P.Iva forfettaria: come pagare le tasse con 2 codici Ateco?

Chi opera in Partita IVA in regime forfettario ha una gestione fiscale piuttosto semplice, pensata proprio per essere a portata di tutti. Inoltre, ha anche la possibilità di operare con più codici Ateco, vale a dire svolgendo diverse attività sotto un'unica Partita IVA. In questo caso, però, come funziona il pagamento delle tasse? Ecco la spiegazione.

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Chi opera in Partita IVA in regime forfettario ha una gestione fiscale piuttosto semplice, pensata proprio per essere a portata di tutti. Inoltre, ha anche la possibilità di operare con più codici Ateco, vale a dire svolgendo diverse attività sotto un'unica Partita IVA. In questo caso, però, come funziona il pagamento delle tasse? Ecco la spiegazione.

Rendere tutto semplice per chi opera in Partita IVA in regime forfettario è proprio uno degli obiettivi del sistema fiscale per come è concepito ad oggi, in quanto sappiamo che burocrazia e tassazione in Italia non sono per nulla semplici ed in più sono piuttosto gravose. In sostanza, almeno una categoria "semplificata" deve esserci, anche per favorire l'iniziativa economica che altrimenti si blocca prima ancora di partire.

Un obiettivo apparentemente semplice che però non è sempre così facile mantenere nei fatti, in quanto anche i forfettari hanno diverse regole da rispettare, diversi criteri da tenere in considerazione ed ovviamente l'obbligo di pagamento di tasse e contributi, sulla base di quanto fatturano e dell'attività che svolgono.

Proviamo nel corso di questo articolo a comprendere al meglio una situazione specifica, cioè quella di chi opera con due differenti codici Ateco: si può fare? Come funziona dal punto di vista operativo? Come si pagano le tasse (ed i contributi) se i coefficienti di reddittività sono diversi?

Rispondiamo a tutte queste domande in maniera semplice ed immediata, facendo anche alcuni esempi di calcolo delle tasse.

Per chi volesse approfondire la tematica, suggeriamo questo video dell'esperto di regime forfettario Giampiero Teresi, in cui spiega proprio il funzionamento di tasse e contributi in regime forfettario con due codici Ateco:

Quanti codici Ateco si possono inserire in una Partita IVA?

La domanda non è banale ed è certamente un prerequisito di quanto andiamo a dire successivamente: si capisce che, anche solo per come abbiamo impostato il discorso, è possibile avere due codici Ateco con una stessa Partita IVA, altrimenti la questione del pagamento di tasse e contributi non sussisterebbe nemmeno.

Aprire Partita IVA, soprattutto in regime forfettario, è un'operazione semplice e relativamente veloce che può essere svolta da chiunque, anche se in genere ci si avvale comunque dell'aiuto di un commercialista. In questa sede, va comunicato il codice Ateco della propria attività.

Si tratta del codice che identifica l'attività svolta e ad ogni codice corrisponde una specifica casistica, dunque bisogna informarsi e comprendere a quale codice corrisponde l'attività che si svolge o che si vuole svolgere in maniera autonoma.

Una volta fatto questo step, si può inserire anche un secondo codice Ateco ed eventualmente anche un terzo, un quarto e così via. I codici sono però divisi tra il codice dell'attività principale, il primo comunicato e ritenuto il più importante rispetto all'attività svolta, e poi fino a sei codici secondari.

I codici possono essere inseriti anche in un secondo momento, non per forza all'apertura della Partita IVA. Infatti, è sufficiente dare comunicazione dell'altra attività per non avere alcun tipo di problema ad integrare il o i nuovi codici delle nuove attività svolte.

Quante Partita IVA può avere una persona?

Dopo aver visto che con una Partita IVA si possono avere più codici Ateco (e cioè svolgere più attività) è naturale aggiungere un altro aspetto: un soggetto può avere più di una Partita IVA?

La risposta è semplicemente no, perché è proprio questo il motivo per cui sono permessi più codici Ateco. Effettuare più attività è quindi consentito solo con la modalità del molteplice codice Ateco e non con l'apertura di più di una Partita IVA.

Infatti, lo svolgimento di più attività è consentito ma la Partita IVA è come il "codice fiscale" della propria attività e vien da sé che ognuno ha un solo codice fiscale, non può certo averne due o tre. Alla luce di ciò, proviamo ora a capire meglio come funziona il pagamento delle tasse in presenza di più codici Ateco, partendo da un concetto molto importante: il coefficiente di redditività.

