Irpef e Addizionale Regionale: regole, aliquote, funzione

Irpef e Addizionale Regionale sono strettamente legate e vanno incontro ad un periodo di novità e cambiamenti: ecco cosa succede e come funzionano.

Irpef e Addizionale Regionale, anche detta semplicemente Addizionale Irpef, sono naturalmente legate da uno stretto legame, ma cosa succede ora che è cambiata l’Irpef? Inevitabilmente, è cambiata anche l’Addizionale Regionale, ma come? Ecco tutte le novità e le informazioni utili su funzionamento, cambiamenti ed aliquote.

La legge delega alla riforma fiscale è sicuramente uno dei temi del momento, insieme agli aiuti che il Governo vuole fornire alle famiglie più colpite dall’attuale inflazione e da tutti i problemi causati dalla pandemia e dalla guerra in Ucraina. Una situazione non facile, in cui però il Governo può e deve portare avanti la legge delega alla riforma fiscale, in quanto ci sono aspetti importanti che non possono più aspettare e che sono stati rimandati per troppo tempo.

Non è però solo questione di novità, ma anche di prospettive: uno dei temi più caldi è quello legato all’Irpef, a cui potrebbe non succedere niente in legge delega, ma che sta comunque attraversando un periodo quanto meno delicato dopo le novità introdotte attraverso la Legge di Bilancio 2022.

Si tratta di una revisione dell’Irpef, un lavoro di “ristrutturazione” della principale imposta italiana, pensata per essere progressiva ma di cui sono sempre stati e sempre saranno discussi e discutibili gli scaglioni: a volte cambiano le aliquote, altre volte i range di reddito, altre volte ancora entrambi… l’obiettivo è naturalmente trovare un equilibrio, andando a sostenere i redditi bassi ma senza penalizzare in maniera eccessiva i redditi medio-alti.

A conti fatti, la Legge di Bilancio ha tolto uno scaglione ma non ha spostato in maniera sostanziale gli equilibri, ma bisogna capire quali sono i progetti del Governo. Ecco un punto della situazione su Irpef e Addizionale Regionale, due aspetti che inevitabilmente vanno di pari passo.

Irpef e riforma: cosa è successo agli scaglioni?

Il primo aspetto da considerare è il punto di partenza, cioè la situazione attuale data dalla riforma Irpef inserita all’interno della Legge di Bilancio 2022, con la principale modifica che è stata applicata alle aliquote. Gli obiettivi di questa riforma sono in realtà molteplici, ma bisogna prestare attenzione alla complessità del tema.

Infatti, come già detto in precedenza, il processo di riforma dell’Irpef è lungo e articolato, questo passaggio costituisce sostanzialmente un primo step a cui dovranno necessariamente seguire tanti altri, tra cui quelli che il Governo sta valutando in sede di legge delega alla riforma fiscale.

La complessità del tema è dovuta al fatto che l’Irpef riguarda praticamente tutti i cittadini e che ogni piccolo dettaglio modificato può cambiare in maniera importante la situazione economica delle famiglie italiane. Il tema è così delicato che solo un processo graduale può prevederne dei cambiamenti accettabili. Inoltre, l’obiettivo è anche quello di semplificare l’intero sistema.

Legate all’Irpef ci sono infatti le detrazioni, un sistema piuttosto complesso tra sostituto d’imposta, figli a carico e spese detraibili sostenute che non spieghiamo in questa sede. In ogni caso, possiamo dire con certezza che l’Irpef è ancora troppo complessa ed astrusa rispetto a quanto vorrebbe il Governo.

La modifica principale, come detto, è sulle aliquote, ridotte da 5 a 4 nel seguente modo: 23% per i redditi fino a 15.000 euro; 25% per quelli fra 15.000 e 28.000 euro; 35% per i redditi fra 28.000 e 50.000 euro; 43% per i redditi oltre 50.000 euro.

Irpef e riforma: cosa succederà nel prossimo futuro?

Una volta esposto quanto successo nella Legge di Bilancio 2022 e spiegati gli obiettivi di questo percorso di riforma viene naturale domandarsi: quale sarà il prossimo step? Al momento la strada non è ancora ben definita e ci vorrà del tempo perché si trovi un accordo tra le forze di maggioranza, ma c’è un tema che circola con una certa insistenza e che sembra essere prioritario per il premier Mario Draghi.

