Catasto: si va verso l’aumento delle tasse sulla casa!

La riforma del catasto è in fase di completamento. Aggiornamento delle rendite catastali ma non solo. Si teme un aumento delle tasse sulle casa.

Nessuno tra i Governi che si sono susseguiti nell’ultimo ventennio è mai riuscito a portare a termine la riforma del catasto.

I valori catastali infatti sono fermi agli anni 80 e non corrispondono minimamente al valore degli immobili nell’attuale mercato immobiliare.

Rendite catastali obsolete che no rispecchiano il reale status, una situazione quella del catasto attuale che non può in qualche modo non essere aggiornata.

Draghi è assolutamente deciso ad andare avanti con l’obbiettivo di approvare la riforma che potrebbe entrare in vigore a partire dal 2026 superando anche l’opposizione dei partiti del centro destra contrari per una serie di motivi tra i quali il rischio di un aumento delle tasse sulla casa.

Ma non è solo il premier Draghi a volere tale riforma, la spinta arriva anche dall’Europa con una severa raccomandazione che ci intima senza mezzi termini di accelerare verso il completamento della riforma del catasto superando tutti i dubbi e trovando un’intesa tra le varie forze politiche.

Siamo ancora in alto mare infatti, i primi 6 mesi del 2022 non hanno portato alcuna novità, se ne parla tutti i giorni di come potrebbe essere innovato il catasto, ma per quanto riguarda la sottoscrizione del testo normativo non si fanno passi avanti con i leader dei rispettivi partiti fermi sulle proprie posizioni.

Catasto: il rischio di una riforma è  di un aumento delle tasse sulla casa

Nelle interviste e nelle sue ultime uscite pubbliche il premier Draghi continua ad essere fiducioso sul futuro della riforma del catasto certo è che non sembra fare i conti con il leader della Lega Matteo Salvini, di tutt’altro parere, le sue parole sono chiare:

“Se qualcuno chiede alla Lega e ai suoi esponenti di tornare a tassare la prima casa, si attacca al tram”

Salvini sostiene che la casa è il bene più amato dagli italiani e la Lega non ha assolutamente intenzione di firmare una normativa che rischia un aumento delle tasse sulle abitazioni gravando ulteriormente sulle tasche dei cittadini.

Dalla parte di Draghi c’è Bruxelles, la Commissione europea che vuole assolutamente che il Governo italiano acceleri nell’approvazione delle riforme su Fisco e Catasto

La campagna mediatica portata avanti dalla Lega sembra stia facendo breccia sull’opinione pubblica che sta associando sempre più la riforma del catasto ad un aumento delle tasse sulla casa, aumenti che si andrebbero a sommare a quelli già in atto di luce, gas e beni alimentari, che non pochi disagi stanno creando tra la popolazione.

C’è da chiedersi quindi, un eventuale riforma e un aggiornamento delle rendite catastali rischierebbe veramente di far aumentare le tasse sugli immobili e se si, quali e di quanto?

Quante sono le tasse che lo Stato incassa dagli immobili di tutta Italia e come sono suddivise?

Ad oggi il gettito fiscale proveniente dagli immobili ammonta a circa 41 miliardi di euro, questi i dati diffusi dall’Agenzia delle Entrate. Tale cifra può essere a sua volta suddivisa in 4 differenti tipologie di entrate per lo Stato, nello specifico:

  • le entrate che arrivano dal pagamento dell’IMU, quantificate in 21 miliardi di euro, circa il 50% dell’intera torta;
  • le tasse che si pagano durante la compravendita di un immobile, vale a dire l’atto di successione che porta nelle casse dello Stato circa 11 miliardi;
  • la cedolare secca, versata dai proprietari di casa che riscuotono i canoni d’affitto, in questo caso i miliardi versati all’erario sono 3;
  • le tasse aggiuntive quali l’Irpef e il bollo sull’abitazione, che aggregate valgono 6 miliardi di euro.

Tali cifre derivano dall’intero parco immobili italiano quantificabile in 35 milioni e 200 mila abitazioni censite dai tecnici del catasto.

