Riforma IRPEF Draghi, torna la patrimoniale? Le ipotesi

La nuova IRPEF prende forma attraverso le proposte dei vari partiti per la modifica delle nuove aliquote e l'abbassamento della pressione fiscale sul lavoro dipendente. La decisione finale di Draghi peserà anche sulle modalità di finanziamento del nuovo fisco. Tra le probabili ipotesi spuntano anche nuove tasse sui patrimoni, oltre che sugli immobili. Quali cambiamenti ci attendono con la riforma fiscale? Chi sarà avvantaggiato da meno tasse in busta paga pensione? Ecco le ultime novità.

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La riforma IRPEF: urgente una revisione delle aliquote e un conseguente abbassamento della pressione fiscale sul lavoro dipendente e sulle pensioni, soprattutto per i contribuenti appartenenti al ceto medio. Dai documenti depositati con le proposte dei vari partiti politici si evince una linea comune di pensiero sulla riduzione percentuale, che andrebbe a premiare alcune fasce di reddito.

Il problema che resta a dividere le opinioni è la modalità di finanziamento della manovra fiscale. Tra chi propone una nuova patrimoniale e la revisione anche dell'IVA o un momentaneo abbassamento delle tasse per tutti per aiutare una graduale ripresa economica del paese.

Si studia soprattutto come reperire i fondi necessari per evitare un ammanco di soldi derivato dalla riduzione delle aliquote. Inevitabile che per abbassare alcune tasse ne verranno introdotte o aumentate altre? Ma quali saranno ? Reintrodurre l'IMU sulla prima casa? La temuta patrimoniale sui conti correnti? La tassa di successione? Vediamo quali sono le principali ipotesi a breve termine e cosa potrebbe decidere Draghi.

Riforma IRPEF: cosa prevede

Il progetto della grande riforma IRPEF è in cantiere ormai da tempo, tra i vecchi documenti allo studio del precedente governo, alle nuove proposte che attualmente stanno portando avanti i vari partiti. Ogni parte politica ha formulato la propria idea su come trovare i soldi per finanziare una necessaria riforma e revisione delle aliquote irpef al fine di abbassare la pressione fiscale, soprattutto al ceto medio basso.

Ma ovviamente occorre trovare i soldi per finanziare una grande manovra che implica la riduzione di percentuali che poi non saranno più incassate in automatico dalle casse del fisco come ora accade con la tassazione in busta paga e pensione. Abbassando le aliquote infatti sarà necessario aumentare da qualche altra parte il gettito fiscale per recuperare i soldi.

Ovvio che l'ipotesi più probabile, è una maggiore tassazione che potrebbe ricadere sui più ricchi, ma nelle modalità che ancora non sono state definite. Tra chi parla di nuova patrimoniale, e l'europa che spinge per l'IMU sulla prima casa, la revisione delle rendite catastali, fino alla recente proposta dell'aumento della tassa di successione.

Così, passata ormai la bufera su aperture e coprifuoco, polemiche forse archiviate ora che la situazione sanitaria sembra tornare alla quasi normalità, è giunto il momento di concentrarsi sulla ripresa e sulle riforme necessarie alla ripartenza economica. Si discute quindi riprendendo il discorso già lasciato troppe volte in sospeso che riguarda la riforma fiscale.

Riforma fiscale IRPEF: la linea Draghi

Il dibattito sta già scaldando gli animi in questi primi giorni estivi, poichè la riforma è urgente e dovrebbero essere prese importanti decisioni a breve. Almeno entro giugno è attesa la stesura di un documento comune a tutti i partiti sul quale poi si deciderà. Il problema per il momento però è che non c'è una vera e propria linea comune, Draghi sta cercando di valutare tutte le proposte al fine di trovare una soluzione.

Le ipotesi sono al vaglio del governo, ma ovviamente alcune sono più plausibili di altre. Entro la fine di luglio occorrerà lavorare per raggiungere un punto di incontro. Soprattutto in tema di risorse dalle quali attingere per attuare le riforme. L'irpef non viene ritoccata da troppo tempo, è chiaro che qualsiasi modifica comporterà una svolta quasi epocale nel sistema fiscale Italiano.

