Quanto paga di tasse uno streamer? Cosa dice il fisco su tassazione e partita Iva

Quanto paga di tasse chi fa lo streamer su YouTube o su Twitch? La domanda può sembrare banale, ma non lo è: ecco come funziona e cosa dice il fisco.

Spesso si sente dire che gli streamer guadagnano cifre da capogiro, e la domanda che viene da porsi di conseguenza è: quanto pagano di tasse? Lo vediamo nel corso di questo articolo: Codici Ateco, limiti, aliquote e non solo.

Aprire Partita IVA è un passo che spaventa tutti, ma proprio tutti. Sì, perché nel momento in cui si svolge un’attività continuativa nel tempo si è costretti ad aprire Partita IVA, praticamente con gli stessi criteri di un qualsiasi altro lavoro, anche se il Fisco non prevede ancora un inquadramento specifico per queste nuove attività.

Con le professioni “giovani”, come influencer e streamer appunto, la situazione è sempre questa: l’Agenzia delle Entrate prevede un modo per regolamentare queste professioni, ma non esiste un inquadramento specifico, come banalmente un Codice Ateco dedicato.

Questione di tempo, perché arriverà anche quello nel giro di qualche mese o anno… ma la sostanza non cambia, perché aliquote, forme di pagamento e obblighi rimarrebbero molto probabilmente simili, con al limite qualche specifica novità strutturata ad hoc per questo tipo di professione.

Naturalmente, fa la differenza anche il reddito che si è in grado di produrre, base fondamentale per comprendere quale soluzione fiscale sia più giusta e adatta. Lo streamer è colui che produce contenuti online in genere su YouTube o Twitch (le due “big” in questo momento), ma come funziona dal punto di vista fiscale? Ecco tutto ciò che c’è da sapere.

Aprire Partita IVA per gli streamer: ecco i Codici Ateco previsti

Aprire Partita IVA, come detto in precedenza, è un passaggio fondamentale ed in parte spaventoso per molti soggetti, impauriti dal regime di tassazione e dalla serie di obblighi in cui inevitabilmente si incappa. 

Innanzitutto, quando bisogna aprire Partita IVA? Come per qualsiasi altra attività, quando il lavoro diventa continuativo ed organizzato, dunque non si tratta più di un qualcosa di “improvvisato” (come spesso avviene inizialmente nelle attività online) ma c’è un’organizzazione ed una ricorrenza nella pubblicazione di contenuti.

Una volta fatto questo passaggio, bisogna capire con quale Codice Ateco aprire. Il suggerimento è quello di farsi supportare da un professionista, ma con ogni probabilità la scelta ricadrà su una di queste tre possibilità:

  • 85.59.20 – corsi di formazione e corsi di aggiornamento professionale;
  • 59.11.00 – attività di produzione cinematografica, di video e di programmi televisivi;
  • 73.11.02 – conduzione di campagne di marketing e altri servizi pubblicitari.

Si tratta di tre valide alternative accettate dall’Agenzia delle Entrate, ma va detto che la seconda è di gran lunga quella più calzante con l’effettiva attività svolta. La scelta va basata però anche sui criteri legati al coefficiente di redditività, un elemento fondamentale che comprenderemo meglio successivamente.

Non è da escludere, inoltre, che nei prossimi mesi possa arrivare un Codice Ateco pensato proprio per chi svolge l’attività di influencer, streamer e altre attività online legate ai social network.

Quanto si paga di tasse? I regimi fiscali per Twitch e Youtube

Per quanto riguarda il regime fiscale, si può optare per due possibilità: regime forfettario o regime ordinario. Per capire profondamente la differenza tra i due regimi, suggeriamo di considerare le casistiche in cui conviene l’uno o l’altro.

Le considerazioni da fare sono infatti identiche che si tratti di attività da streamer o qualsiasi altro lavoro, con l’unica differenza che ogni soggetto valuta l’incisività dei costi da sostenere per la sua attività e sceglie di conseguenza la soluzione migliore.

Altrettanto importante nella scelta del Codice Ateco è la valutazione del già citato coefficiente di redditività: per il primo ed il terzo del precedente paragrafo esso ammonta al 78% dei ricavi, mentre per il secondo esso è pari al 67% dei ricavi conseguiti.

Sarebbe quindi semplice optare per il secondo che ha coefficiente più basso (cioè base imponibile più bassa per il calcolo della tassazione), ma va anche considerato che proprio il secondo ed anche il terzo richiedono l’iscrizione in Camera di Commercio, mentre per il primo questo step non è necessario.

Come fatturare le donazioni di Twitch? Risponde Agenzia delle Entrate

Un aspetto specifico di questa attività riguarda le donazioni. Tecnicamente, le donazioni non vanno dichiarate all’Agenzia delle Entrate e dunque su di esse non si pagano le tasse, ma solo quando avvengono tra privati fuori dall’esercizio della professione.

In sostanza, se Tizio riceve una donazione in quanto Tizio, non pagherà le imposte e non dovrà dichiarare nulla, se invece riceve la donazione in quanto streamer (o qualunque altro sia il lavoro, in realtà), allora deve dichiarare la somma in “altri redditi” e pagare le tasse. In tal senso, il tramite della piattaforma Twitch costituisce un modo estremamente semplice per determinare che avvenga nell’esercizio della professione.

Non è però necessario emettere fattura per queste somme, come Agenzia delle Entrate stessa ha dichiarato.

A questo punto, aspiranti streamer, non resta che aprire il proprio account Twitch e produrre contenuti, ben consapevoli delle conseguenze fiscali a cui andrete incontro.

Redazione Trend-online.com
Redazione Trend-online.com
Di seguito gli articoli pubblicati dalla Redazione di Trend-online. Per conoscere i singoli autori visita la pagina Redazione Trend-online.com
Seguici
161,688FansLike
5,188FollowersFollow
780FollowersFollow
10,800FollowersFollow

Mailing list

Registrati alla nostra newsletter

Leggi anche
News Correlate