Tasse in regime forfettario: chiarimento AdE su aliquota 5%!

Come funziona la tassazione per il regime forfettario? Esiste l'aliquota al 5% e Agenzia delle Entrate ha chiarito quando può essere applicata.

La tassazione in regime forfettario è fortemente agevolata e se ne parla sempre per varie ragioni: dalla richiesta dei forfettari di abbassarla ulteriormente fino al chiarimento dell’Agenzia delle Entrate sui soggetti residenti all’estero che si spostano in Italia. Ecco come funziona la tassazione al 5% e chi riguarda.

Naturalmente, quando parliamo di tassazione agevolata bisogna tenere in considerazione diversi criteri, tra cui anche quelli legati all’elusione ed evasione fiscale. Il rischio di concedere una tassazione così bassa è naturalmente quello di attirare soggetti anche dall’estero per usufruire solo di questo vantaggio, ma senza spostare effettivamente l’attività in Italia. Questo è proprio il principio dell’elusione, da evitare per vari motivi.

Ci sono poi anche i criteri europei che nel tempo si stanno intensificando e rendendo sempre più precisi e puntuali, al fine di evitare elusione ed evasione come detto, ma anche di uniformare i paesi europei sotto questo punto di vista, con l’obiettivo di far diventare l’Unione sempre più fiscale, oltre che monetaria.

La direzione insomma è quella di un regime di tassazione preciso e il più possibile trasparente, ma bisogna comprendere attualmente quali sono le regole da seguire, motivo per cui Agenzia delle Entrate ha fornito un chiarimento per i soggetti residenti dall’estero che si spostano in Italia.

L’impressione è che, quando si parla di tassazione per i forfettari, ci sia sempre un certo movimento e dei cambiamenti in vista, anche se non è detto che sia veramente così, perché il Governo guidato da Mario Draghi sembra avere al momento altre priorità.

Vediamo esattamente quando si applica il famoso 5% di tassazione, cosa dice il chiarimento dell’Agenzia delle Entrate e quali sono le prospettive del prossimo futuro per i titolari di Partita IVA in regime forfettario.

Per chi volesse approfondire la tematica, suggeriamo il canale YouTube di Giampiero Teresi, esperto proprio di regime forfettario e autore di video che chiariscono tutte le novità di volta in volta:

Tasse in regime forfettario: chi deve applicare l’aliquota del 5%?

Partiamo dalla base, per capire esattamente quando va applicata l’aliquota ridotta del 5% per i soggetti che hanno Partita IVA in regime forfettario. Si tratta del regime più semplice, detto infatti anche regime agevolato, che prevede pochissimi obblighi dal punto di vista della tenuta contabile e della documentazione da fornire.

L’aliquota così bassa, solo al 5%, si applica però solo ad alcuni soggetti ed il criterio è temporale: per i primi cinque anni di attività l’aliquota è appunto al 5%, per favorire l’inizio dell’attività e incentivare così l’iniziativa imprenditoriale, mentre dal sesto anno in poi l’aliquota sale al 15%.

Questo criterio esiste ormai da diverso tempo ed è pensato esattamente per agevolare l’inizio dell’attività, mentre l’aliquota che poi sale al 15% rimane fissa potenzialmente per sempre. Chiaramente, si tratta di un regime agevolato in ogni caso, perché la tassazione normale sul reddito da lavoro parte del 23% (con i noti scaglioni Irpef, per altro cambiati nella Legge di Bilancio 2022).

Infatti, che sia 5% o 15%, è comunque un’imposta sostitutiva, cioè un’aliquota stabilita in sostituzione delle normali imposte: Irpef e addizionali locali e regionali. Questo è il funzionamento base della tassazione per i titolari di Partita IVA in regime forfettario, ma vediamo meglio che chiarimento ha fornito l’Agenzia delle Entrate.

Tasse in regime forfettario: ecco il chiarimento dell’Agenzia delle Entrate!