Un'operazione delicata visto che interessa un valore di ben 170 miliardi di euro. La riforma sarà ampia e non riguarderà solo l'IRPEF.

Ecco infatti come lo stesso Presidente del Consiglio Draghi annunciava già a febbraio, l'intenzione di portare avanti l'intervento fiscale. La comunicazione in aula pubblicata su YouTube dall'agenzia Vista nella quale afferma: "Non è una buona idea cambiare una tassa alla volta", che illustra la linea programmatica del governo.

Riforma IRPEF: come saranno le nuove aliquote

Su un punto sembrano essere tutti o quasi essere in comune accordo: è necessaria la revisione delle aliquote soprattutto per i primi tre scaglioni di reddito. Quelli cioè, che appartengono ai ceti medio bassi e al momento con il lavoro dipendente pagano più tasse rispetto a chi guadagna di più in proporzione.

In particolare la fascia che va dai 28.000 a 55.000 euro annuali. Per questa tipologia di contribuenti attualmente il peso dell'imposta sul reddito delle persone fisiche arriva al 38%. Uno scaglione che rispetto a quello precedente ha una variazione troppo elevata.

Considerato che la maggior parte dei contribuenti in questa fascia vive con redditi da lavoro e pensioni. Tenuto conto anche della decrescente detrazione da lavoro dipendente che opera progressivamente nella stessa fascia, dai 40.000 euro in poi.

Stessa cosa per l'attuale bonus IRPEF derivato dal taglio del cuneo fiscale. Un'arma a doppio taglio per i redditi superiori a 28.000 euro, per i quali spetta la detrazione che va a ridursi in busta paga e non tiene conto di eventuali altri redditi che possono fare decadere dal beneficio. Con la conseguenza della restituzione di tutte le somme aggiuntive ricevute in seguito alla presentazione del modello 730.

Chi è al limite tra i 28.000 e oltre, potrebbe dunque essere la categoria che andrebbe di più a godere dei benefici di un eventuale abbassamento delle tasse in busta paga.

Grazie all'eliminazione della grande differenza percentuale che ora pesa su questo tipo di contribuenti ed è appunto tra il 27% ed il 38%. Un necessario abbassamento della pressione fiscale sul lavoro dipendente, che possa permettere di ridare potere di acquisto al ceto medio ed aiutare nella ripartenza conseguentemente anche le piccole aziende e le attività commerciali.

La principale proposta più accreditata sarebbe quindi quella di semplificare le percentuali applicate alle fasce di reddito che ora sono 5 . Tra le ipotesi che stanno mettendo più o meno d'accordo quasi tutti c'è oltre ad un eventuale innalzamento della soglia incapiente, la riduzione a sole tre aliquote.

Portando così al 23% i redditi fino a 25.000 euro, e al 33% quelli fino a 55.000. Una sostanziale riduzione anche per l'aliquota più alta che potrebbe scendere al 42%.

Al momento la progressività c'è, ma infatti quello che manca è una certa equità tra redditi alti e bassi. Gettito che proviene soprattutto per l'83% da lavoratori dipendenti e pensionati, come si legge anche dai documenti statistici sulle dichiarazioni dei redditi pubblicato dal MEF.

Ma è anche allo studio l'introduzione di un calcolo più personalizzato. Cioè in base ai guadagni ma anche considerando gli altri redditi che andrebbe oltre l'imposizione di fasce predefinite e quindi potrebbe essere differenziato in base reddito effettivo del contribuente.

IRPEF, le proposte dei partiti al vaglio del governo

Al momento l'idea di tre sole aliquote percentuali è la proposta principale che prova a mettere d'accordo anche chi come Forza Italia e Lega, stava puntando sostanzialmente alla flat tax. Occorrerebbe però rivedere anche il sistema delle detrazioni fiscali.

