Regime forfettario: cambia il tetto di fatturato! La riforma

Un nuovo tetto di fatturato per chi opera in regime forfettario, con un sistema per rendere il passaggio più graduale rispetto al sistema attuale.

I titolari di Partita IVA che operano nel cosiddetto regime forfettario hanno come sistema di tassazione una flat tax al 5 o al 15%, con un passaggio decisamente netto quando e se dovessero operare in regime ordinario. Un gradino ritenuto decisamente troppo alto, sistemato e forse tolto attraverso questo nuovo sistema: come funzionerà?

La novità ormai non è quasi più una novità, perché si parla di questo regime transitorio ormai da alcune settimane. Ci sono però giorno dopo giorno aggiornamenti su come questo sistema potrebbe funzionare, in funzione anche di alcune altre novità introdotte dalla legge delega alla riforma fiscale.

Una di queste è per esempio l’introduzione dell’obbligo di fatturazione elettronica per i forfettari che fatturano oltre 25.000 euro, quindi sicuramente anche coloro che sono a ridosso della soglia dei famosi 65.000 euro di fatturato. Insomma, diverse novità bollono in pentola ed è buona cosa fare un po’ di chiarezza non solo su come funzionerà tale regime transitorio, ma anche sulla direzione futura del tetto di fatturato dei forfettari.

C’è infatti da tempo il progetto di ampliare i facenti parte di questa categoria portando il fatturato a 100.000 euro come tetto massimo, al posto dei 65.000 euro attuali. Anche di questo parleremo nel corso dell’articolo, ma come sempre in questi casi si parla di un tema piuttosto delicato su cui è necessario trovare un equilibrio, impresa decisamente non semplice.

La legge delega, in ogni caso, è ancora in discussione alla Commissione Finanze della Camera, dopodiché arriverà ad essere votata. In questa fase, probabilmente, arriveranno ulteriori novità su diversi fronti. Non sembra essere uno di questi il regime transitorio, su cui c’è già accordo tra le forze di maggioranza, ma sappiamo bene che in questi casi vige il “mai dire mai”, anche e soprattutto in funzione di ciò che accadrà su catasto e tassazione delle persone fisiche (i due temi caldi su cui le forze di maggioranza si stanno confrontando).

Regime forfettario: cosa si vuole cambiare con la riforma fiscale?

Il regime forfettario non è altro che il sistema pensato per chi opera in Partita IVA come lavoratore autonomo semplice, non ha quindi un’organizzazione societaria e resta entro certi limiti di fatturato ed operativi. In questo modo, ha la possibilità di avere diverse agevolazioni (infatti è detto anche regime agevolato) come tasse inferiori, minori obblighi dal punto di vista contabile ed un sistema generalmente più semplice.

In pratica, l’idea è quella di agevolare il lavoro degli autonomi che già non hanno tutta una serie di garanzie che invece ha il classico dipendente medio, dalla certezza dello stipendio all’azienda che fa da sostituto d’imposta. Soprattutto in tempi difficili nel mondo del lavoro come quelli attuali, per il Governo resta importante non mettere eccessivamente in difficoltà chi vuole iniziare un’attività autonoma.

Anzi, l’idea è proprio quella di favorire l’iniziativa economica in un tempo di incertezza. In tal direzione, l’intento generale sarebbe quello di alzare proprio il tetto di fatturato del regime forfettario a 85.000 o addirittura 100.000 euro, ma sarebbe comunque una novità da introdurre gradualmente.

Questa gradualità potrebbe essere data proprio dal regime forfettario. Vediamo dunque come funzionerebbe e quali soggetti ne sarebbero interessati.

Regime forfettario e transitorio: ecco tetto di fatturato e condizioni

La prima questione in assoluto è chiaramente il tetto di fatturato. Attualmente, il tetto è fissato a 65.000 euro e se si supera questa soglia, si entra direttamente nel regime ordinario o semplificato a partire dall’anno successivo. Ciò significa che si passa da una tassazione al 15% (o addirittura l 5% nei primi cinque anni di attività) al normale calcolo secondo gli scaglioni Irpef.

