Partita IVA 2022 novità regime forfettario! Le ultimissime

Il 2022 potrebbe essere un anno di svolta per chi ha una partita IVA o vorrebbe aprirne una. Le novità potrebbero riguardare le modalità di pagamento dell'acconto di novembre, che secondo la proposta della Lega, non dovrà più essere pagato in un'unica soluzione ma in rate da gennaio a giugno dell'anno successivo. L'altra novità riguarda i titolari di partita IVA in regime forfettario, prevedendo anche per loro la fatturazione elettronica.

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Il 2022 potrebbe essere un anno di svolta per chi ha una partita IVA o vorrebbe aprirne una. Il 14 gennaio sono scaduti i termini per la presentazione degli emendamenti alla legge di bilancio 2022. In tutto sono stati presentati 467 proposte di correzioni tra cui anche alcune relative ai titolari di partita IVA sia ordinario che forfettario.

Le novità potrebbero riguardare le modalità di pagamento dell'acconto di novembre, che secondo la proposta della Lega, non dovrà più essere pagato in un'unica soluzione ma in rate da gennaio a giugno dell'anno successivo.

L'altra novità riguarda i titolari di partita IVA in regime forfettario, prevedendo anche per loro la fatturazione elettronica, ed il mantenimento del tetto di reddito di 65.000 euro per godere della flat tax al 15%, che scende al 5% per le neo-costitutite attività d'impresa in forma individuale.

Il regime forfettario, introdotto nel 2015 ha consentito a tante persone fisiche che volevano intraprendere un'attività d'impresa in forma individuale di poter godere una serie di agevolazioni, oltre che la possibilità di avere una tassazione agevolata.

In un momento in cui il posto di lavoro è molto difficile da trovare, e valutando le opportunità concesse a chi ha per esempio la NASpI o il reddito di cittadinanza, di poter ricevere una liquidazione da parte dell'Inps per poter avviare un'attività in autonomia, poter contare su una semplificazione del sistema tributario, potrebbe aiutare ad avviare nuove attività in forma autonoma.

Per sapere come avere 4.680 euro per avviare un'attività consiglio la lettura della'articolo Reddito di cittadinanza: bonus Inps 780€ a tutti per 6 mesi

Partita IVA: cosa cambia nel 2022

Da quando è scoppiata la pandemia da Covid-19, le imprese, ma soprattutto le partite IVA che prestano la loro attività professionale come ditta individuale, hanno subito tante difficoltà, che in molti casi si sono tradotte nella chiusura dell'attività stessa. Più volte, già con il governo Conte, si sono succediti diversi decreti a sostegno delle imprese nonchè ristori per perdite di fatturato. Ma il vero problema per le imprese italiane, ed in particolare per le ditte individuali, è la forte pressione fiscale.

E su questo punto, i partiti dell'attuale maggioranza di governo, hanno sempre insistito per poter ridurre il carico fiscale. 

Una delle proposte che era stata presentata era proprio l'abolizione dell'IRAP che poi è passata in legge di bilancio 2022 e riguarderà lavoratori autonomi, le ditte individuali, e i professionisti mentre erano già escluse le partite IVA in regime forfettario.

Dunque via al balzello del 3.9% dall'anno fiscale 2022. L'ultimo versamento dovrà essere effettuato con il saldo a giugno 2022, se dovuto.

Ma un'altra proposta è stata avanzata dalla Lega, e riguarda invece le modalità di pagamento dell'acconto delle tasse a novembre.

Nell'attuale sistema tributario, le imprese sono chiamate a versare il saldo delle tasse a giugno dell'anno successivo all'anno fiscale precedente ed il primo acconto del 40%. Mentre a novembre, la stessa impresa deve versare il secondo acconto pari al 60%. Proprio su questa cifra, la proposta avanzata dalla Lega è quella di spalmare il secondo acconto in sei rate a partire da gennaio dell'anno successivo. 

Partite IVA: novità per il regime forfettario nel 2022

Il regime forfettario è una strada che il lavoratore autonomo o professionista può percorrere per poter svolgere la propria attività con partita IVA ma con diversi vantaggi.

La proposta avanzata sempre dalla Lega, è quella di mantenere anche per il 2022 il tetto del reddito a 65.000 euro come limite che permette di poter avere una tassazione agevolata pari al 15% sull'imponibile applicando allo stesso però i coefficienti di redditività.

Lo spiega Alberto Gusmeroli della Lega che ricorda come tante attività economiche hanno preferito

emergere e pagare un minimo piuttosto che rischiare le sanzioni se scoperti con un’attività in nero.

Quindi la vera novità per il regime forfettario è il mantenimento delle stesse condizioni applicate nel 2021, con gli stessi requisiti necessari per poter godere del maggior vantaggio di questo regime fiscale.