Per il PD la soluzione potrebbe trovarsi nella progressività di un'aliquota continua e personalizzata. Sulla base del modello tedesco. che andrebbe a favorire soprattutto i redditi inferiori a 25.000 euro. In questo modo però, potrebbero essere aboliti sia il taglio del cuneo fiscale, bonus in media da 100 euro ma anche le detrazioni da lavoro dipendente.

Sempre Forza Italia è scesa in campo anche con una campagna di raccolta firme, per sensibilizzare sul tema della riduzione della pressione fiscale. Non solo per le persone fisiche ma anche per le imprese. Si chiede infatti anche una sostanziale revisione che prevede anche l'abolizione dell'irap e una generale sospensione delle tasse per le imprese. Resta però anche la ferma intenzione da parte dei partiti di destra a restare contrari a qualsiasi forma di tassazione aggiuntiva patrimoniale o di successione.

Potrebbe poi arrivare l'accordo per la no tax area, attualmente fissata al limite di 8.000 euro. Possibile un passaggio a 10.000 euro e l'introduzione anche di una imposta negativa per i redditi più bassi, che potrebbe far recuperare la mancanza delle detrazioni.

Un'altra proposta fatta dal Movimento 5 Stelle riguarda invece la revisione del sistema delle detrazioni fiscali. Si tratterebbe di una semplificazione che potrebbe permettere ai contribuenti di ricevere i rimborsi spettanti con un meccanismo simile a quello del cashback di stato. Quindi più volte durante l'anno fiscale senza dover attendere la classica dichiarazione dei redditi 730 per poterne beneficiare.

Quello che è certo è che le detrazioni stesse saranno comunque sottoposte ad una riforma insieme alle aliquote irpef. Alcune di queste saranno già cancellate grazie all'introduzione dell'assegno unico per i figli, e questo può essere considerato come un inizio della riforma del sistema fiscale.

Un altro problema che invece bisognerà discutere in quanto l'abbassamento delle aliquote impone sicuramente il finanziamento aggiuntivo della misura. Per il reperimento di fondi necessari occorrerà prelevare su altre fonti.

Ipotesi patrimoniale per finanziare il taglio IRPEF e la riforma fiscale

Anche se da parte di molti partiti sembra voler essere scongiurato a tutti i costi il rischio di applicare nuove tasse per finanziare la riforma fiscale a favore dei contribuenti di ceto medio e per ridurre la pressione da lavoro dipendente, purtroppo sembra essere inevitabile il fatto che per finanziare la riforma occorrerà aumentare da qualche parte la tassazione.

Una nuova patrimoniale non può essere esclusa. Non solo un prelievo forzoso straordinario sui risparmi e depositi di conto corrente. Può infatti avere diverse forme ed avvenire in altre modalità che di fatto si riferiscono comunque sempre a nuove tasse che interessano i patrimoni e le proprietà sopra ad un certo limite.

Su questo si sono anche concentrate le polemiche più recenti anche dopo la proposta del PD sull'introduzione della nuova tassa di successione a partire dai 5 milioni di euro. Così come anche l'eventuale necessità di riproporre l'IMU sulla prima casa, per i proprietari sopra un certo limite di reddito. Non ultima la più proposta di legge di Sinistra Italiana, che prevede l'imposta a partire dallo 0,2% per i patrimoni che vanno da 500 mila euro in poi.

Tutte ipotesi ancora da discutere. Nonostante l'ormai famosa frase pronunciata da Mario Draghi "non è il momento di chiedere soldi ma di darli", purtroppo con la fine dell'emergenza e la fine anche degli aiuti covid, per una maggiore equità di distribuzione economica sarà necessario rivedere alcuni meccanismi di tassazione.

Sarà un mese caldo fino all'introduzione della legge delega che potrebbe arrivare entro il 31 luglio. La decisione finale implicherà anche lo stanziamento di risorse finanziarie e se da una parte per qualcuno l'effetto sarà una riduzione delle imposte, ad altri potrebbe riservare brutte sorprese.