Ritenuta d’acconto: ecco come funziona

In cosa consiste la ritenuta d’acconto? È il prelievo fiscale che alcuni soggetti devono effettuare per legge nel momento in cui pagano un altro contribuente.

In cosa consiste la ritenuta d’acconto? È il prelievo fiscale che alcuni soggetti devono effettuare per legge nel momento in cui pagano un altro contribuente. Questo prelievo è in tutto e per tutto un’anticipazione delle tasse, che i beneficiari del pagamento dovranno effettuare in un secondo momento direttamente all’Agenzia delle Entrate.

La ritenuta d’acconto, in estrema sintesi, è un’anticipazione delle tasse che chi ha svolto un lavoro od un servizio paga nel momento in cui emette una fattura od una ricevuta fiscale. Queste tasse non le paga direttamente chi emette il documento, ma le salda, per suo conto come sostituto d’imposta, chi effettua il pagamento per la prestazione.

Ritenuta d’acconto: che cos’è

La ritenuta d’acconto, in tutto e per tutto, può rientrare in quel fenomeno più generale ed esteso che può essere considerata la sostituzione d’imposta, che troviamo definita e normata all’interno dell’articolo 64 del D.P.R. 600/1973. Stando a quanto previsto da questa norma il sostituto d’imposta sarebbe colui che, in base alle vigenti disposizioni di legge, è obbligato al pagamento delle imposte per conto di altri contribuenti, per particolari situazioni che sono a questi riferibili.

Proviamo a spiegare meglio e ad entrare un po’ di più nel dettaglio. Assume la qualifica di sostituto d’imposta colui che è tenuto a saldare le imposte per un soggetto – che verrà denominato sostituito – nel momento in cui si manifesti una sua capacità contributiva.

La ritenuta d’acconto, in estrema sintesi, è un metodo previsto dalla normativa italiana attraverso il quale vengono riscossi i tributi. Nel momento in cui il datore di lavoro, il cliente o un committente eroga una determinata somma, procedere a trattenere l’imposta su questo compenso. Il sostituto d’imposta provvederà, quindi a versarla allo Stato per conto del reale contribuente.

Non sempre è lineare o facile comprendere perché esista la ritenuta d’acconto: quella che viene effettuata è una trattenuta Irpef, nel caso in cui chi percepisce il compenso sia una persona giuridica, o una trattenuta Ires, nel caso in cui ad emettere fattura sia una persona giuridica, ossia una società. Sono sottoposti alla ritenuta d’acconto i redditi da lavoro autonomo e quelli da dipendente. Stessa prassi seguono i redditi da capitale e altri particolari redditi che sono previsti espressamente dalla Legge.

Ritenuta d’acconto: ne esistono di diversi tipi

Non esiste un unico tipo di ritenuta d’acconto. Le due più diffuse sono:

  • la ritenuta a titolo di acconto;
  • la ritenuta a titolo di imposta.

Cerchiamo di capire come funzionano. Nel primo caso, la ritenuta d’acconto è una trattenuta pari al 20% dell’importo e viene effettuata da chi riceve la prestazione (cliente o datore di lavoro che sia). Facciamo un esempio pratico: nel momento in cui un soggetto dotato di una partita Iva emette una fattura dell’importo di 1.000 euro, ne riceverà effettivamente 800 euro. La differenza (200 euro) costituisce una vera e propria anticipazione delle tasse che il soggetto dovrà poi pagare su quei 1.000 euro. Nel secondo caso, la ritenuta a titolo di imposta, ai fini delle tasse si verserà unicamente il 20%: il fisco, per quel singolo compenso, non chiederà nessun’altra somma.

Questo significa che la ritenuta d’acconto può essere o un’anticipazione delle imposte, che il contribuente dovrà andare a pagare, o costituire l’imposta vera e propria, che si deve pagare all’erario. Purtroppo, comunque, il discorso diventa ancora più complesso, perché i soggetti che risultano sottoposti alla ritenuta d’imposta, oltre ai liberi professionisti che emettono fattura, ci sono i lavoratori dipendenti e i redditi da capitale.

Come funziona con i liberi professionisti

Proviamo a vedere come funziona la ritenuta d’acconto per i liberi professionisti. Ricordiamo che ci stiamo riferendo a soggetti dotati di partita Iva, che emettono fattura ad un altro contribuente che ha, a sua volta, una partita Iva. Il cliente che provvederà a saldare la fattura si dovrà prendere l’incarico di pagare, per conto del lavoratore autonomo, un modello F24 con codice tributo 1040 (quindi a titolo Irpef) versando, in questo modo, un anticipo della sua quota di tasse. Il professionista, che ha emesso la fattura, riceverà un bonifico dal quale viene sottratto l’importo della ritenuta d’acconto. L’importo ricevuto dovrà essere maggiorato con l’aggiunta dell’Iva e dell’eventuale contributo integrativo previdenziale, in base alla cassa previdenziale di appartenenza del professionista.

Come facciamo a conoscere l’ammontare della ritenuta d’acconto? Gli importi devono essere sempre indicati chiaramente in fattura. Per arrivare a conoscere l’importo netto che spetterà, è sufficiente prendere l’importo lordo e moltiplicarlo per 0,2. Questo è un punto molto importante e fondamentale: è sempre necessario partire dall’importo lordo, senza considerare l’Iva, le eventuali rivalse previdenziali e le ipotetiche marche da bollo.

Generalmente l’aliquota ordinaria per la ritenuta d’acconto è pari al 20%. Esistono alcune eccezioni: nel caso in cui il professionista sia un soggetto residente all’estero, l’aliquota sale al 30%. Questo valore passa al 23% nel caso in cui ci si trovi davanti ai compensi degli sportivi dilettanti.

Ricordiamo che il cliente che trattiene la ritenuta d’acconto è obbligato, per legge, a compilare il modello F24 nel modo in cui abbiamo visto in precedenza, e ad effettuare il versamento entro il 16 del mese successivo rispetto al quale ha pagato la fattura.

Ritenute d’acconto sugli altri redditi

Non sono solo i redditi da lavoro autonomo a dover essere assoggettati alla ritenuta d’acconto. Sono sottoposti allo stesso regime anche i lavoratori dipendenti, per i quali sarà il datore di lavoro a provvedere ad effettuare la trattenuta, e a versare quanto dovuto all’erario con il modello F24. Modi e termini sono gli stessi di quelli che abbiamo visto per i lavoratori autonomi.

Entro il 31 marzo dell’anno successivo quanti hanno provveduto ad effettuare le trattenute dovranno inviare la certificazione unica, dalla quale dovranno emergere i redditi percepiti e le trattenute effettuate.

Ci sono poi altri redditi che sono soggetti a ritenuta d’acconto, quelli provenienti da:

  • assicurazioni sulla vita soggette a imposta sostitutiva;
  • plusvalenze soggette a imposta sostitutiva;
  • titoli atipici;
  • interessi e premi;
  • indennità di esproprio;
  • cessioni di diritti d’autore.
Pierpaolo Molinengo
Pierpaolo Molinengo
Giornalista. Ho una laurea in Materie Letterarie, conseguita presso l'Università degli Studi di Torino. Ho iniziato ad occuparmi di Economia fin dal 2002, concentrandomi dapprima sul mercato immobiliare, sul fisco e i mutui, per poi allargare i miei interessi ai mercati emergenti ed ai rapporti Usa-Russia. Scrivo di attualità, fisco, tasse e tributi, diritto, economia e finanza.
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