Sebbene ci siano delle circostanze in cui è necessario arrivare ad aprire partita iva senza larghe attese, ci sono delle tempistiche all'interno dell'anno che potrebbero risultare più convenienti rispetto ad altre.
Naturalmente la decisione di aprire partita iva non è una scelta facile e vanno valutate diverse condizioni con molta attenzione (ne parliamo in questa guida di Trend Online). C'è chi decide di farlo per vedere incrementati i propri guadagni e c'è invece chi decide di intraprendere la strada del lavoro autonomo per poter lavorare in totale libertà.
Recentemente abbiamo discusso sugli incentivi previsti per il 2022, ma anche di come chiudere, e ci sembrava utile conoscere anche il quando l'apertura della partita iva potesse convenire di più.
Dal momento che ci troviamo negli ultimi giorni dell'anno, valuteremo in quest'articolo se la scelta di aprire partita iva sia sostenibile in questo periodo oppure, laddove possibile, sia più conveniente attendere ancora qualche giorno.
In che mese conviene aprire la partita iva
A volte semplicemente non è possibile scegliere quando cimentarsi nell'apertura della fatidica partita iva. Ci sono casi in cui l'avvio di un'impresa o la volontà di proseguire con il proprio lavoro autonomo in modo continuativo semplicemente non consentono il procrastino.
Per altri casi, laddove il sistema fiscale consenta di lavorare ancora senza, è bene conoscere alcune regole che consentano di aprirla nel momento più opportuno.
Naturalmente non stiamo discutendo del fatto dell'apertura in sè perché, come ben sappiamo, non ha praticamente costi, ed è una procedura piuttosto veloce. Tuttavia, il semplice fatto di averla aperta comporta dei costi nei periodi successivi che non sono del tutto indifferenti. Stiamo infatti parlando di:
Regolarizzazione dei guadagni ottenuti e l’obbligo alla dichiarazione dei redditi, il pagamento delle tasse e il versamento dei contributi, ma anche sostenere il costo del commercialista per la tenuta della contabilità e per ricevere eventuali indicazioni e consigli, scrive InfoIva.
Anche l’iscrizione alla Camera di Commercio o all’ordine professionale di riferimento costituisce un altro fattore di costo.
Possiamo già affermare come i mesi di luglio e agosto non siano davvero convenienti. Oltre al fatto di dover stare al passo con tutti gli adempimenti fiscali come se si avesse lavorato per l'intera annualità, c'è da dire che per molte realtà l'estate costituisce un momento di stasi, che certamente non dà adito a guadagni elevati.
Un discorso simile, ma leggermente più esteso, riguarda i mesi finali dell'anno, da ottobre a dicembre.
Oltre a quanto detto sopra che, in questo caso, risulterebbe ancora più sconveniente, si perderebbero alcuni vantaggi, specialmente per chi abbia scelto di aderire al regime forfettario.
Essendo un regime che consente certe agevolazioni fiscali per i primi 5 anni, va da sè che aprendo partita iva a fine anno si rinuncerebbe ad un'annualità agevolata solo per pochi mesi.
C'è davvero ragione di credere che ciò non abbia senso e che sia davvero opportuno scegliere di aprire la propria partita iva nelle fasi iniziali dell'anno.
Ci sono però dei casi in cui aprire partita iva a fine anno conviene? Lo vediamo nel successivo paragrafo.
Quando aprire partita iva a fine anno conviene
Dopo aver fatto tutte le opportune valutazioni, ci sono delle casistiche, nello specifico sono tre, in cui conviene aprire partita iva proprio negli ultimi mesi dell'anno.
In ogni caso, è sempre bene riuscire a calcolare eventuali rischi, perché i costi fissi che si andrebbero a presentare sono spesso molto elevati.
Dunque, quando aprire partita iva conviene a ottobre o novembre?
Nel primo caso, potrebbe essere quando la società si è costituita a fine anno. Se non si hanno da subito dei profitti sostanziosi, è bene ricordare che ci sono dei costi fissi non indifferenti.
Stiamo innanzitutto parlando dei diritti camerali, ovvero:
Tributi amministrativi il cui presupposto è dato dall'iscrizione nel Registro delle imprese o nel Rea (fonte La Legge per Tutti).
Essi vanno versati ogni anno e costituiscono un esborso a partire da 200 euro circa.
A ciò si vanno ad aggiungere la vidimazione dei libri sociali, anch'essi da pagare ogni anno per un importo di circa 300 euro, e tutto ciò che riguarda la messa in regola della posizione fiscale a fine anno: bilancio, dichiarazione dei redditi ecc. Qui il costo varia a seconda del proprio consulente.
Se l'impresa è invece individuale non ci sarà la vidimazione dei libri sociali, ma verranno ad aggiungersi i costi di iscrizione alla gestione INPS per Artigiani e Commercianti. Sebbene il costo non sia di certo indifferente, si tratta di un fattore pagato mensilmente: ne deriva pertanto che aprire la partita iva ad inizio oppure a fine anno non avrà grandi differenze.
C'è infine il terzo caso, che riguarda i professionisti. Per loro scatterà certamente l'obbligo della dichiarazione dei redditi. In più, se si tratta di forfettari ci saranno anche gli adempimenti iva: in ogni caso, però, come abbiamo visto poche righe addietro, probabilmente questi ultimi non avrebbero una reale convenienza ad aprire partita iva a fine anno.
