funzione dei tanti, troppi difetti che ancora questo sistema impositivo ha e non può più nascondere.

Si tratta infatti di un’imposta regionale nata a causa di un’esigenza ben chiara: finanziare il Sistema Sanitario Nazionale. Esso è infatti di competenza delle Regioni, come abbiamo imparato a scoprire nel bene e nel male durante le fasi peggiori della crisi Covid, e l’Irap è proprio l’imposta regionale che rende sostenibile questo sistema o che almeno ci prova, perché è ben noto il disinvestimento fatto negli anni per quanto riguarda la sanità.

Non è però questo l’oggetto della discussione, o meglio non solo, perché il problema principale riguarda il funzionamento ed il calcolo dell’imposta, pensata per fare cassa e completamente distante dalle vere esigenze delle attività produttive.

Tutte le imposte e tasse non sono “simpatiche” ai cittadini, è un dato di fatto, ma l’Irap ricopre un ruolo speciale nella ipotetica classifica delle imposte più odiate e nel corso dell’articolo capiremo esattamente perché. In ogni caso, le novità riguardano il 2022, dunque chiunque avesse degli arretrati non sarà esentato dai pagamenti, ma andiamo con ordine e ragioniamo su un tema alla volta.

A partire da chi deve ancora pagarla, passando poi a come funziona, come viene calcolata e quando deve essere pagata. 

Che cos’è l’Irap e chi la paga? Facciamo chiarezza

Innanzitutto, prima ancora di definire la platea di paganti (con anche le novità 2022), bisogna comprendere cos’è l’Irap in maniera un po’ più approfondita e completa. L’Irap è sostanzialmente un’imposta che si paga sul fatturato e che quindi ricade su tutti i soggetti che hanno un’attività, dal lavoratore autonomo alla società di capitali.

Il nodo principale di questa imposta risiede proprio nel fatto che vada pagata in percentuale (le aliquote le vedremo in seguito) a quanto fatturato, non all’eventuale utile. Significa che anche un’attività in perdita, per esempio, si ritrova a dover pagare questa imposta regionale che ne va ad aggravare la situazione finanziaria.

Un paradosso dal punto di vista fiscale, dell’iniziativa economica ed anche legale: più volte si è fatto ricorso in varie forme, ma la Corte Costituzionale non si è mai espressa negativamente nei confronti di questa imposta, lasciandola di fatto inalterata. A logica, invece, sono molti gli economisti che sostengono che essa sia incostituzionale così come è costituita, ma non sembra esserci grande margine di manovra.

Almeno fino a quest’anno, quando all’interno della Legge di Bilancio 2022 il Governo ha preso l’iniziativa ed ha tolto l’Irap dalle spalle delle persone fisiche, cioè in sostanza di quei professionisti che operano come lavoratori autonomi con Partita IVA (forfettari esclusi, perché erano già esentati da questo pagamento).

Sono quindi attualmente paganti Irap i seguenti soggetti: società di capitali, non commerciali e non residenti, altre società, produttori agricoli, amministrazioni pubbliche. Fino al 2021, facevano parte di questa lista anche le persone fisiche, ora invece ufficialmente esentate.

Come funziona l’Irap? Ecco il criterio

Senza entrare nello specifico di aspetti fiscali e tecnici, proviamo a capire cosa significa pagare un’imposta su una base imponibile così ampia.

Infatti, in sostanza l’Irap si paga sul fatturato, con delle detrazioni che vengono considerate ma che lasciano ampio spazio ad una base imponibile enorme rispetto all’effettiva produzione di valore economico. Un controsenso dal punto di vista economico ed anche fiscale, ma purtroppo ancora attivo ed applicato per i soggetti visti in precedenza.

Ciò significa che l’imposta grava maggiormente su chi fattura tanto rispetto all’utile che ottiene, vale a dire imprese di grandi dimensioni con piccoli margini, aziende produttive molto legate alla forza lavoro (cioè con tanto personale e quindi un elevato costo per tale personale), aziende che vogliono ritagliarsi una fetta di mercato vendendo con margini ridotti e via dicendo.

Si intuisce quanto sia anti economico il criterio con cui questa imposta colpisce e, per questo motivo, l’idea del Governo sembra essere chiara: verrà gradualmente eliminata ed accorpata all’Ires. La domanda, ora, è: ne avrà il tempo questo Esecutivo?

Quanto è l’aliquota Irap 2022? Ecco come si calcola

Per concludere il ragionamento dal punto di vista economico e del pagamento, manca solo da capire l’aliquota che, come tante altre imposte, ha subito cambiamenti negli anni e ritocchi di varia natura. Nel 2022 l’aliquota base è pari al 3,90%, mentre in passato è arrivata a toccare anche il 4,25%.

Si tratta di aliquota base perché poi ogni amministrazione regionale ha la facoltà di aumentare o diminuire tale base di un punto percentuale, rendendo così il range di tassazione Irap pari al 2,90-4,90%. Due punti percentuale su una base imponibile che come abbiamo visto è molto ampia significa una differenza sostanziale per tante attività.

In ogni caso, le Regioni tendono a non voler toccare il tetto massimo dell’imposta, ma in più casi sono state costrette a superare la quota base. Per sapere l’aliquota della propria Regione è sufficiente consultare il portale della Regione stessa o il portale dell’Agenzia delle Entrate o del MEF dedicato.

Quando va pagata l’Irap 2022? Calendario scadenze

L’Irap va pagata sostanzialmente in due tranche, con regole diverse in base ad alcuni criteri come il settore di appartenenza, spostando la prima scadenza dal 16 giugno al 16 del sesto mese dopo la chiusura dell’anno fiscale (per alcune imprese l’anno fiscale non combacia con l’anno solare).

Al netto di ciò, il pagamento va effettuato il 16 giugno per quanto riguarda il primo acconto pari al 40% del totale, ma può essere spostato al 30 luglio con una leggera maggiorazione (0,4%). La seconda scadenza è invece fissata al 30 novembre e prevede il saldo, vale a dire il pagamento del rimanente 60%.

Il pagamento va effettuato attraverso autodichiarazione, dunque è il soggetto che deve ricordare la scadenza e procedere al pagamento nei tempi previsti. Il rischio è quello di incorrere in sanzioni, soprattutto se si supera anche la scadenza utile per il ravvedimento operoso (che è sostanzialmente un autodichiarazione di ritardo con una maggiorazione sostenibile).

Il pagamento viene effettuato tramite F24 e richiede il corretto inserimento dei codici tributo, ma in generale suggeriamo di far riferimento ad un professionista per non incorrere in errori e problemi di varia natura.

L’Irap verrà definitivamente abolita? Ecco cosa aspettarsi

La domanda è attuale praticamente da 6 mesi, cioè da quando è iniziato il 2022. L’intenzione del Governo sarebbe questa, ma con la novità riguardante le persone fisiche che già farebbe perdere circa un miliardo di gettito la valutazione deve necessariamente essere fatta con attenzione. 

Inoltre, come già esposto in precedenza, il Governo non ha moltissimi mesi di vita davanti a sé (circa un anno, poco meno), dunque non si sa cosa farà in tempo a decidere. La partita decisiva si giocherà senza dubbio con la Legge di Bilancio 2023, con l’intenzione di ritoccare l’Ires che nella nuova modalità andrebbe ad inglobare proprio l’Irap.

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