Con l’obiettivo di semplificare l’intero sistema e favorire i redditi bassi, l’idea del premier sarebbe quella di ridurre ulteriormente le aliquote, passando dalle attuali 4 a solamente 3, secondo questo criterio: prima fascia con aliquota al 23%, la seconda al 33% e la terza al 43%.

Diventa però evidentemente ancora più delicata la scelta dei range di reddito a cui applicare le nuove aliquote, dove anche pochissima differenza può cambiare notevolmente le entrate di tantissime famiglie. Semplificare è necessario e doveroso, soprattutto vista la burocraticità di tutto il sistema, ma sarà questa la scelta migliore per il prossimo futuro?

Riforma Irpef: è efficace?

Ci si chiede già se la riforma Irpef sia efficace rispetto agli obiettivi dichiarati, anche se come detto si tratta più che altro di un “work in progress” del Governo. C’è anche da considerare la tempistica, perché il Governo Draghi ha al massimo un anno di vita ancora e, in più, con l’avvicinarsi delle elezioni aumenteranno anche le tematiche divisive tra le forze di maggioranza.

Alla luce di ciò, dire se questo primo cambiamento previsto in sede di Legge di Bilancio 2022 sia efficace è praticamente impossibile, ma ciò che è certo è che la strada è ancora lunga.

L’obiettivo di semplificare rimane, ma ad oggi non è neanche lontanamente raggiunto: l’Irpef rimane ancora complessa, macchinosa e con un meccanismo di calcolo non certo intuitivo, soprattutto se si vanno a considerare le detrazioni e le varie casistiche tra figli a carico e fasce di reddito.

La direzione, però, sembra essere quella giusta per quanto riguarda la tutela di alcune fasce di reddito, anche se alcuni osservatori ritengono che i redditi più favoriti siano comunque quelli medio-alti (tra i 40 ed i 50.000 euro), dunque anche in questo senso ci sono degli aggiustamenti da fare.

Addizionale Regionale: cosa succede con la riforma Irpef?

Se cambiano gli scaglioni Irpef cambia inevitabilmente anche l’Addizionale Regionale, spesso chiamata solo Addizionale Irpef, applicata dalle Regioni con alcuni parametri di riferimento ed un certo spazio di autonomia sulla base di alcune esigenze.

Si parte da una aliquota base del 1,23% e si sale, con un certo margine di discrezionalità per ogni Regione. Ad esempio, in Emilia-Romagna la situazione è la seguente: aliquota 1,33% per redditi fino a 15 mila euro; 1,93% per redditi da 15.001 a 28.000 euro; 2,03% per redditi da 28.001 a 55.000 euro; 2,23% per redditi da 55.001 a 75.000 euro; 2,33% per redditi oltre 75.000 euro.

In Lombardia, invece, queste sono le fasce: fino a 15.000 si applica l’aliquota base del 1,23%; da 15.001 a 28.000 euro aliquota 1,58%; da 28.001 a 55.000 euro aliquota 1,72%; da 55.001 a 75.000 euro aliquota 1,73%; oltre 75.000 euro aliquota 1,74%.

Addizionale Regionale: come potrebbe cambiare?

Eventuali nuovi cambiamenti sull’Irpef andrebbero quindi ad impattare anche sull’Addizionale Regionale, un’imposta comunque importante che colpisce i redditi dei cittadini e che appesantisce ulteriormente la pressione fiscale.

Il passaggio a tre aliquote influerebbe quindi doppiamente, andando a modificare anche gli equilibri dell’Addizionale Regionale, seppur comunque con differenze da regione a regione. Inoltre, il Governo starebbe valutando anche un aumento dell’Irpef locale per i Comuni con un deficit che supera i 500 euro procapite.

Un ulteriore colpo che potrebbe essere veramente mal accolto dai cittadini, colpiti praticamente su tutti i fronti da aumenti dei costi ed anche disorientati dai continui cambiamenti, Irpef in primis. Una situazione in evoluzione in cui anche solo orientarsi diventa complesso, con l’obiettivo di semplificare che a maggior ragione ad oggi appare come un vero e proprio miraggio.

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