Riforma fiscale a ribasso: un’occasione persa? Le ultime

Il Fisco è andato vicino ad una riforma che doveva migliorare tanti aspetti, ma che via via è diventata sempre più snella... è un'occasione persa?

La riforma fiscale è sicuramente un capitolo fondante dell’operato del Governo in questo 2022, in particolare perché si è a lungo parlato di migliorare il funzionamento del nostro sistema e di renderlo più moderno e rapido. Ovviamente non è solo questione di livello di tassazione, ma anche e soprattutto di funzionalità nel complesso. Cosa cambierà?

Giungere a conclusioni prima che la riforma fiscale arrivi a termine sarebbe sicuramente avventato, ma si è notata una tendenza nelle ultime settimane che non può essere ignorata. Il Governo deve sicuramente portare a termine un’opera difficile, sia per le tematiche oggetto della discussione, sia per un problema che parte da ben più lontano: l’Esecutivo Draghi è sostenuto da una maggioranza molto, forse troppo, eterogenea.

Questo rischia di bloccare qualsiasi cambiamento, perché trovare un accordo su tematiche complesse e divisive non è assolutamente semplice. Senza entrare nel merito di questioni politiche che in questo spazio non sono adeguate, c’è sicuramente questo problema di fondo. 

Come risolverlo? Al momento un modo non c’è, questa è la “squadra” e con questi giocatori bisogna scendere in campo. Sempre in metafora sportiva, l'”allenatore” Mario Draghi vuole ottenere il miglior risultato possibile, pur sapendo che la situazione è piuttosto bloccata ed è molto improbabile che si sblocchi su tutti i fronti.

Alla luce di ciò, proviamo a capire come verrà portata a termine la riforma fiscale, comparandola poi con gli obiettivi iniziali. C’è veramente una tendenza al ribasso? Probabilmente sì, ma conviene mettere luce su alcune tematiche, considerando anche la logica politica con cui sono state portate avanti.

Riforma fiscale al ribasso: andava messa in conto? Forse sì

In principio la riforma fiscale avrebbe dovuto cambiare tante carte in tavola, ovviamente in meglio per i cittadini. Un sistema più snello, efficiente ed al passo con i tempi. Un vero e proprio passo avanti che era stato accolto dai cittadini stessi con entusiasmo, con la convinzione che molte novità potessero avere un impatto positivo.

Purtroppo, però, c’è stata anche da mettere in conto la paura che potesse aumentare ancora una volta la tassazione. Il cuneo fiscale in Italia è già elevato ed ogni novità introdotta va inevitabilmente ad avere un impatto positivo su alcune categorie di cittadini ed un impatto negativo su altre.

Si tratta di una verità a cui ormai siamo abituati, perché per quanto la tassazione possa essere ritoccata (come avvenuto con l’Irpef), ci sono comunque categorie che ne risentono in positivo e categorie che ne risentono in negativo, andando a determinare un bilancio “in pari” per il Governo e per lo Stato.

La coperta è corta e quando si tira da una parte, se ne lascia scoperta un’altra. Questa considerazione porta inevitabilmente a pensare che forse alla fine era da mettere in conto, che veramente l’Esecutivo abbia puntato in alto per poter portare a termine almeno alcune delle novità dichiarate.

Ma allora, non era forse conveniente lasciare queste tematiche all’interno della manovra di bilancio di fine anno? Forse sì, perché come vedremo in seguito parlare di riforma vera e propria rimane un po’ eccessivo, ma probabilmente c’era anche un po’ di fretta da parte del premier Draghi. Comunque vada, questo Governo non ha più di un anno di operato davanti a sé, dunque il tempo stringe e c’è ancora molto da fare.

Riforma fiscale: quali novità sono in arrivo?

Innanzitutto, vediamo le notizie positive. O meglio, le novità che il Governo riuscirà a portare a termine, ovviamente viste positivamente in considerazione di quanto detto in precedenza. Una su tutte riguarda il cashback fiscale, già largamente analizzato e comunque ben visto da tutti, sia tra la maggioranza che tra i cittadini.