Di questi 35 milioni la maggior parte appartengono alla categoria catastale A3, vale a dire

“abitazioni e unità immobiliari appartenenti a fabbricati con caratteristiche di economia sia per i materiali impiegati che per la rifinitura e con impianti tecnologici limitati ai soli indispensabili”.

Riforma del catasto, come funziona e cosa cambia

La riforma del catasto nasce non solo pe aggiornare le rendite catastali, ma per rimappare il parco immobili italiano facendo emergere anche vecchi abusi edilizi, come immobili mai accatastati o accatastati parzialmente, tutto questo dovrà essere fatto grazie anche all’introduzione di nuovi e moderni strumenti di individuazione e di controllo delle consistenze dei terreni e dei fabbricati.

Insomma un catasto più efficiente via i vecchi archivi con migliaia e migliaia di fascicoli cartacei che lasceranno posto ad archivi digitali, digitalizzazione che caratterizzerà anche altri aspetti come quelli operativi e dei rapporti con il cittadino.

A questo fine nuovi modelli e strumenti renderebbero più fluida la circolazione di documenti tra gli uffici dei Comuni e l’Agenzia delle Entrate.

Ora per entrare nello specifico cerchiamo di comprendere quali sono i punti principali introdotti all’interno della riforma.

In pratica grazie a nuovi tecnologici e innovativi strumenti messi a diposizione dell’Agenzia delle Entrate si potrà portare a galla irregolarità riguardanti:

  • abusi edilizi rispetto ad immobili mai censiti, o che hanno subito ampliamenti che rendono difforme l’immobile da come appare in catasto o ancora che non rispettano la relativa destinazione d’uso ovvero la categoria catastale attribuita;
  • i terreni edificabili accatastati come agricoli;
  • gli immobili abusivi, individuando a tale fine specifici incentivi e forme di valorizzazione delle attività di accertamento svolte dai comuni in questo ambito, nonché garantendo la trasparenza delle medesime attività.

Il testo normativo inoltre per gli immobili censiti prevede un aggiornamento delle rendite catastali, quindi la determinazione di un nuovo valore patrimoniale in linea con i valori di mercato.

In pratica ogni singolo immobile avrà un valore di vendita e di affitto, verrà cambiata anche l’unità di misura che sarà il mq e non più il vano catastale.

Riforma catasto, chi pagherà di più: le ipotesi

Ma quale potrebbe essere il vero impatto fiscale di una eventuale riforma del catasto?

Le tasse che potrebbero aumentare sono quelle sulla casa come imposta di registro, Iva, Imu, Irpef, Isee.

Cominciamo dalla tassa per la quale si ha più timore perchè è la più pagata dai cittadini italiani, l’IMU.

Ci ha pensato il consulente fiscale Fimaa Italia Cristoforo Florio a rassicurare la popolazione affermando che un aggiornamento delle rendite catastali a rialzo non comporterebbe un aumento dell’IMU che invece si verificherà per tutti quegli immobili fantasma ad oggi non ancora censiti, ma che con la riforma emergeranno.

Passiamo ora all’IRPEF, Florio in questo caso ha spiegato come non saranno i valori catastali a cambiare bensì la plusvalenza potrebbe trovare un indice della sua quantificazione in un eventuale valore di mercato; nel caso però dovesse passare la linea dell’intesa raggiunta, il valore di mercato non dovrebbe esserci sulla visura catastale.

Altre considerazioni vanno fatte anche per Iva ed ISEE, cominciando da quest’ultima è chiaro che un aumento delle rendite catastali avrebbe conseguenze sull’ISEE del cittadino che aumenterebbe di conseguenze con il rischio che si superi la soglia che da diritto a bonus sociali e sussidi.

Per quanto riguarda l’IVA invece c’è poco da dire visto che non dipende in alcun modo dai valori catastali ma che potrebbe servire come indicatore di un eventuale valore, una sorta di supporto per il Fisco per segnalare “hai fatturato troppo poco per la media di quell’immobile’”.

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