Riforma del fisco, cos’è “l’evasione per necessità”: come funziona e novità

Con la riforma del fisco nasce una nuova distinzione tra evasione per necessità e evasione per frode. Ecco di cosa si tratta.

L’evasione fiscale in Italia è sempre molto elevata, tuttavia l’attuale governo con la riforma del fisco intende intervenire su questo tema in diversi modi. Partendo da alcune modifiche al sistema della riscossione dei debiti, si arriva ad una nuova definizione, ovvero quella di evasione per necessità.

Secondo il governo sarebbe infatti necessario distinguere quando l’evasione fiscale è compiuta come illecito, frode o mancata dichiarazione, e quando invece è collegata a cause non imputabili al soggetto.

Tenendo presente che l’evasione fiscale è di per sé un atto illecito, tuttavia la nuova definizione potrebbe portare a parecchie novità.

Riforma del fisco e evasione fiscale

La riforma del fisco interviene in diverse direzioni a modificare l’attuale sistema di riscossione dei debiti, attraverso ad esempio l’eliminazione delle cartelle esattoriali come sono state formulate fino al momento attuale.

Si tratta sempre di ipotesi, perché il testo della riforma non è ancora stato ufficializzato in via definitiva, tuttavia alcuni provvedimenti si possono già individuare.

Il governo è già intervenuto con l’introduzione di diverse agevolazioni per consentire un pagamento dei debiti dei cittadini per le somme arretrate, attraverso diversi meccanismi di stralcio delle cartelle e di pace fiscale.

Tuttavia arriva una importante novità che potrebbe cambiare la definizione di evasione fiscale. Il governo infatti intende distinguere l’evasione fiscale per necessità da quella che ha implicazioni come frode, truffa o mancata dichiarazione.

Viene introdotto il concetto di “evasione per necessità”, ovvero dovuta a difficoltà economiche specifiche, che siano concrete e documentabili. La nuova definizione coinvolge tutti coloro che in un particolare momento non versano alcune imposte per motivi puramente economici.

Questa definizione potrebbe comportare una svolta in tema di evasione fiscale, introducendo una distinzione non indifferente. Ma quali sono le conseguenze di questa distinzione?

Secondo il governo chi evade le tasse per pura necessità non dovrà affrontare conseguenze penali, ma solamente di tipo amministrativo.

“Evasione per necessità”: come funziona

L’evasione fiscale per necessità va quindi a raggruppare tutte quelle situazioni in cui il contribuente, che sia un privato o un’impresa, non riesce a versare le somme dovute allo stato per un’evidente difficoltà economica.

La distinzione tra questo tipo di evasione fiscale e quella invece correlata ad atti di frode è spiegata da Maurizio Leo, viceministro dell’Economia:

“La sanzione penale ci deve stare veramente nei casi gravi, come frode, omessa dichiarazione, fatture per operazioni esistenti, dove c’è un comportamento callido, subdolo del contribuente; ma nei casi in cui c’è tra virgolette un’evasione di necessità in cui il contribuente ha esposto tutto, nella dichiarazione ha messo tutti gli imposti ma non ce l’ha fatta a pagare, si applicheranno sanzioni amministrative ma non quelle penali.”

Di fatto quindi l’evasione fiscale non sarà mai ammessa, ma vi sarà una distinzione nelle conseguenze, che non saranno di tipo penale per coloro che si trovano in una difficoltà economica.

L’obiettivo del governo è quindi quello di trasformare un fisco che ha come principio quello di punire e reprimere l’evasione, ad un sistema che previene l’insorgere dell’evasione, e garantisce a chi vuole versare correttamente le somme dovute un alleggerimento delle conseguenze.

Seguono questo obiettivo anche le diverse misure di pace fiscale introdotte con la Legge di Bilancio 2023, come la possibilità di eliminare le cartelle esattoriali di vecchia data sotto i 1.000 euro, in riferimento al periodo 2000-2015.

Riforma fiscale e evasione: altre misure

Al centro dei provvedimenti della riforma fiscale ci sono soprattutto le imprese, per cui il governo intende introdurre diversi incentivi per la trasparenza fiscale, e strumenti utili a favorire il corretto versamento delle imposte.

Tra questi strumenti, con la riforma si prevede anche il concordato preventivo biennale, che permette alle aziende di accedere ad un accordo con il fisco, in base ai ricavi dichiarati, sul pagamento delle imposte.

In breve, l’impresa concorda con il fisco quanto pagare in relazione ai ricavi percepiti, e in cambio il fisco non applica controlli aggiuntivi per un periodo di due anni.

Questo strumento sarebbe indirizzato alle attività anche di piccole dimensioni, per favorire la dichiarazione spontanea dei guadagni. Anche sul piano delle cartelle esattoriali il governo prevede una rivoluzione.

Le cartelle inviate dall’Agenzia delle Entrate, per cui attualmente è previsto un iter piuttosto lungo, non esisteranno più, ma i singoli enti potranno inviare documenti con valore esecutivo per richiedere ai contribuenti di pagare le somme dovute.

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