Reddito di cittadinanza: ecco svelate le truffe per averlo!

Il Governo attuale è impegnato ogni giorno nella ricerca dei furbetti del reddito di cittadinanza, ovvero persone che fraudolentemente ne hanno fatto richiesta, ottenendo l'assegno mensile o addirittura di soggetti che per molto tempo hanno percepito due assegni, uno da parte dello Stato italiano, uno dallo Stato estero dove realmente vivono. Fatta la legge trovata l'inganno. Ma la pacchia sta per finire.

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Il reddito di cittadinanza è una misura che lo Stato ha messo in campo per aiutare quelle fasce della popolazione maggiormente disagiate.

L’intento è stato in parte oscurato da quelle persone che, pur non avendo i requisiti per accedere a questa tipologia di assistenzialismo, negli anni ne hanno beneficiato, a danno di coloro che diversamente per problemi vari, non ne hanno potuto giovare

Reddito di cittadinanza: il lupo travestito da pecora

Si potrebbe riassumere con questa figura retorica presa in prestito dalle fiabe, l’inchiesta che giorni fa ha portato alla scoperta di circa 123.000 persone che, illegittimamente, hanno frodato lo Stato chiedendo ed ottenendo il beneficio del Reddito di Cittadinanza.

Si potrebbe disquisire a più non posso circa la natura stessa del reddito di cittadinanza e troveremmo sempre due fazioni che si contrappongono: la prima dei sostenitori di questa misura vista come una boccata di ossigeno ed un aiuto prezioso per coloro che, reddito alla mano, hanno evidenti difficoltà economiche.

La seconda fronda è rappresentata da coloro che vedono nel reddito di cittadinanza l’ennesimo sperpero di denaro pubblico a fronte di una situazione che, difficilmente vedrebbe le persone che percepiscono questo reddito, impegnarsi fattivamente nella ricerca di un lavoro.

Insomma, come è buona prassi il popolo italico stante la sua innata propensione a schierarsi da una parte piuttosto che dall’altra del tifo, è diviso circa la necessità di mantenere questa forma di assistenzialismo.

I favorevoli al reddito di cittadinanza

Coloro che reputano necessario il reddito di cittadinanza e fondamentale la sua introduzione, motivano la loro posizione sul fatto che si tratta di una misura già prevista in molti Paesi membri dell’Unione cui spesso si guarda con ammirazione per le politiche di assistenza ai cittadini che portano avanti.

Per costoro rappresenta di certo una conquista a favore di quelle classi sociali più svantaggiate e che grazie a questa forma di contribuzione avrebbero maggiori possibilità di uscire dalla situazione critica in cui versano.

Essendo aumentato considerevolmente, rispetto alla situazione pre covid, il numero dei poveri in Italia.

Si parla di circa 5.6 milioni di cittadini italiani che versano in condizioni di povertà e di totale indigenza nel 2020, a fronte dei 4.6 milioni del periodo precedente (pre covid).

Va da sé che una misura di questo tipo ha contribuito inoltre ad aiutare quelle fasce di popolazione colpite duramente dai mesi di lockdown in cui hanno giocoforza dovuto abbassare le serrande dei propri negozi ed attività lavorative.

I contrari al reddito di cittadinanza

Sulla sponda opposta ci sono i contrari al reddito di cittadinanza.

Si tratta di coloro che non solo lo reputano inutile ai fini dell’abbattimento della soglia di povertà, ma anche dannoso in quanto creerebbe un circolo vizioso in base al quale chi non ha un lavoro, ha tutto l’interesse a non trovarlo, benchè l’intento di questa misura fosse proprio l’inserimento o il reinserimento nel mondo del lavoro.

Ebbene, c’è che considera il reddito di cittadinanza una misura che, per l’importo erogato ovvero circa 780 euro mensili, renderebbe superflua la ricerca di un lavoro stante la possibilità, per molte persone, di poter vivere con una somma mensile di quest’entità.

In parole povere la domanda che ci si fa è una: “perché devo cercare un lavoro che, se va bene, mi fa guadagnare la stessa cifra, o poco di più del reddito di cittadinanza?”

Molti preferiscono non uscire da questa comfort zone, spesso rifiutando occasioni di lavoro perché pagano poco oppure perché distanti dal proprio paese o città.

Ma oggettivamente, le perplessità in merito a questa misura sono anche altre.

Difficoltà nel trovare lavoro

La prima difficoltà per chi percepisce il reddito di cittadinanza non è soltanto mettersi alla ricerca di un lavoro, quando si percepisce un introito che da questo punto di vista non motiva di certo l’aspirante lavoratore a rimboccarsi le maniche.

C’è anche la questione di non avere le competenze richieste per il mercato del lavoro in continuo cambiamento e dunque, di non essere spendibile in un ambiente che richiede abilità e skills particolari: insomma, il corto circuito è dietro l’angolo.

Pertanto, da un lato c’è chi potrebbe svolgere mansioni per le quali il salario garantito è pari o di poco superiore/inferiore al reddito di cittadinanza, ma preferisce percepire la misura assistenziale standosene a casa.

In questo caso manca la motivazione per cercare lavoro.

Da un altro lato lo stesso soggetto che percepisce il reddito di cittadinanza, non risulta avere spesso e volentieri quelle competenze che vengono richieste dal mercato e, in particolare, dai vari recruiter.

