Riforma Fiscale: scende l’Irpef e salgono gli stipendi!

Ormai è tutto pronto per la Riforma Fiscale con delle modifiche così sostanziali al prelievo Irpef che dovrebbe, a quanto promette l’esecutivo Draghi, portare ad una riduzione delle tasse e un aumento di stipendio. Si prospettano poi grandi cambiamenti per la Partita Iva, sia per quanto riguarda il prelievo fiscale che il regime forfettario. Infine, viene abolita l’IRAP e vengono rimodulate anche le aliquote IVA.

Image

La pausa parlamentare sta per finire e molto presto l’esecutivo Draghi tornerà al lavoro sulla Riforma Fiscale, partendo proprio dal documento conclusivo dell’indagine conoscitiva pubblicato il 30 giugno scorso dalle Commissioni Finanze di Camera e Senato.

Questo documento racchiude l’analisi di un indagine preliminare che identifica quali obiettivi la manovra dovrà raggiungere e fornisce indicazioni sugli interventi da attuare per arrivare a queste finalità.

La Riforma Fiscale si presenta come un’azione massiccia che va ad interferire con moltissimi aspetti del sistema tributario. La priorità assoluta, e su questo sono tutti concordi, è la rimodulazione dell’Irpef che a quanto promette l’esecutivo governativo dovrebbe avere l’effetto immediato di un aumento in busta paga, soprattutto per lavoratori dipendenti e pensionati.

La riforma interverrà principalmente in due modi sull’Irpef, abbassando il numero degli scaglioni e riducendo la percentuale dell’aliquota media. Sarà poi introdotta la no tax area, cioè sarà fissato un margine di entrate iniziali non soggette a tassazione Irpef.

Un’altra modifica sostanziale riguarda la modalità di prelievo fiscale agli autonomi che diviene mensile anche per il secondo acconto e le Partite Iva a regime forfettario avranno a disposizione una nuova agevolazione.

Infine, sono previste delle modifiche alle detrazioni fiscali, alcune delle quali dovrebbero essere applicate in automatico, oltre all’abolizione dell’IRAP.

Ma l’ultima e conclusiva tappa della Riforma Fiscale sarà la rimodulazione delle aliquote IVA, per le quali si prospettano cambiamenti in linea con quelli dell’Irpef.

Quali sono i problemi che la Riforma Fiscale dovrà risolvere?

Il documento conclusivo redatto dalle Commissioni Finanze, che lo ricordiamo consiste nei risultati finali di un’indagine preliminare e non è una bozza della riforma in senso stretto, parte dalla verifica dei problemi e delle anomalie del nostro sistema tributario.

Dopo di ciò passa ad analizzare in che modo questi possano essere risolti con la Riforma, cioè gli obiettivi che essa dovrà perseguire.

Infine le Commissioni indicano per linea generale in che modo dovranno modellarsi i cambiamenti se si vogliono ottenere i risultati sperati.

Più nel dettaglio il documento sostiene che uno dei problemi del fisco italiano sia la mancata progressività, cioè un aumento non costante delle tasse da pagare al salire del reddito. Altro problema è legato invece alla sua complessità fatta di mille agevolazione, che creano un insieme per nulla equo ed omogeneo.

Dunque per risolvere il tutto ci sono due manovre in primis da attuare, prima di tutto ridurre l’aliquota media, con attenzione particolare al terzo scaglione di reddito, su cui la pressione fiscale è maggiore che sugli altri e che rappresenta praticamente la soglia di evasione fiscale. Dopodiché semplificare il tutto riducendo il numero delle fasce di reddito stesse.

Non essendo una bozza di Riforma, ma solo un'indagine preliminare, il documento non dà soluzioni dettagliate sull’attuazione delle modifiche, perché queste dovranno essere proposte e votate dalle varie forze politiche.

Tutte le novità della Riforma Fiscale sono elencate in dettaglio nel video YouTube dell’Avv. Carlo Alberto Micheli:

  

Come funziona il prelievo Irpef nel nostro sistema fiscale

Al momento si stanno studiando varie proposte di intervento, ma per capire come potrebbe attuarsi la Riforma Fiscale dobbiamo partire dal comprendere come funziona oggi l’Irpef.

Dunque, prima di tutto la sigla Irpef indica l'Imposta sul reddito delle persone fisiche, si tratta di un’imposta diretta e in parole semplici sono le tasse che si pagano sul reddito prodotto, cioè in percentuale diversa a seconda della soglia di guadagni.

Il sistema fiscale è strutturato su cinque scaglioni, cioè  cinque fasce di reddito, ognuna delle quali paga una percentuale diversa, che sale al crescere del reddito:

  • 23%, i redditi fino i 15.000 euro;
  • 27%, i redditi tra 15.000,01 e 28.000 euro;
  • 38%, i redditi tra 28.000,01 e 55.000 euro;
  • 41%, i redditi tra 55.000,01 e 75.000 euro;
  • 43%, i redditi dopo i 75.000 euro.

Questo sistema però, secondo Draghi e il suo esecutivo manca di progressività. Vediamo cosa vuol dire.

La mancata progressività del prelievo Irpef

Se guardiamo agli aumenti delle aliquote Irpef, vediamo che dal primo al secondo scaglione, le tasse da pagare salgono del 4%. Mentre tra il secondo e il terzo scaglione l’incremento è pari all’11%. Poi si procede con un incremento tra terzo e quarto scaglione del 3%, tra quarto e quinto del 2%.

Il sistema è poco progressivo perché se osserviamo il passaggio dal secondo al terzo scaglione vediamo che le tasse da pagare salgono dell’11%, troppo in confronto agli altri scaglioni per cui l’aumento va dal 2% al 4%.