La differenza è abissale e mette i soggetti interessati nelle condizioni di eludere in qualche modo una parte del fatturato e non rientrare così in questa situazione, quanto meno per un anno. Per evitare questo comportamento elusivo e rendere il salto meno netto, ecco che arriverebbe il regime transitorio per due anni.

In tale nuovo regime, le condizioni del regime forfettario sarebbero confermate in caso di superamento dei 65.000 euro di fatturato e fino ad un massimo di 85.000, per non più di due anni. Restano da comprendere, però, alcuni aspetti pratici che verranno chiariti probabilmente con i decreti attuativi.

Regime transitorio: quale aliquota?

Un dubbio importante riguarda l’aliquota da applicare per questi soggetti che superano il tetto di fatturato del forfettario: sicuramente manterranno un’aliquota unica, la cosiddetta imposta sostitutiva che è di fatto una forma di flat tax, ma bisogna capire quale sarà questa aliquota.

Si è parlato del 10% per chi dovesse essere ancora nei primi cinque anni di attività ed il 20% per chi invece operasse da sei anni o più. Un’aliquota comunque ragionevole rispetto al passaggio all’Irpef, ma resta da capire se verrà approvata in questo modo. 

L’altro aspetto su cui ci sono dei dubbi riguarda i cosiddetti casi limite: se si superano i 65.000 e si entra nel transitorio, ma poi il fatturato diminuisce e si ritorna entro i limiti del forfettario… cosa succede? Bisognerebbe capire se questi due anni di regime transitorio sono anche un modo per capire se l’anno oltre i 65.000 euro è stato un exploit o il professionista sta effettivamente facendo crescere in maniera stabile i suoi ricavi.

Insomma, non è una questione fondante ma è comunque importante capire che logica adotterà il Governo, anche perché potrebbe rivelare molto in ottica futura.

Come cambierà il regime forfettario? Ipotesi e scenari

Secondo molti questo nuovo regime transitorio è solo un modo, una transizione appunto, per arrivare ad alzare il tetto di fatturato del regime forfettario. Secondo altri, si creerà effettivamente un regime transitorio tra forfettario ed ordinario destinato a rimanere nel tempo.

Possiamo certamente dire che una direzione precisa ancora non c’è, ma è più probabile la seconda ipotesi piuttosto che la prima. Se si alzasse il tetto di fatturato senza prevedere un regime transitorio, si sposterebbe solo il problema dello stacco troppo netto con il regime ordinario… insomma, non lo si risolverebbe.

Ecco perché sembra più plausibile che il regime transitorio venga approvato per rimanere, anche se di fatto ciò non esclude che i tetti possano essere spostati verso l’alto. Una soluzione ibrida sarebbe quindi ragionevole, ma solo il tempo dirà quale dei due scenari, se non entrambi, si realizzerà e soprattutto quando.

Regime transitorio: da quando diventerà realtà?

Considerando i dubbi ed i nodi ancora da sciogliere, il regime transitorio potrebbe diventare realtà a partire dal gennaio 2023, anche se la riforma fiscale è prevista qualche mese prima. In questo modo, il Governo avrà il tempo di approvare i decreti attuativi entro la fine dell’anno solare.

Anche perché, come detto in precedenza, dal 1° luglio 2022 tanti soggetti in regime forfettario saranno costretti ad adottare la fatturazione elettronica e, in questo modo, le due novità non andrebbero a sovrapporsi. Chi invece ha un fatturato annuo inferiore a 25.000 euro, ha l’obbligo di fatturazione elettronica solo a partire dal gennaio 2024.

Nel complesso, la riforma fiscale sta lavorando su diversi fronti ed è probabile che non porterà tutte le novità che ci si augurava e che erano state promesse (ne abbiamo parlato qui), ma sul fronte della Partita IVA e dei regimi di tassazione potrebbero arrivare importanti passi avanti… finalmente.

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