Ecco cosa succede se non dichiari il lavoro occasionale e prendi la Naspi

Lavoro occasionale e Naspi, in teoria, dovrebbero essere incompatibili. Non è in realtà così, perché ci sono delle fattispecie in cui il legislatore tutela il lavoro seppur occasionale e di relativamente piccola entità. Ecco cosa sapere.

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Lavoro occasionale e Naspi, in teoria, dovrebbero essere incompatibili. Non è in realtà così, perché ci sono delle fattispecie in cui il legislatore tutela il lavoro seppur occasionale e di relativamente piccola entità. Ecco cosa sapere.

I primi due punti da approfondire sono sicuramente le singole fattispecie e, direttamente correlati, gli obblighi fiscali che ne conseguono. Non è semplice definire il confine che è stato previsto dal legislatore, ma contemporaneamente è fondamentale fare chiarezza in una fase così delicata per il mondo del lavoro.

La pandemia, tra i tanti effetti negativi, ha scosso un mondo del lavoro con già moltissimi problemi, portando tantissimi cittadini a rimanere disoccupati o a veder cambiare completamente il proprio ritmo lavorativo. Non a caso, oltre ai licenziamenti, sono aumentati in maniera esponenziale anche le dimissioni volontarie.

Alla luce di questa situazione, è stato inevitabile il grande accesso alla Naspi, l'ormai nota indennità di disoccupazione prevista per chi rimane senza lavoro e rispetta una serie di requisiti (tra cui almeno 2 anni di contributi versati). Ma chi rientra in questa casistica può svolgere piccoli lavori in forma di lavoro occasionale?

La risposta breve è sì. La risposta più completa verrà fornita nel resto dell'articolo. Naturalmente, consigliamo comunque di rivolgersi ad un professionista per avere delucidazioni circa la singola specifica situazione in modo da non avere mai problemi con l'Agenzia delle Entrate.

Lavoro occasionale e Naspi: va comunicato all'Agenzia delle Entrate? Ecco cosa prevede la normativa

Il primo punto è sicuramente quello della comunicazione all'Agenzia delle Entrate, aspetto che fa la differenza nel momento in cui si vuole essere in regola con il Fisco e non si vogliono correre rischi. Per farlo, dobbiamo fare la già citata distinzione nelle due fattispecie previste dalla Legge.

Si tratta delle differenze tra lavoro occasionale e lavoro autonomo occasionale. Semplicemente, nel primo caso non è necessaria la comunicazione all'Agenzia delle Entrate e non è prevista tassazione, mentre nel secondo caso è prevista una forma di tassazione.

La differenza risiede di fatto nell'assenza di vincoli di subordinazione e coordinamento, mentre le due fattispecie hanno in comune la saltuarietà e la marginalità dell'attività. Una differenza sottile, possiamo dire, ma che per il legislatore non è assolutamente trascurabile.

La comunicazione all'Agenzia delle Entrate è quindi risolta con questa distinzione. Ma a quanto ammonta l'imposizione fiscale nel caso del lavoro autonomo occasionale? Lo vediamo nel prossimo paragrafo, attenzione soprattutto alla compatibilità con la Naspi.

Lavoro occasionale e Naspi: ecco come comportarsi

Nel momento in cui si rientra nella casistica del lavoro occasionale (o del lavoro autonomo occasionale), bisogna prestare attenzione alla sua compatibilità con la Naspi, ma possiamo già anticipare che le due cose sono in ogni caso compatibili, ma in modalità differenti.

Nel caso del lavoro occasionale non c'è da fornire alcuna comunicazione all'Agenzia delle Entrate, come visto in precedenza, ma non c'è alcuna incompatibilità e si può continuare a percepire l'indennità di disoccupazione senza alcuna variazione.

Il motivo? Incentivare il lavoro, seppur saltuario e occasionale, di soggetti disoccupati che potrebbero non avere così tante opportunità per rientrare nel mondo del lavoro, soprattutto in una fase così delicata a livello economico, lavorativo e sociale.

In caso di lavoro autonomo occasionale, invece, la situazione è la seguente: non solo va dichiarato all'Agenzia delle Entrate, ma è prevista una riduzione della Naspi pari all'80% di quanto incassato con questa modalità lavorativa saltuaria.

Per chiarezza, facciamo un esempio: se un soggetto percettore di una Naspi da 1.200 euro guadagna 500 euro in lavoro autonomo occasionale, a quanto ammonta la Naspi ridotta? Si toglie in sostanza dai 1.200 euro spettanti un ammontare pari all'80% dei 500 euro di reddito aggiuntivi (cioè 400 euro), vale a dire una Naspi di 800 euro.

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Quando si perde il diritto alla Naspi? Ecco le casistiche

In ultimo, c'è da capire quando si perde il diritto alla percezione dell'indennità di disoccupazione. Oltre a capire come richiederla e quando spetta, c'è infatti da tenere in considerazione qualche casistica che comporta la fine di questo trattamento pensato per i disoccupati.

Una di queste è sicuramente il caso di assunzione come lavoratore dipendente, che fa decadere la Naspi. In caso di contratto a tempo determinato, una volta scaduto (se malauguratamente non dovesse essere rinnovato) si ritorna a percepire la Naspi contando dal momento in cui è stata interrotta.

Anche in caso di lavoro occasionale, però, c'è la possibilità di perdere la Naspi: questo accade se l'introito annuale supera i 4.800 euro. Infatti, se supera i 5.000 c'è l'obbligo di iscrizione alla Gestione Separata INPS. Inoltre, si perde il diritto alla Naspi anche in caso di apertura della Partita IVA ma, come incentivo alla nuova attività, si riceve quanto spettante nei mesi mancanti in un'unica soluzione.