Riforma fiscale: cosa cambia per dipendenti e partite IVA

La riforma fiscale del governo Meloni sarà presentata al Cdm entro la fine di marzo e riguarderà principalmente modifiche all'Irpef e alle aliquote Iva: cosa cambierà per salari e spese?

riforma fiscale

La riforma fiscale dovrebbe essere approvata dal Consiglio dei Ministri a marzo. Ci sta lavorando il viceministro dell'Economia Maurizio Leo, che nei giorni scorsi ha offerto alcune previsioni sulle nuove regole dell'Iva e dell'Irpef. Vediamo cosa cambierà.

Riforma fiscale: cosa cambia

Per l'Irpef, il passaggio da un sistema a quattro tariffe a uno a tre tariffe è possibile, ma resta da vedere come e a chi esattamente possano essere aumentati (o diminuiti) i salari.

Per quanto riguarda l'IVA, invece, l'aliquota potrebbe essere ridotta, eventualmente azzerata, a seconda del prodotto.

La riforma fiscale dovrebbe includere anche una riduzione dell'IRES per le aziende che investono in beni strumentali per la crescita e lo sviluppo. Si parla anche di abolire l'Irpef.

Ma cosa cambierebbe nei due punti chiave, Irpef e IVA? Approfondiamo il contenuto della riforma.

IVA: taglio o azzeramento

Una delle ipotesi proposte da Leo è l'azzeramento dell'IVA su alcuni beni, sull'esempio di quanto fatto durante il Covid con i vaccini.

L'idea è comunque quella di seguire il principio dell'esenzione fiscale con diritto di detrazione, anche se è necessario capire a quali beni si applica, ha spiegato il viceministro.

Inoltre, il Governo vuole armonizzare le aliquote fiscali. Leo ha fatto l'esempio del settore alimentare, dove il pane è soggetto a un'IVA del 4%, la carne e il pesce del 10% e una bottiglia d'acqua del 22%.

Si potrebbe quindi ridurre l'aliquota fiscale per alcuni alimenti. Questo ridurrebbe l'onere per i cittadini sull'acquisto.

Le nuove possibili aliquote Irpef

Attualmente ci sono quattro aliquote Irpef:

  • al 23% per i redditi fino a 15mila euro;

  • al 25% tra i 15mila e i 28mila euro;

  • al 35% tra i 28mila e i 50mila euro;

  • al 43% per i redditi sopra i 50mila euro.

La riforma potrebbe ridurre questo numero a tre. In questo caso, vengono prese in considerazione due opzioni.

Nel primo scenario ipotetico, l'aliquota fiscale per i redditi inferiori a 15.000 euro rimarrebbe invariata; nel secondo e nel terzo scenario, l'aliquota fiscale per i redditi compresi tra 15.000 e 50.000 euro verrebbe consolidata al 27%.

Ciò significa che gli stipendi netti si ridurrebbero per chi guadagna tra i 15.000 e i 28.000 euro e aumenterebbero per chi guadagna più di 28.000 euro.

Infine, per i redditi superiori a 50.000 euro, l'aliquota fiscale rimarrebbe al 43%. La seconda ipotesi è che la prima aliquota (23%) venga estesa fino a un reddito di 28.000 euro, aumentando così gli stipendi di molti lavoratori.

La seconda aliquota tra i redditi di 28.000 e 50.000 euro sarà del 33% (cioè più bassa di quella attuale), con conseguente aumento dei salari.

Tuttavia, non cambierà nulla per i redditi superiori a 50.000 euro e si prevede una revisione dei crediti d'imposta.

Per avere risposte certe, bisogna aspettare che la riforma venga finalizzata a marzo.