Il cashback fiscale sarebbe sostanzialmente un modo per “riciclare” il meccanismo del cashback, che ha funzionato, in una nuova versione. In questo modo, i cittadini possono ricevere in maniera praticamente immediata il 19% delle spese detraibili, senza attendere il 730 dell’anno successivo.

Si parte solo con le spese mediche, per testare la novità, ma se dovesse funzionare come si spera, verrebbe allargata anche a tutte le altre spese detraibili, cosa che naturalmente ci si augura.

Un altro fronte su cui abbiamo buone nuove è quello del regime transitorio per i forfettari: un regime intermedio per chi fattura tra i 65.000 e gli 85.000 euro. In questo modo, si avrebbe un cuscinetto tra il forfettario e l’ordinario, ritenuti al momento troppo diversi e con un passaggio troppo netto in termini di tassazione ed anche di obblighi fiscali e contabili a cui adempiere.

Riforma fiscale: rateizzazione acconti, eliminazione di ritenuta d’acconto e Irap

Altre novità in arrivo riguardano la rateizzazione o mensilizzazione degli acconti, che permetterebbe ai titolari di partita IVA di spalmare sostanzialmente gli acconti sulle tasse da pagare nei diversi mesi, in modo da non appesantire eccessivamente ogni pagamento.

Sono invece vicine all’eliminazione ufficiale ritenuta d’acconto ed Irap. Quest’ultima è stata tolta a molti, ma non ancora a tutti in questo 2022. Potrebbe però essere recuperato il gettito perso attraverso l’Ires, ma parliamo di un fronte ancora in corso d’evoluzione.

In ogni caso, queste novità hanno un impatto positivo che però si ritiene che sia piuttosto limitato. Insomma, aspetti secondari che fanno dubitare dell’effettivo bilancio positivo di questa riforma fiscale, che in molti pensano che non possa arrivare in tempi come quelli che stiamo vivendo. Hanno ragione?

Riforma fiscale: i motivi del blocco

A bloccare la riforma fiscale, o meglio la legge delega alla riforma fiscale, sono sostanzialmente le tematiche che concernono il catasto e la tassazione delle persone fisiche. Due tematiche, non a caso, che generano divisioni tra destra e sinistra piuttosto nette, da sempre.

Sono fondanti e legate a principi che da sempre appartengono rispettivamente a destra e sinistra. La riforma del catasto andrebbe a somigliare ad una patrimoniale che nessuno vuole, la Destra neanche nella forma e la Sinistra nella sostanza. Cioè, in pratica, il rischio è quello di non andare a toccare nulla.

Altrimenti, si potrebbe ritoccare il sistema di stima del valore degli immobili ma senza comportare una nuova tassazione… ma a che pro? Forse per apparecchiare una futura patrimoniale? Difficile dirlo, ma la paura c’è.

Per quanto riguarda invece la tassazione delle persone fisiche siamo in fase di stallo, perché l’idea sarebbe quella di giungere ad un’aliquota unica per i redditi fuori Irpef, ma non c’è ancora accordo per farla diventare realtà. Sono in discussione la tassazione dei titolti di Stato ed anche le aliquote cedolari applicate ad oggi agli affitti… cosa cambierà? Al momento, è impossibile dirlo con certezza.

Riforma fiscale e tempistica: quanto e cosa manca?

Sul cosa manca potremmo semplicemente riassumere quanto detto nel precedente paragrafo, perchè sono certamente le due tematiche in cui si è più lontani dal giungere ad un accordo. Sul quanto, invece, è impossibile sbilanciarsi.

Ad ora la legge delega è al vaglio della Commissione Finanze della Camera e solo dopo questo passaggio arriverà ad essere votata, con tante modifiche che potrebbero ancora essere proposte ed eventualmente approvate.

La partita è aperta, ma è impossibile non ammettere che l’impressione di una riforma fiscale al ribasso è confermata da quanto visto in questi paragrafi, con un’impossibilità (o incapacità?) di portare veramente avanti riforme forti, decise e precise. Non sta a noi spartire le colpe, ma in attesa di vedere cosa accadrà c’è la sensazione che poteva essere certamente fatto di più.

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