Con l’interpello n.197 del 20 aprile 2022 l’Agenzia delle Entrate ha chiarito il funzionamento dell’aliquota ridotta per chi si sposta in Italia e decide di iniziare una nuova attività autonoma. In effetti, però, non è così semplice il funzionamento di questa eventualità, motivo per cui è appunto arrivato il chiarimento.

In particolare, si è parlato molto dell’applicazione dell’aliquota ridotta, cioè quella al 5%, per chi venisse in Italia ad esercitare la sua attività: è giusto che venga prevista questa riduzione come per i cittadini italiani? In teoria sì, ma in pratica ci sono da considerare alcuni elementi.

Infatti, può usufruire di questa possibilità solo chi inizia una nuova attività, dove con nuova si intende che non può essere un’attività semplicemente spostata da un paese estero (ma dell’Unione) in Italia, perché in quel caso decade il concetto di nuova e, quindi, non c’è il diritto ad avere la tassazione agevolata, ma si applica il 15%.

Una scelta che si può vedere perfettamente allineata al funzionamento della tassazione in regime agevolato e che, questo è l’obiettivo, non permette a chi svolge già attività autonoma in altri paesi di spostarsi in Italia appositamente per usufruire di questo 5% per cinque anni.

Tasse in regime forfettario: ecco come applicare il 5% per i residenti esteri!

Per fare tutto secondo la normativa, un residente all’estero deve quindi spostarsi in Italia e poi cominciare l’attività autonoma, che non può quindi essere “importata”, e deve risultare residente nell’anno in cui l’attività economica è cominciata. 

Inoltre, è necessario che l’attività svolta sia per il 75% nel territorio nazionale. Ciò significa, banalmente, che non è possibile svolgere l’attività con soli clienti o collaboratori esteri, perché in quel caso decade l’esercizio dell’attività in Italia e si ha in pratica solo la residenza, senza effettivamente esercitare nel territorio italiano.

Ancora una volta, si intuisce che l’obiettivo è evitare il fenomeno elusivo e regolamentare la tassazione ad aliquota ridotta nella maniera più coerente possibile.

Tasse in regime forfettario: è sempre possibile per chi svolgeva attività estera

Se la parte vista in precedenza andava a definire fondamentalmente i criteri in maniera restrittiva, c’è anche una conferma positiva all’intero del chiarimento dell’Agenzia delle Entrate. Se infatti è vero che chi esercitava già un’attività all’estero non può godere del 5% per i primi cinque anni, è anche vero che può spostare la propria attività in Italia senza problemi e godere del regime forfettario.

Quindi niente tassazione agevolata, ma sì all’accesso al regime forfettario per chi sposta la propria attività da un Paese che fa parte dell’Unione Europea (o dello Spazio Economico Europeo). Questo criterio è semplicemente pensato per la trasparenza del passaggio di informazioni tra paesi, in quanto sarebbe impossibile dialogare con Paesi che non forniscono le informazioni fiscali di cui sono a disposizione.

Facendo un brevissimo riassunto: sì alla tassazione ridotta al 5% solo se l’attività è nuova, altrimenti si rientra nel regime forfettario ma con da subito l’aliquota al 15%, al solo patto di provenire da paese UE o SEE.

Tasse in regime forfettario: c’è aria di cambiamento?

Il chiarimento dell’Agenzia delle Entrate era principalmente improntato ai soggetti esteri che vengono in Italia, ma in verità c’è aria di cambiamento un po’ diffusa per quanto concerne i titolari di Partita IVA in regime forfettario.

Queste le novità in arrivo:

  • dal 1° luglio 2022 chi fattura oltre 25.000 euro l’anno sarà obbligato ad adottare la fatturazione elettronica e non più cartacea;
  • dal 1° gennaio 2024 anche chi fattura meno di 25.000 euro l’anno sarà obbligato ad adottare la fatturazione elettronica;
  • a seguito dell’abolizione Irap, è in discussione il cambiamento dell’imposta sostitutiva ma con ogni probabilità non cambierà;
  • il Governo sta valutando un possibile regime fiscale transitorio per chi passa dal regime forfettario a quello ordinario a seguito del superamento della soglia dei 65.000 euro di fatturato all’anno.
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