Regime forfettario 2022, cambia la fattura! Ultime novità

La fatturazione elettronica è d'obbligo anche per i titolari di partita Iva in regime forfettario, a partire da questo anno 2022. Ecco tutte le ultime novità!

Avanza l’esercito delle partite Iva, in particolar modo quelle del regime forfettario. Perché quando si pensa al lavoro in proprio, il pensiero va alle grandi aziende o ai milionari che hanno fatto della loro fortuna un impero

E invece aprire una posizione fiscale in maniera autonoma significa semplicemente rispettare una legge del nostro Paese che afferma che, chi lavora per conto personale, offrendo una consulenza o vendendo un prodotto, deve possedere un numero a 11 cifre, denominato partita Iva, affinché il Fisco possa individuarlo e tassarlo (a ragione).

Un regime agevolato sia dal punto di vista della tassazione che della gestione contabile e amministrativa. Per quale motivo dunque il governo pensa ora a introdurre la fatturazione elettronica anche per i forfettari? Una complicazione giustificata da quale motivazione?

…obbligo di fatturazione elettronica. Fino all’ultimo si era sperato che questo obbligo non ci fosse o che slittasse all’anno prossimo ma invece puntualmente già dal 2022 scatta l’obbligo della fattura elettronica per tutte le partite IVA in regime forfettario

Chi può ancora aderire a tale regime agevolato e chi invece ne resta fuori?

Ecco tutte le novità sul funzionamento del regime forfettario, i requisiti di base e l’obbligo di fattura elettronica introdotto per questo anno 2022.

Regime forfettario 2022, ultimissime

Ciò che però rappresenta un retaggio ormai duro a morire è che chi si mette in proprio allora in automatico vuol dire che fattura grosse somme. E soprattutto che la maggior parte di esse sono oggetto di evasione fiscale, praticamente una conseguenza naturale. 

Ebbene, non è così. 

Al giorno d’oggi, il pubblico impiego non offre più alcuna possibilità concreta di sopravvivenza (a meno di non sostenere in questi tempi un esame per TFA alla veneranda età di 45 anni, magari senza figli, visto il ritmo altalenante e il guadagno precario derivante dalle supplenze offerte). 

L’assunzione presso le aziende private, soprattutto nell’era post-Covid, diventa un vero e proprio miraggio. Al limite bisogna accontentarsi di qualche part-time, sempre sperando di avere qualcuno (moglie? marito? genitore?) pronto a offrire un aiuto economico, per mandare avanti la baracca.

Cosa c’è di male dunque nel voler mettere a frutto le proprie competenze, diventare freelance e lavorare sul proprio personal branding, così da potersi permettere un’esistenza dignitosa “semplicemente” aprendo una partita Iva?

Tra l’altro, ormai, il retaggio dell’evasione fiscale va sdoganato soprattutto perché oggigiorno “partita iva” è sinonimo di tanti giovani volenterosi, startup innovative, liberi professionisti e mamme freelance che lavorano online. Ebbene, lavorare da casa sul web significa in automatico emettere fatture ogni mese e ricevere un bonifico in cambio, assolutamente (e in maniera estremamente trasparente) tracciabile.

Perché dunque continuare a mettere paletti sul cammino già alquanto impervio di questa categoria di lavoratori? Davvero introdurre l’obbligo della fatturazione elettronica per chi guadagna molto meno dell’agognata soglia di 65 mila euro annui, significa eliminare il problema dell’evasione fiscale in Italia?

Cos’è il regime forfettario

Il regime forfettario ha rappresentato realmente una grossa novità, nel panorama della folla di partite Iva che a oggi rappresenta il motore di questo Paese. Tale regime fiscale infatti prevede che un’impresa (o libero professionista) non guadagni più di 5 mila euro al mese, considerando anche alcuni paletti per quanto concerne gli investimenti e la retribuzione dei dipendenti.

Al di là dell’agevolazione fissata per la tassazione (max 15% sul fatturato ma perfino 5% per i primi cinque anni, in caso di prima attività), il grande vantaggio che ha sempre apportato nei confronti delle piccole realtà imprenditoriali (o di lavoro autonomo) risiede proprio nel l’alleggerimento dal punto di vista burocratico.

Beneficio che chiaramente a oggi viene a mancare, non fosse altro che per il maggior dispendio di tempo e le lungaggini nell’iter previsto, dovute all’utilizzo di software prefissati allo scopo.

Ecco dunque una panoramica esaustiva sulle linee guida previste dalla Legge di Bilancio 2022 per quanto concerne le partite Iva a regime forfettario, sia dal punto di vista di agevolazioni e finanziamenti sia per quanto concerne contributi e sussidi nonché obblighi da ottemperare.

Regime forfettario 2022 requisiti

Il 2022 è stato già definito in più occasioni, l’anno della ripresa. In pratica, semplicemente, tutti gli autonomi che fino a prima dello scoppio della pandemia guadagnavano uno stipendio dignitoso, ora dovrebbero tornare perlomeno a lavorare.

Certo, non è colpa di nessuno se IL virus (ormai per antonomasia) si è abbattuto sulle nostre esistenze ma tantomeno dei malcapitati titolari di partita Iva, che semplicemente rispettano la legge, aderendo a un regime fiscale previsto dallo Stato e in base al quale pagano le tasse.

Sussidi economici irrisori ma tanti, tanti bonus, quello sì. Per i rubinetti, le facciate da ristrutturare, il giardino e per il credito d’imposta per i mobili di casa (tutte priorità in piena pandemia, è evidente).