C'è però di più. Per chi è iscritto alla Gestione Separata INPS, non ci sono costi fissi legati alla contribuzione e, in questo caso, potrebbe essere un notevole vantaggio. Il primo anno, infatti, sarebbe necessario pagare non soltanto il totale delle tasse dell'anno, ma anche il totale delle tasse versate a titolo di acconto per l'anno successivo. Avendo lavorato solo gli ultimi mesi dell'anno, questa cifra dovrebbe essere sicuramente bassa sia per l'anno in corso sia per l'anno venturo.
Ricordiamo che comunque si tratta di casi particolari per i quali aprire partita iva sia effettivamente conveniente negli ultimi mesi dell'anno. Nella maggioranza dei casi, invece, non si può attendere perché l'obbligo di aprirla è già scattato. Vogliamo ricordare quando?
Quando scatta l'obbligo della partita iva
In realtà, a scanso di equivoci, non è proprio corretto affermare che aprire partita iva sia obbligatorio allo scattare di una determinata soglia di introiti. In effetti, la partita iva è obbligatoria allorquando si svolga un'attività professionale con sistematicità e continuità.
In effetti, l'obbligo che scatta al raggiungimento dei fatidici 5 mila euro di ricavi non è quello di apertura di partita iva, bensì quello di iscrizione alla succitata Gestione Separata INPS.
Se ci pensiamo, ci sono categorie professionali iscritte ad albi professionali, come ingegneri e avvocati, che sono tenute di per sè, e sin da subito, ad aprire la partita iva.
Quindi in tutti quei casi in cui si svolga un'attività in maniera continuativa e per più di 30 giorni in un anno è sempre necessario aprire partita iva. A maggior ragione, quando si pubblicizza in maniera sistematica la propria attività professionale.
Naturalmente, esistono dei vantaggi non indifferenti, e consistono nella scelta del regime fiscale più adeguato. Lo vediamo nel prossimo paragrafo.
Quando conviene aprire partita iva forfettaria o semplificata?
Come abbiamo già visto in precedenti articoli sul regime forfettario su Trend Online, di primo acchito la partita iva forfettaria può rappresentare un grosso vantaggio. Essa infatti consente una tassazione estremamente contenuta, del 5% o 15% fino ad una fatturazione di 65 mila euro.
Ben diversa è la situazione per la partita iva a regime semplificato, dove le aliquote variano da un minimo del 23% ad un massimo del 43% con il metodo progressivo a scaglioni previsto dalla normativa sull’IRPEF.
Nonostante la grande differenza di tassazione, potrebbe essere comunque conveniente valutare il regime semplificato, dal momento che tra i due, è l'unico regime che consenta di scaricare i costi (ad eccezione dei contributi prevvidenziali). Ciò è importante perché permette di avere sgravi ulteriori su IRPEF.
L’unico caso in cui, un professionista in regime forfettario, potrà dedurre/detrarre i predetti oneri, scrive FiscoEasy, sarà nel caso in cui gode anche di un altro reddito, per esempio un reddito di lavoro dipendente.
Una scelta da fare con grande ponderazione, considerando dall'altro lato, tutti i vantaggi che il regime forfettario arrecherebbe e delle cui novità per il 2022 parliamo nell'ultimo paragrafo.
Le novità 2022 delle partite iva forfettarie
La più grande e, a tratti, temuta novità per questo 2022 per quanto riguarda chi abbia una partita iva forfettaria, è la possibile introduzione della fatturazione elettronica. Dopo l'ok dell'UE per il suo proseguo all'utilizzo fino al 2024, si attende nelle prossime settimane, forse mesi, che si ufficializzi l'ok anche per le partite iva forfettarie, finora esenti.
Mancando diversi passaggi, sembra comunque assai improbabile che l'obbligo possa essere imposto sin dai primi mesi del 2022. Si tratta in ogni caso di un tassello fondamentale nella lotta all'evasione.
Per quanto riguarda limiti di ricavo e requisiti d'accesso sembra non ci saranno cambiamenti e che tutto possa restare invariato.
Un'altra novità però sembra profilarsi all'alba del 2022. Scrive infatti SkyTg24 che potrebbero essere adottati degli aggiustamenti con l'approvazione del disegno di legge delega. Nell'articolo si legge infatti:
Nello specifico, nella relazione finale delle Commissioni parlamentari sulla riforma fiscale si suggeriscono dei correttivi. Si potrebbero dunque adottare delle misure specifiche per coloro che perdono i requisiti di cui sopra, come ad esempio l’uscita con effetto ritardato.
Sempre nell'articolo si fa riferimento al fatto di come si voglia modificare la legge in modo tale che i forfettari possano rimanere tali per 2 ulteriori annualità, pur avendo superato le limitazioni di ricavo imposte: cioè potrebbe avvenire solo nel caso in cui si soddisfino determinati requisiti che si andranno a eviscerare successivamente.
Le novità si profilano molte per il 2022.
Si ricordi, comunque, che come accennavamo in apertura, il momento di aprire partita iva, forfettaria o meno, deve essere sempre lungamente ragionato.