Infatti, in occasione della riforma fiscale, si stava discutendo di aumentare la tassazione sul regime forfettario. Ma è prevalso il buon senso e la volontà di consentire ancora a chi fa impresa in modo individuale di non essere affogato da una tassazione elevata. 

Cerchiamo allora di fare un quadro di chi può beneficiare del regime forfettario e qual è la tassazione.

Partite IVA in regime forfettario: in cosa consiste

Qualunque persona fisica può aprire una partita IVA per svolgere un'attività in proprio, quando questa non è possibile farla, sfruttando ad esempio la ritenuta d'acconto (come nel caso della cessione dei diritti d'autore). 

Il regime forfettario si differenzia dalla partita iva ordinaria in quanto propone diverse agevolazioni oltre che un regime tributario più vantaggioso.

Come primo vantaggio c'è il fatto di non dover tenere la contabilità ordinaria, ed in realtà neanche quella semplificata. Infatti il regime forfettario non prevede fatture passive, in quanto i coefficienti di redditività abbatte il reddito d'impresa sulla quale poi ci sarà la sola applicazione dell'aliquota flat al 15%, al netto dei contributi INPS da versare alla gestione separata.

L'altro vantaggio è proprio la tassazione che rispetto alla partita IVA ordinaria non prevede nè IRES nè IRAP. Ma solo una tassazione flat al 15%, che si riduce al 5% per i primi cinque anni.

Il rovescio della medaglia di questa agevolazione fiscale è nell'impossibilità ad esempio di poter portare in dichiarazione dei redditi le spese oggetto di detrazioni fiscali, come ad esempio gli interessi passivi sul mutuo, le spese mediche o le spese universitarie.

Partita IVA in regime forfettario: quali requisiti

Per il 2022 il regime forfettario manterrà le stesse condizioni del 2021. Quindi nessuna novità per quanto riguarda i requisiti di accesso. 

Per poter aprire una partita IVA in regime forfettario si deve innanzitutto rispettare il paletto del reddito prodotto nell'anno. Questo non deve superare i 65.000 euro. Questa cifra non è solo relativo al reddito prodotto con la partita IVA per il regime forfettario, ma la somma di tutti i redditi prodotti nell'anno, anche con regime d'acconto oppure come lavoratore dipendente. 

In caso di più lavori svolti con la stessa partita IVA e relativi a più codici ATECO si dovranno sommare i ricavi ed i compensi maturati con le diverse attività esercitate.

Altri requisiti da rispettare sono:

  • nel caso in cui si utilizzano dipendenti o altri lavorati con gli strumenti di voucher, o si erogano compensi ad altri collaboratori, il tetto delle spese non deve sforare 20.000 euro;
  • il regime di partita IVA è compatibile con lavoro dipendente e pensione; in tali circostanze il reddito percepito non deve aver superato 30.000 euro. Nel caso di lavoratori licenziati, questa soglia non si applica. 

Partita IVA: prossima la fatturazione elettronica per i forfettari

Durante il 2022 si potrebbe materializzare l'obbligo anche per chi ha la partita IVA in regime forfettario di emettere la fattura elettronica. Per renderlo definitivo si è in attesa della decisione del Consiglio dell'Unione Europea e la pubblicazione nella gazzetta ufficiale europea.

L'Italia ha chiesto una proroga alla deroga nell'applicazione degli articoli 218 e 232 della direttiva IVA per poter imporre l'uso della fattura elettronica anche al regime forfettario. 

La richiesta è stata accettata dal Comitato  dei rappresentanti permanenti, ma anche l'autorizzazione da parte del Consiglio UE. Non appena ci sarà l'ok e la pubblicazione in gazzetta ufficiale comunitaria l'Italia dovrà poi recepirlo nel proprio ordinamento. 

Partita IVA: come si calcolano le tasse per i forfettari

I lavoratori con partita IVA in regime forfettario non devono preoccuparsi del calcolo dell'Ires, l'imposta sul reddito delle società, nè dell'Irap. Ma devono però calcolare una tassa flat al 15% sul reddito imponibile al netto sia dei contributi versati alla cassa Inps per la gestione separata, che della parte dei costi forfait, calcolati usando il coefficiente di redditività.

Il regime forfettario ha la caratteristica di non dover registrare fatture passive per l'acquisto di beni e servizi, e quindi per poter tuttavia abbattere l'imponibile dei costi sostenuti per l'esecuzione dell'attività, in base al codice ateco ci sono dei coefficienti di redditività. 

La formula per il calcolo delle tasse è Reddito fiscale= Fatturato*coefficiente di redditività. 

Ad esempio per gli intermediari del commercio il coefficiente di redditività è il 62%.

Sul reddito fiscale si dovranno sottrarre i contributi versati all'Inps e sull'imponibile netto applicare il 15% o il 5% se trattasi start-up.

Per quanto riguarda le tempistiche di versamento delle tasse, invece queste restano al pari delle altre partite IVA quindi con saldo e primo acconto a giugno e secondo acconto a novembre.