Ciò che senza dubbio va però messo sul carro dei vincitori è il super bonus 110 (perlomeno si risparmia sulle bollette) e ovviamente il “rivoluzionario” assegno unico per i figli, per la prima volta in assoluto concesso in via preferenziale proprio ai titolari di partita Iva (dallo scorso luglio 2021).

Solo a partire dal giorno 1 di questo mese di gennaio 2022 infatti è possibile inoltrare le richieste anche per i lavoratori dipendenti del settore pubblico o privato.

Per aderire al regime forfettario 2022 è necessario:

  • registrare ricavi e compensi non superiori a 65 mila euro
  • non aver sostenuto spese superiori a 20 mila euro per retribuire eventuali collaboratori
  • non aver percepito oltre 30 mila euro di reddito da lavoro dipendente

Per tutti coloro che rientrano in questi parametri, si applica una flat tax del 15%, che si riduce al 5% per quanto riguarda le startup o chi inaugura la propria posizione fiscale.

Obbligo fattura elettronica forfettari

La nuova legge di Bilancio 2022 vede protagonisti i titolari di partita Iva -e in particolare coloro che aderiscono al regime forfettario- con una serie di novità, inerenti non solo a contributi e sussidi ai quali avranno facoltà di accedere bensì anche a una serie di obblighi e nuovi paletti da rispettare, soprattutto a livello burocratico.

Chissà che però aggrovigliare ulteriormente la matassa degli adempimenti a cui sottostare non strida un po’ con l’obiettivo di rilanciare il Paese e favorire la ripresa economica? Ai posteri l’ardua sentenza.

Intanto tra le grosse novità a cui è necessario prestare attenzione c’è l’introduzione dell’obbligo alla fatturazione elettronica, anche per chi rendiconta meno di 65 mila euro all’anno. Abbiamo approfondito in questo articolo l’argomento, motivo per cui rimandiamo alla lettura di tale approfondimento sulla fattura elettronica forfettari

L’incombenza per i forfettari è ormai certa per il 2022 e resterà in vigore fino ad almeno il 2024. L’unico nodo da sciogliere a oggi riguarda la data di effettiva attuazione della disposizione. Si resta dunque in attesa di una norma nazionale specifica per le partita Iva, in questo senso.

Dunque con il 2022 anche chi è in regime forfettario dovrà necessariamente emettere fattura elettronica. Non basta: esattamente come gli altri dovrà anche inoltrarla al sistema di interscambio entro 12 giorni. 

Certo è che, a fronte degli obblighi previsti dall’adesione alla partita IVA in regime forfettario, non siano pochi i vantaggi di cui è possibile beneficiare.

Infatti molti liberi professionisti e freelance oggigiorno hanno una carriera avviata e la possibilità di beneficiare di un’entrata mensile dignitosa proprio perché hanno avuto l’opportunità di una tassazione agevolata di cui farsi carico.

Ricordiamo infatti che il regime forfettario prevede il pagamento del solo 5% di tasse sul fatturato, per le startup o i primi cinque anni di attività, e in seguito di massimo il 15%.Una gestione sicuramente semplificata della propria attività, al netto ovviamente dei contributi previdenziali, che però variano a seconda della cassa di previdenza alla quale si appartiene.

A fronte di tanti vantaggi troviamo tuttavia una serie di compensazioni, sul piatto della bilancia, che vanno dall’assenza di scarichi fiscali e di agevolazioni come invece accade per chi aderisce al regime ordinario. 

Questo è uno dei motivi principali per cui è indispensabile rivolgersi a un bravo consulente fiscale o commercialista, al fine di comprendere a pieno quali sono le proprie esigenze, dal punto di vista di scarico fiscale, così da non vedere sprecato neppure un euro di spesa o di investimento.

Questa precisazione è d’obbligo ovviamente perché non è detto che il regime forfettario per le partite Iva sia il più conveniente a priori, considerando la bassa percentuale di tassazione prevista (altrimenti tutti i titolari di partita Iva aderirebbero, a prescindere!). In molti casi invece, le spese sostenute per l’attività, gli investimenti e il credito d’imposta maturato rendono più vantaggiosa l’adesione al regime ordinario, per risparmiare sulle tasse da versare all’erario.

Come fare fattura elettronica forfettari

A oggi solo chi opera nel sistema sanitario può dirsi esente dall’obbligo della fatturazione elettronica. Per tutti gli altri è arrivato il momento di aggiornarsi e dunque predisporre il necessario per la compilazione della fattura elettronica.

È possibile rivolgersi al proprio commercialista di fiducia oppure utilizzare un apposito software per la preparazione delle fatture elettroniche. In alternativa

  • si procede direttamente sul sito dell’Agenzia delle Entrate, accedendo alla sezione fatture e corrispettivi, in particolar modo se si hanno poche fatture da gestire
  • si può ricorrere all’App FatturAE, scaricabile in maniera gratuita ma disponibile soltanto per i liberi professionisti
  • si utilizza il sito delle Camere di Commercio, che dispongono di un proprio software di fatturazione ma in particolare concepito per le PMI

Una volta preparata la fattura non resta che inviarla tramite il sistema di interscambio.

Natalia Piemontese
Natalia Piemontese
Consulente lavoro online e professioni digitali, classe 1977. Sono Natalia, Piemontese di cognome, pugliese di nascita e calabrese d'adozione. Laureata in Scienze Politiche presso l'Università degli Studi di Bari, ho conseguito un Master in Selezione e Gestione delle risorse umane. Mamma bis, scrivo sul web dal 2008. Sono specializzata in tematiche del lavoro, business nel digitale e finanza personale. Responsabile del blog #mammachebrand, ho scritto un e-book "Mamme Online, come gestire casa, lavoro e figli".
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