Superbonus 110%: a dicembre 2023 lo stop alla proroga!

Il 31 dicembre 2023 dovrebbe sancire la fine per il superbonus al 110%. Il Governo è intenzionato a non prorogare oltre tale data la concessione di questa misura agevolatrice in quanto i rischi per la tenuta del bilancio statale sono alti. Terminato il periodo di emergenza infatti, non si avrebbero le coperture finanziarie necessarie per poter garantire la concessione del superbonus a tutti.

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Il superbonus al 110% non durerà per sempre. Infatti, nella NaDef - nota di aggiornamento al Def, il Documento di Economia e Finanza che ogni anno il Governo presenta per dichiarare i propositi di spesa e le risorse necessarie per gli interventi da attuare- si è affrontato il capitolo riguardante la concessione del superbonus al 110% per la ristrutturazione delle case, ponendo di fatto un limite di tempo alla sua erogazione, oltre il quale, la misura agevolativa non sarà più prevista.

Superbonus 110: è iniziato il conto alla rovescia

Ebbene come era facilmente intuibile una misura di questo tipo, che consente a chi vi accede di poter ristrutturare la propria abitazione non sborsando alcun soldo, è destinata ad avere una fine.

Come chiarito dal mondo politico, la misura in questione non può diventare strutturale poichè, essere inserita costantemente nella Legge di Bilancio, rischierebbe di causare molti problemi di natura finanziaria al bilancio dello Stato sul lungo periodo.

Immaginiamo un amico che, a fronte di un breve periodo di difficoltà, ci presta una sua abitazione non chiedendoci nulla in cambio e provvedendo lui stesso alle spese di gestione e di consumo.

Un aiuto di questo tipo ci aiuterebbe enormemente ma, se protratto nel tempo, per troppo tempo, rischierebbe di mandare in crisi il nostro amico, o meglio, le sue finanze.

Ovviamente, il paragone è solo concettuale e non tiene conto di molti variabili, tra cui il fatto che lo Stato italiano ha ricevuto a sua volta dei soldi dall’Europa per poter attuare una misura agevolatrice di questa portata, soldi che derivano dall’approvazione del PNRR (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza)

Legge di bilancio: cosa aspettarsi

Come anticipato, le sorti del superbonus verranno decise nella prossima Legge di Bilancio che, come ogni anno, verrà discussa e approvata dal Parlamento nel mese di Dicembre.

In pratica la Legge di Bilancio è il documento di previsione sia delle uscite (spesa pubblica) che delle entrate (tassazioni in primis).

Sulla base della previsione di ciò che entrerà nelle casse dello Stato e ciò che vi uscirà, si fanno progetti di riforme e sugli interventi da attuare.

Nella Legge di Bilancio lo Stato deve indicare inoltre le coperture necessarie per finanziare i progetti (risorse) e dove intende reperirle.

Se non ci sono soldi per attuare una determinata riforma, lo Stato agisce in deficit ovvero, ricorre all’indebitamento facendosi prestare materialmente i soldi che, ovviamente dovrà restituire.

Per coprire il deficit lo Stato deve poi far ricorso all’indebitamento finanziario che rappresenta una delle voci del debito pubblico.

Superbonus 110% e Legge di Bilancio

Si specifica che il ricorso all’indebitamento deve essere autorizzato a priori, dalla NaDef che appunto indica il margine di scostamento dai conti pubblici che lo Stato può attuare ricorrendo appunto all’indebitamento.

Ma lasciamo da parte questo tema per dedicarci al vero oggetto di analisi: il superbonus.

Come anticipato, il Superbonus, assieme alle altre voci di bonus, rappresenta uno degli aspetti da attenzionare maggiormente per capire le tempistiche entro cui farvi ricorso.

Ebbene, come si vedrà anche di seguito, sembrerebbe che il termine ultimo per la concessione del superbonus sia il 2023.

Dalle dichiarazioni del Ministro dell’Economia e delle Finanze, sono arrivate conferme sul fatto che anche nel 2022 il superbonus sarà attuato a favore delle abitazioni idonee, ponendo un limite di attuazione al 2023, oltre il quale il superbonus non sarà più previsto.

Superbonus 110%: stop dopo il 2023

Come accennato le ragioni per le quali si è deciso di non rendere strutturale e, dunque, stabile come previsione di spesa nella Legge di Bilancio il superbonus, è legato essenzialmente a criticità in ordine ai conti dello Stato.

Infatti, una misura di questa portata, a lungo andare, potrebbe incidere negativamente sulla spesa pubblica (le uscite finanziarie dello Stato).

In futuro difficilmente sarà possibile reperire una quantità di denaro come quella prevista nel PNRR e stanziato dall’Unione Europea e dunque, la spesa per un bonus di queste proporzioni risulterebbe difficile, se non impossibile da sostenere.

Trovare le coperture finanziarie adeguate risulterebbe assai complicato a meno di non procedere con sistematici aumenti delle tasse (che rappresentano il gettito fiscale in entrata per lo Stato), cosa che ovviamente genererebbe diffuso malcontento, per usare un eufemismo.

Legge di bilancio 2022: cosa aspettarsi

Chiarito che il superbonus ha un timer attivo che conduce alla data fatidica del 2023, passiamo ad analizzare quali sono gli interventi messi nero su bianco sulla Legge di bilancio, che riguardano appunto questa misura straordinaria (il superbonus)

Anzitutto, va chiarito che rispetto ai bonus casa, quello del 110% è l’unico per il quale si prevede uno slittamento al 2023, ma anche in questo caso occorre fare delle diversificazioni.

