Regime Transitorio: arriva con la riforma fiscale! Ultime

La legge delega alla riforma fiscale è bloccata, in una situazione di stallo tipica della nostra politica. C'è però in cantiere più di una novità che possiamo dare già per certa, come la fatturazione elettronica, più qualcun'altra ancora in discussione, come l'eventuale regime transitorio di cui parliamo proprio in questo articolo.

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La legge delega alla riforma fiscale è bloccata, in una situazione di stallo tipica della nostra politica. C'è però in cantiere più di una novità che possiamo dare già per certa, come la fatturazione elettronica, più qualcun'altra ancora in discussione, come l'eventuale Regime Transitorio di cui parliamo proprio in questo articolo.

Lo stallo deriva dalla volontà dei partiti di maggioranza di non aumentare le tasse (o quanto meno di non assumersene la responsabilità), soprattutto per quanto riguarda la tanto discussa riforma del catasto. Su altri fronti, come appunto la fatturazione elettronica, non c'è praticamente più nulla da discutere.

Difficile dire oggi quando la riforma fiscale supererà finalmente questo step, ma la prossima data importante è quella del 9 maggio.

Nel frattempo, le discussioni sull'eventuale Regime Transitorio si sprecano, tra segnali dati dal Governo e possibilità che invece probabilmente non vedremo realizzarsi. In ogni caso, questa novità potrebbe rimanere nell'aria per il futuro, cioè potrebbe in sostanza essere solo rimandata.

Anche perché è evidente che da quando il regime forfettario funziona in questo modo, il "salto" per passare al regime semplificato o ordinario è troppo netto e va in qualche modo ammorbidito. Che sia un vero e proprio Regime Transitorio o no, il Governo deve interrogarsi su questo tema ed offrire una soluzione pratica per i liberi professionisti.

Alla luce di ciò, ecco cosa sappiamo sul Regime Transitorio ed anche le motivazioni che hanno portato ad una sua (eventuale) realizzazione. A partire dalla storia recente del regime forfettario fino ad arrivare al contesto in cui ciò sta accadendo, tra crisi nel mondo del lavoro e problemi sempre crescenti per chi sceglie di avviare o portare avanti un'attività autonoma nel nostro Paese.

Regime Forfettario: breve storia del regime agevolato

Il regime forfettario, detto anche regime agevolato, è di gran lunga quello più conveniente tra i regimi fiscali esistenti in Italia per chi opera con Partita IVA. L'alternativa è operare attraverso la prestazione occasionale (approfondimento qui), ma non è detto che sia più semplice dal punto di vista pratico, nonostante quello che comunemente si pensa.

In ogni caso, negli ultimi anni il regime forfettario è andato incontro a numerose novità, venendo praticamente sempre ritoccato per essere il più possibile al passo con i tempi e con le esigenze. L'ultima novità è arrivata nel 2018 (operativa dal 2019) ed ha fissato a 65.000 euro il tetto di fatturato di tutte le Partite IVA forfettarie, a prescindere dal Codice Ateco che identifica la tipologia di attività.

Prima di allora, infatti, c'erano tetti di spesa differenziati per chi opera con determinati Codici Ateco a 25.000 o 50.000 euro, mentre ora è stato uniformato per tutti il tetto a 65.000. Una volta che si supera questa cifra, si è obbligati a passare al regime fiscale semplificato o ordinario.

Il forfettario è infatti pensato per i primi anni di attività ed ha parecchi vantaggi, con l'idea che se poi l'attività cresce in termini di fatturato allora è necessario rientrare nel regime ordinario. Quest'ultimo prevede non solo una tassazione più elevata, ma anche gli adempimenti IVA ed una serie di obblighi in termini di contabilità.

Lo stacco tra i due regimi è molto netto, probabilmente troppo, motivo per cui si sta pensando di istituire un Regime Transitorio che agevoli il passaggio... ecco come funzionerebbe e cosa prevede, almeno secondo le indiscrezioni circolate in queste settimane.

Regime Transitorio: come funzionerebbe? Ecco le indiscrezioni

Secondo quanto fatto trapelare dalle forze di Governo, un eventuale regime di mezzo tra il forfettario e l'agevolato andrebbe ad alzare la soglia di fatturato, da 65.000 euro attuali a 85.000 o 100.000 euro. A prescindere dal tetto che verrà ritenuto più idoneo, come funzionerebbe questo Regime Transitorio?