Cosa comporta avere due codici Ateco? Attenzione al coefficiente di redditività

Nel momento in cui si apre Partita IVA e si inseriscono due codici Ateco (o si aggiunge un codice Ateco ad una Partita IVA già esistente), bisogna considerare la tipologia di regime fiscale a cui si vuole aderire. In questa sede, approfondiamo ciò che riguarda chi opera in regime forfettario.

Si tratta dei soggetti che hanno il trattamento fiscale e contributivo più semplice (e meno gravoso) in assoluto, non solo per le minori tasse da pagare, ma anche e soprattutto perché non hanno vincoli di tenuta delle scritture contabili e di bilancio come invece accade per le altre tipologie di attività esistenti.

Detto ciò, chi opera in regime forfettario deve assolutamente tenere in considerazione, rispetto al tipo di attività che svolge, il coefficiente di redditività. Si tratta in pratica della quota di fatturato su cui si calcolano tasse e contributi, mentre la restante parte rimane nelle tasche del titolare di Partita IVA, non è imponibile.

Per verificare il coefficiente di redditività, suggeriamo questa pagina o direttamente il sito dell'Agenzia delle Entrate, ma possiamo già specificare le tre tipologie ed i tre relativi coefficienti più ricorrenti:

  • liberi professionisti con un coefficiente di redditività pari al 78%;
  • attività commerciali e ristorazione con un coefficiente di redditività del 40%;
  • altre attività commerciali con coefficiente di redditività del 67%.

Il calcolo di tasse e contributi dipende quindi dalla tipologia di attività e cioè dal coefficiente di redditività stabilito dal Fisco.

Come calcolare le tasse con due codici Ateco? Ecco un esempio

Va subito sottolineato che il pagamento di tasse e contributi è essenzialmente identico come criteri di calcolo e si utilizza la stessa base imponibile, ma in questo sede andiamo nello specifico per quanto riguarda le tasse.

Chi opera in regime forfettario deve infatti pagare tasse pari al 5% o al 15% dell'imponibile (calcolato con il coefficiente di redditività) sulla base del seguente criterio: nei primi cinque anni il regime agevola il contribuente con una percentuale pari al 5%, mentre in tutti gli anni dal sesto in poi l'aliquota sale al 15%.

Per agevolare le considerazioni relative al doppio codice Ateco (ma come visto possono essere anche sei), procediamo con un semplice esempio: Mario Rossi ha Partita IVA in regime forfettario aperta nel 2021 (dunque tasse al 5%) ed ha due codici Ateco, il primo da libero professionista ed il secondo da commerciante.

In sede di compilazione di modello Unico, Mario Rossi dovrà dichiarare quanto ha fatturato con l'uno e con l'altro codice Ateco, per ipotesi nel seguente modo:

  • 10.000 euro fatturati come commerciante su cui andrà a calcolare il coefficiente del 40%, dunque pagherà il 5% di tasse su 4.000 euro. La cifra sarà pari a 200 euro;
  • 20.000 euro fatturati come libero professionista su cui andrà a calcolare il coefficiente del 78%, dunque pagherà il 5% di tasse su ben 15.600 euro. La cifra sarà pari a 780 euro.

In totale, Mario Rossi pagherà 980 euro di tasse. Il calcolo dei contributi, con aliquota pari al 25,72%, si effettua esattamente nello stesso modo.

Partita IVA forfettaria con due codici Ateco: stessi limiti e criteri

In sostanza, avere una Partita IVA con due codici Ateco non è così diverso da avere due Partita IVA, nel senso che i calcoli si vanno a scindere come fossero da due attività diverse (in un certo senso lo sono, come visto). Ovviamente, ciò non accade se i due codici Ateco hanno medesimo coefficiente di redditività: in tal caso i due fatturati vanno indicati comunque separatamente, ma sono calcolati nello stesso identico modo.

Infine, ricordiamo anche che per operare in regime forfettario è necessario sottostare al limite annuale di fatturato di 65.000 euro. Su tal fronte potrebbero arrivare novità a breve, ma alla situazione attuale bisogna rispettare questo vincolo di fatturato totale a prescindere dal numero di codici Ateco attivi.