Ad esempio, per i condomini, la misura agevolatrice potrebbe trovare attuazione non oltre il 31 dicembre 2022.

In molti casi, è necessario che lo stato di avanzamento dei lavori di ristrutturazione, abbia raggiunto il 60% del lavoro complessivo da fare, pena la perdita del beneficio caratterizzato dalla detrazione fiscale.

Per quanto concerne l’efficientamento energetico, ovvero il passaggio della propria abitazione da una classe energetica inferiore ad una superiore, che rappresenta il principio fondante su cui poter richiedere il superbonus 110%, le tempistiche sono state dilatate al 2023.

Bonus casa: facciamo ordine

Come anticipato, il ventaglio di bonus a favore dei cittadini non si esaurisce con il superbonus 110% che rappresenta appunto solo la punta di un iceberg alla cui base vi sono molte altre misure agevolatrici: si parla dei bonus edilizi o, più comunemente, dei bonus casa.

Tra questi certamente i più importanti sono il sismabonus e l’ecobonus ordinario.

Il primo, è previsto per quelle abitazioni che “ricadono” nel territorio considerato sismico: a seconda del rischio sismico sono previsti scaglioni di percentuali che vanno dal 50 all’85 %.

Anche per l’ecobonus sono previste diverse percentuali di erogazione a seconda dei casi in un range che va dal 50, fino al 75%.

Ci sono poi i bonus facciate, bonus per l’acquisto di mobili e per la “ristrutturazione” del giardino, il cosiddetto bonus verde.

Da ultimo vi sarebbe il bonus idrico, ovvero la misura di agevolazione dell’importo di 1.000 € per coloro che effettuano interventi di sostituzione dei rispettivi ambienti sanitari (bagni), anche se non sono state ancora emanate le misure governative per renderlo operativo (decreti di attuazione).

Superbonus 110%: sconto in fattura o cessione del credito?

Come ormai quasi tutti sanno, la vera novità introdotta con il superbonus al 110% è data dalla possibilità di ristrutturare la propria abitazione completamente gratis, ovviamente a seconda dei casi e rispettando precisi parametri e requisiti imposti dalla legge.

Ma quali sono le opzioni che il Governo concede ai cittadini per rendere effettivo questo notevole risparmio di spesa?

Eccole:

  • sconto in fattura
  • cessione del credito

Sconto in fattura: di cosa si tratta?

Lo sconto in fattura è una misura che consente al proprietario di casa, di non anticipare alcuna spesa per l’esecuzione dei lavori di ristrutturazione.

In tal caso è la ditta che effettua i lavori a pagare, o meglio, anticipare, tutte le spese necessarie per la ristrutturazione della casa.

Soltanto a lavori eseguiti, potrà esigere il credito verso lo Stato, passando direttamente alla cassa, cioè chiedere di essere pagata per l’importo dei lavori eseguiti.

Ma non solo, in quanto in via alternativa, potrà cedere alle banche il relativo credito o ancora ottenere uno sconto sulle tasse per l’equivalente dell’importo in fattura.

Cessione del credito: di cosa si tratta?

Con questa misura agevolatrice, il beneficiario-committente dei lavori finanziati con il superbonus 110%, cederà egli stesso il suo credito alle banche e agli istituti oppure all’impresa appaltatrice dei lavori stessi.

In questo modo il pagamento dei lavori avviene cedendo il proprio credito che si vanta nei confronti dello Stato.

A quel punto il credito è esigibile dalla ditta stessa.

Ma non solo, in quanto la ditta potrà decidere di compensare il proprio credito con eventuali debiti che ha nei confronti dello Stato oppure potrà cederlo alle banche.

Sconto in fattura e cessione del credito: quale conviene?

Esaminate le differenze, è tempo di capire quale delle due misure previste nel Decreto Rilancio è preferibile all’altra in termini di convenienza.

Sicuramente lo sconto in fattura è da preferire rispetto alla cessione del credito se si vuole ottenere un risparmio di spesa immediato: in soldoni significa che Tizio non dovrà sborsare nulla.

Diversamente, con la cessione del credito si anticipa la spesa sui lavori, che viene recuperata in seguito cedendo il relativo credito per il quale viene rilasciata fattura, alle Banche o istituti finanziari.

Insomma, le differenze stanno nelle tempistiche per cui c’è chi preferisce non avere nulla a che fare con Banche e istituti di credito o intermediatori finanziari, lasciando la “patata bollente” alla ditta che esegue i lavori e chi invece preferisce pagare tutto e subito e rivendersi il credito in un secondo momento.

Cosa ci guadagnano le Banche?

Ecco, qui entra in gioco quella percentuale del 10% che, nel 110%, rappresenta il guadagno per la Banca e gli istituti finanziari che decidono di “accollarsi” il credito, pagando la relativa fattura al committente o alla ditta che ha eseguito i lavori.

In pratica la banca acquista il credito per un valore pari al 100% dell’importo, pagando il corrispettivo al committente o alla ditta a seconda dei casi.

In seguito, entro un periodo di 5 anni, la Banca ottiene a titolo di rimborso un importo pari al 110%, dove il 10% in più rappresenta il reale guadagno della Banca o dell’istituto che ha comprato il credito.

In pratica un vero e proprio margine di interesse sulla somma investita.