Morale della favola l’aumento di tassazione applicata al terzo scaglione è spropositata e priva di senso, questo lo aveva già sottolineato Draghi in persona, e non fa altro che favorire l’evasione fiscale.

Quindi il primo passaggio sarà ridurre la percentuale che questo scaglione paga, il che ovviamente comporterà degli aggiustamenti anche all’aliquota Irpef degli altri scaglioni. 

Ad ogni modo il governo promette che i cambiamenti dovrebbero apportare per la gran parte di contribuenti, soprattutto redditi bassi e medi, una riduzione delle tasse e un aumento di stipendio.

La Riforma Fiscale sconvolge l’Irpef e aumenta la busta paga

Ma il sistema non va solo reso più progressivo e va anche semplificato. A questo proposito si prospetta una riduzione del numero degli scaglioni. Le Commissioni avevo già preso in considerazione la possibilità di ridurre le fasce di reddito a tre con altrettante aliquote Irpef fisse per ciascuna di esse, una proposta che è vista di buon occhio dal centrodestra.

Il centrosinistra al contrario preferirebbe che il sistema italiano fosse uniformato al modello tedesco, con una riduzione sì del numero degli scaglioni, ma anche l’introduzione di un’aliquota variabile.

Ad ogni modo le discussioni in merito alla soluzione da adottare sono rimandate alla fine dell’estate, quando il Parlamento tornerà in attività.

Arriva la no tax area e salgono gli stipendi

Un’altra modifica consigliata dalle Commissioni Finanze riguarda l’introduzione di una no tax area, cioè una parte dei guadagni, quella iniziale, che sarà esentasse, a cui non sarà applicata nessuna tassazione Irpef.

Ancora una volta sarà necessario stabilire il tetto a cui fissare questa no tax area e ancora una volta le opinioni politiche divergono, con centrosinistra che seguirebbe le indicazioni dell’UE fissandolo a 9.000 euro, mentre il centrodestra la vorrebbe fissata più in alto, 10.000 euro per la Lega e 12.000 euro per Forza Italia.

Dovrebbe poi essere introdotta un’agevolazione aggiuntiva per i lavoratori sotto i 35 anni di età, per i quali la no tax area avrebbe un limite più alto.

Partita iva, cambia il prelievo fiscale e il regime forfettario 

Lasciamo l’Irpef e veniamo al mondo degli autonomi per i quali anche si prospettano grandi cambiamenti. Una prima modifica riguarda la modalità del prelievo fiscale che al momento avviene i due rate, la prima a giugno e la seconda a novembre, con l’obbligo di versare quest’ultima in una sola soluzione. Prima di tutto la scadenza del saldo del secondo acconto sarà fissata a gennaio dell’anno seguente, con possibilità di rateizzare il pagamento in sei mesi da giugno a gennaio.

L’altra novità riguarda le Partite Iva a regime forfettario, spieghiamo prima di tutto che si tratta di un regime agevolato riservato agli autonomi con fatturati annui non eccedenti i 65.000 euro. Aderendo al regime forfettario le Partite Iva pagano il 5% di tasse per il primo quinquennio di attività, per poi versare il 15%.

La nuova agevolazione introdotta dalla Riforma Fiscale dovrebbe prevedere che qualora si superino i 65.000 euro di fatturato, si possa comunque rimanere all’interno del regime agevolato per altri due anni pagando solo il 5% in più di tasse, cioè il 10% o il 20%.

Le novità della Riforma Fiscale in fatto di detrazioni fiscali, IRAP e IRI

Ancora una possibile modifica è stata pensata per le detrazioni fiscali, alcune delle quali se effettuate con sistemi tracciabili di pagamento, quali carta o bancomat, dovrebbero essere erogate in automatico, cioè senza aspettare la dichiarazione dei redditi e compiere tutta la trafila.

Si prospetta poi l’abolizione dell’IRAP, che nata al fine di rendere semplificato il prelievo fiscale ma ha subito, secondo le Commissioni Finanze, tante di quelle modifiche nel tempo che ormai è stata snaturata e rappresenta anzi un ostacolo alla crescita produttiva del paese. Al contempo però le Commissioni consigliano anche la reintroduzione per le imprese dell’IRI.

La Riforma Fiscale e la rimodulazione delle aliquote IVA 

E veniamo all’ultimo punto della Riforma Fiscale cioè la rimodulazione delle aliquote IVA. A quanto si apprende dal pluricitato documento delle Commissioni Finanze, questa dovrebbe comunque essere solo la tappa conclusiva del processo e avvenire una volta risolti i problemi legati all’Irpef.

In ogni caso si prospetta una rimodulazione che dovrebbe anche in questo caso ridurre il numero delle aliquote e modificarne la percentuale.

Al momento infatti il prelievo IVA avviene mediante un’aliquota ordinaria fissata al 22% e tre agevolate applicate a diversi beni e servizi, rispettivamente al 10% (medicinali, interventi edilizi, utenze domestiche), al 5% (alcuni tipi di alimenti) e al 4% (bevande, prodotti agricoli, alcuni tipi di alimenti).

Se il documento conclusivo non indica una strada precisa da seguire nella rimodulazione, sappiamo però che in precedenza il governo stava studiando la possibilità di ridurre le aliquote a due. Ci sarebbe quindi un’aliquota ordinaria più bassa di quella attuale di uno o due punti percentuali e una agevolata da fissarsi tra il 5% e il 10%.

Quando fu avanzata questa proposta di rimodulazione ci fu molto scetticismo, questo perché se l’aliquota ordinaria dovrebbe scendere, non esisterebbe però più quella agevolata al 4%. Tuttavia, sempre stando alle promesse dell’esecutivo, l’aumento dell’IVA agevolata su alcuni prodotti dovrebbe comunque essere bilanciato dalla riduzione dell’aliquota ordinaria.