Non hai pagato la rottamazione? Ecco cosa succede ora!

Il terrore più grande dei contribuenti onesti è dimenticarsi di pagare le tasse. Ma anche scordarsi le rate della rottamazione.

Il terrore più grande dei contribuenti onesti è dimenticarsi di pagare le tasse. Ma anche scordarsi le rate della rottamazione. Una situazione che può capitare a tutti e che lascia aperta ad una domanda: cosa succede se non si paga entro i termini che sono previsti per la pace fiscale? Fino a quando è possibile rateizzare un debito con l’Agenzia delle Entrate.

A volte dimenticarsi di una scadenza con il fisco può risultare più fastidioso che scordarsi di un anniversario importante. Non sempre può risultare facile rimettere le cose a posto: essersi dimenticati di una rata può risultare realmente caro. Ma proviamo a scoprire quali potrebbero essere le conseguenze di una rottamazione non saldata a tempo e ora.

In questa sede, opportunamente, vogliamo evitare di soffermarci sulle possibilità che sono state concesse ai contribuenti mentre c’era la pandemia. Come molti ben ricorderanno, il Governo in più occasioni ha concesso delle dilazioni dei pagamenti. Una delle ultime, è arrivata proprio in questi giorni. Quello che ci preme analizzare, invece, è quanto accade in tempi normali, quando non ci sono particolari agevolazioni per i contribuenti.

Quando decadono i termini della rottamazione

Una delle principali conseguenze di un mancato pagamento delle rate entro i termini previsti dal piano di rottamazione, prevede che il contribuente decada dai benefici concessi. Non importa che una rata venga pagata solo in parte: sia quelle pagate parzialmente, che quelle non pagate completamente vengono considerate nello stesso modo. Allo stesso modo verranno considerate quelle saldate oltre i termini previsti.

È bene, comunque, ricordare che per ogni rata esiste, comunque, una tolleranza di cinque giorni. Che possono si possono allungare, nel caso in cui la scadenza dovesse avvenire in un giorno festivo. Facciamo un esempio: se la rata della rottamazione dovesse scadere il 30 novembre, si avrebbe tempo fino al 6 dicembre, se nel frattempo di fosse una domenica, senza incorrere nel pericolo della decadenza.

Nello sfortunato caso in cui si dovesse decadere dai benefici della rottamazione ter o del saldo e stralcio, l’Agenzia delle Entrate Riscossione avrà la possibilità di procedere con il recupero dell’importo dovuto e che non è ancora stato versato. Questi sono i casi nei quali potranno essere disposti il pignoramento dello stipendio, della pensione o del conto corrente. Ma non solo: si potranno andare a pignorare gli immobili del debitore. Sostanzialmente riprendono vita tutte le cosiddette conseguenze sfavorevoli che la rottamazione aveva bloccato.

Rottamazione scaduta, quando è ancora possibile salvarsi!

La legge, come principio generale, impedisce che vengano accordate nuove dilazioni, nel caso in cui il contribuente non sia in regola con la rottamazione. In questo senso, un pilastro su cui si basa tutta la norma è l’articolo 3 del D.L. n. 119/2018, convertito nella Legge n. 136/2018. Questo ci fa ben capire come il Decreto Fiscali 2021 sia andato realmente incontro ai contribuenti ritardatari, perché ha permesso di concedere ulteriori rateizzazioni per i piani di rottamazione che erano già scaduti. E per i quali lo stesso contribuente risultava essere stato dichiarato decaduto dalla sanatoria. La nuova istanza di rateizzazione, è bene ricordarlo, permette non solo di dilazionare i pagamenti residui, ma ha anche bloccato le procedure esecutive, come i pignoramenti ed i fermi amministrativi dei veicoli. Stando a quanto prevede il cosiddetto Decreto Milleproroghe, la domanda di rateizzazione dovrà essere presentata entro il 30 aprile 2022, sempre che non arrivino ulteriori proroghe.

Per il momento il calendario del Decreto Milleproroghe non risulta essere ancora definitivo. Quello che sappiamo al momento è che le rate che sono scadute nel 2020 potranno essere pagate entro il 30 aprile 2022, quelle che sono scadute nel 2021 dovranno essere saldate entro il 31 luglio 2022. Le rate dell’anno in corso dovranno essere onorate entro il 30 novembre 2022. È importante ricordare che il Decreto Sostegni aveva provveduto ad annullare i debiti fino a 5.000 euro entro il 31 ottobre 2021, relativi al periodo compreso tra il 1° gennaio 2000 ed il 31 dicembre 2010, compresi quelli che erano contenuti all’interno delle rate di pagamento della rottamazione ter e del saldo e stralcio.

Facciamo un po’ di chiarezza!

La Corte di Cassazione attraverso l’ordinanza n. 8541 del 16 marzo 2022 ha accolto il ricorso dell’Agenzia delle Entrate. Ha stabilito, infatti, che un’eventuale lite fiscale pendente non si andrà ad estinguere nel caso in cui il contribuente abbia chiesto la rottamazione, alla quale non siano poi seguiti i pagamenti.

I giudici hanno sottolineato che

in caso di mancato ovvero di insufficiente o tardivo versamento dell’unica rata ovvero di una rata di quelle in cui è stato dilazionato il pagamento delle somme, la definizione non produce effetti e riprendono a decorrere i termini di prescrizione e decadenza per il recupero dei carichi oggetto della dichiarazione. In tal caso, i versamenti effettuati sono acquisiti a titolo di acconto dell’importo complessivamente dovuto a seguito dell’affidamento del carico e non determinano l’estinzione del debito residuo, di cui l’agente della riscossione prosegue l’attività di recupero e il cui pagamento non può essere rateizzato ai sensi dell’articolo 19 del decreto del Presidente della Repubblica 29 settembre 1973, n. 602.

Pierpaolo Molinengo
Pierpaolo Molinengo
Giornalista. Ho una laurea in Materie Letterarie, conseguita presso l'Università degli Studi di Torino. Ho iniziato ad occuparmi di Economia fin dal 2002, concentrandomi dapprima sul mercato immobiliare, sul fisco e i mutui, per poi allargare i miei interessi ai mercati emergenti ed ai rapporti Usa-Russia. Scrivo di attualità, fisco, tasse e tributi, diritto, economia e finanza.
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