Focus sui precettori del reddito

Proprio questa seconda criticità ovvero la mancanza di competenze, o addirittura di un titolo di studio, rappresenta lo scoglio maggiore che va affrontato e cercato di superare.

Alcuni esponenti del Movimento 5 Stelle, ideatore della misura assistenziale rappresentata dal Reddito di Cittadinanza, hanno calcato il segno sul fatto che chi versa in condizioni disagiate e dunque ha diritto a percepire l’assegno in questione, non deve adagiarsi su questa situazione.

In parole povere, se il soggetto beneficiario non ha ad esempio un titolo di studio, in base alla proposta in programma, deve impiegare il tempo libero per seguire corsi di formazione in maniera tale da poter ottenere un titolo di studio.

La mancata frequentazione del corso di studi, porterebbe alla perdita del beneficio.

Altra criticità: chi sono i beneficiari del reddito

Un ulteriore punto di attrito nei dibattiti e nelle inchieste che puntualmente vengono fatte è relativo all’identità dei reali percettori del reddito di cittadinanza.

Una recente stima ha calcolato che non tutti i soggetti meno abbienti riescono ad accedere alla misura di sostegno messa in campo dal Governo.

Di contro, molti altri che non ne avrebbero i requisiti, sono stati ammessi al beneficio in questione.

Volendo riassumere in primis il problema dipende dall’inadeguatezza di alcuni parametri utilizzati dall’Istat per captare i nuovi poveri, per meglio dire, gli indigenti.

Il costo della vita è diverso da Nord e Sud e questo incide nell’identificazione delle fasce deboli che entrano a far parte del “paniere” Istat per quanto concerne i soggetti potenzialmente beneficiari del reddito di cittadinanza.

Reddito di cittadinanza: Nord vs Sud

La tematica dei precettori del reddito di cittadinanza, come siamo abituati, ricalca l’annosa questione delle differenze tra Nord e Sud, in merito al costo della vita.

Come anticipato precedentemente, è consolidato il fatto che la vita nel Nord del Belpaese costi di più, a parità ovviamente dei salari che, nella maggior parte dei casi per le medesime mansioni, sono superiori a quelli percepiti al Meridione.

L’annosa diatriba tra le differenze tra il Nord e Sud si arricchisce di una nuova tematica che è quella relativa ai precettori del reddito.

In pratica, si punta il dito verso quelle percentuali che identificano nel territorio della Campania e in particolare di Napoli, una spesa per l’elargizione del reddito di cittadinanza pari quasi a quella dell’intero Nord Italia.

Si parla di cifre esorbitanti per quanto concerne le percentuali dei soggetti beneficiari della misura di sostegno, con inevitabili polemiche che ricalcano i dubbi sulla “bonarietà” della misura in questione.

I furbetti del reddito di cittadinanza

Nelle analisi degli economisti, risultano circa 123.000 posizioni reddituali non in linea con la concessione del beneficio del reddito di cittadinanza e per le quali, va ravvisata la necessità di interrompere l’elargizione della misura assistenziale.

Ad onor del vero, è stata già disposta la sospensione dell’erogazione dell’assegno mensile per coloro che, fraudolentemente, avevano percepito il reddito di cittadinanza.

Si tratta, in qualche caso, di veri e propri nuclei familiari in cui i beneficiari del reddito avevano omesso alcune dichiarazioni circa il numero effettivo dei componenti la famiglia o, nei casi più gravi, avevano inserito dichiarazioni mendaci sul modulo ISEE circa il reddito annuo percepito.

Inoltre, come se non bastasse, dai controlli incrociati dei dati resi possibili grazie all’interazione con i sistemi informatici dell’Anagrafe tributaria, si è scoperto che alcuni dei beneficiari del reddito di cittadinanza, erano cittadini con la fedina penale sporca o, per dirla in “legalese”, con precedenti penali.

Va da sé che c’è stato un problema serio nei meccanismi di controllo, spesso non idonei a far fronte ad una massiccia richiesta come quella per il reddito di cittadinanza.

Ciò si è verificato anche al contrario ovvero sono stati ammessi al beneficio in questione, cittadini esclusi in precedenza semplicemente per errori nel calcolo dell’ISEE.

Il Caso della Sicilia: il doppio reddito di cittadinanza

Come nelle migliori beffe anche in questo caso a fronte di persone che vengono escluse, pur avendo diritto a percepire quel particolare reddito, ci sono persone che addirittura hanno beneficiato di un doppio reddito di cittadinanza.

Il caso in questione riguarda alcuni cittadini siciliani che avrebbero percepito il reddito di cittadinanza sia in Italia che all’estero e precisamente in alcuni paesi tra cui: Svizzera, Germania, Olanda, Belgio.

In pratica, una volta espatriati, non comunicavano il cambio di residenza all’AIRE (Anagrafe degli italiani residenti all’estero) in modo tale da richiedere l’indennità nel paese straniero.

Si tratta d’indennità simile al reddito di cittadinanza che viene elargita appunto sulla base della dichiarazione reddituale che deve essere sotto una determinata soglia.

In questo modo percepivano sia l’indennità del paese estero che il reddito di cittadinanza in quanto, nel frattempo non comunicavano il cambio di residenza, confidando sulla lentezza della macchina burocratica nell’effettuare i controlli dovuti.