In sostanza, chiunque supera il tetto di 65.000 euro non è più costretto a passare al regime ordinario a partire dal successivo 1° gennaio, ma ha due anni di tempo in un regime di mezzo, in una sorta di limbo. In questo limbo, sia la tassazione che gli obblighi fiscali sono praticamente a metà strada tra il regime forfettario e quello ordinario.

Ciò significa che in sostanza si opterebbe per una tassazione tra il 10 ed il 20%, contro quella del 5 o del 15% nel regime forfettario e quella dal 23% in su nel regime ordinario. Per quanto riguarda gli obblighi invece non ci sarebbero quelli legati all'imposizione dell'IVA, mentre su altre questioni secondarie c'è ancora parecchio da discutere.

Regime Transitorio: attenzione al criterio di cassa

Un criterio che chi ha nozioni economiche conosce bene è quello della competenza contrapposto a quello della cassa. Per chi opera in regime forfettario, quest'ultimo è quello che comanda: rientra nel fatturato solo quanto viene effettivamente incassato nell'anno e non quanto viene fatturato.

Un ulteriore vantaggio per i soggetti interessati che non si ritrovano a pagare tasse e contributi per importi che non hanno effettivamente incassato ma che sono ancora dei crediti, in alcuni casi destinati a finire nel nulla. Probabilmente, questo criterio verrà mantenuto anche in Regime Transitorio, anche perché è l'unico ragionevole che non crea un conflitto di principio tra i due regimi.

Inoltre, il Regime Transitorio sarebbe comunque temporaneo, come fa capire il termine stesso, dunque non avrebbe alcun senso inserire obblighi ad hoc per questo nuovo sistema se dopo due anni viene comunque abbandonato in favore di quello ordinario.

Regime Transitorio: l'antidoto per l'elusione dei forfettari?

Ciò che ci si chiede in queste settimane è se un eventuale Regime Transitorio possa essere più una complicazione del sistema che non un vero e proprio vantaggio per i titolari di Partita IVA. Domanda lecita nel Paese della burocrazia, ma il Governo punta più che altro a combattere il fenomeno elusivo dei forfettari.

In parole molto semplici, ciò che accade con i regimi come sono ora è che chi fattura ed incassa cifre vicine ai 65.000 euro semplicemente smette di incassare al fine di non superare tale soglia (e rimanda all'anno successivo). In questo modo, può rimanere in regime forfettario anche l'anno successivo.

Chiaramente se poi il fatturato viene dichiarato successivamente (ad esempio a gennaio anziché a dicembre) non si tratta di evasione, ma appunto di elusione del Fisco. Un fenomeno che comunque va combattuto perché permette a chi incassa cifre superiori a 65.000 euro di godere comunque dei benefici del regime forfettario, tanto quanto chi ne incassa cinque o dieci volte meno.

Regime Transitorio e tempistiche: ecco cosa sappiamo

Dopo aver visto che il Regime Transitorio è sostanzialmente un antidoto ad un fenomeno comunque dannoso per lo Stato, seppur non quanto l'evasione ovviamente, vediamo con quali tempistiche questa novità potrebbe diventare realtà.

La premessa è che ancora non è ufficiale, anzi, è una possibilità e nulla più al momento. L'approvazione della legge delega alla riforma fiscale è come detto in standby, motivo per cui dare una tempistica è sostanzialmente impossibile. Se però il Regime Transitorio dovesse essere veramente portato avanti dalle forze di maggioranza in questa sede, allora possiamo già definire qualche aspetto utile.

Probabilmente, la novità sarebbe effettiva a partire dal 2023 e riguarderebbe come detto chi supera la soglia dei 65.000 euro di fatturato. Inoltre, sarebbero ancora da definire i dettagli ma l'idea è che la tassazione possa passare al 10% per chi l'aveva al 5% nel regime forfettario (cioè in P.IVA da meno di cinque anni) ed al 20% per chi invece l'aveva al 15% nel regime forfettario (cioè in P.IVA da almeno sei anni).