Il taglio del cuneo fiscale è meglio dei bonus? Per Landini non ci sono dubbi

Landini avverte: meglio il taglio del cuneo fiscale rispetto ai bonus. Per aumentare gli stipendi occorre abbassare le imposte sul reddito.

Dopo l’incontro dei sindacati col governo in vista della legge di bilancio, il segretario generale della CGIL Landini propone una linea che si discosta di gran lunga da quella che avrebbe in mente l’esecutivo. Secondo il sindacalista, infatti, i bonus non bastano, adesso bisogna aumentare i salari. Per neutralizzare gli effetti dell’inflazione in aumento, Landini chiede un ulteriore taglio del cuneo fiscale. Come ribadisce in un’intervista a “La Repubblica”, questo intervento sarebbe molto meglio dei bonus in programma.

Un maggiore taglio del cuneo fiscale è meglio dei bonus

Il 2% già proposto dal governo Draghi non basta, occorre aumentare lo sgravio contributivo allineandolo all’aumento dell’inflazione.
Un intervento, questo, che andrebbe a favore esclusivo dei lavoratori, perché incrementando lo sgravio fiscale, conseguirebbe il diretto aumento dello stipendio.
La misura funzionerà sugli stipendi annui fino a 35.000 euro, come d’altronde funziona già adesso sul 2% di sgravio, ma si accosterà ad un altro intervento più sostanzioso.
La proposta di Landini è quella di aumentare deduzioni e detrazioni fino a eguagliare il livello dell’inflazione. Lo scopo è quello di non provocare l’aumento delle aliquote Irpef sul reddito lavorativo, e garantire un aumento in busta paga a dipendenti e pensionati.

Aumentare i salari è necessario, l’aumento dei Fringe benefits non basta.

Secondo gli esperti, l’aumento dei salari che va di pari passo con l’inflazione sarebbe un errore, ma sono d’accordo sul fatto che l’aumento di quelli più bassi è necessario per non far perdere potere d’acquisto ai lavoratori.

È confermato dunque il taglio del 2% sull’Irpef, già introdotto dal governo Draghi. Ma insieme ai fringe benefits per le imprese, che costituiranno degli aiuti per affrontare il rincaro dei prezzi, non si intende aggiungere altro.
L’importo di mancate entrate allo stato derivante dallo sgravio al 2% sarà di 3,5 miliardi di euro circa, e secondo Giovanbattista Fazzolari, sottosegretario alla presidenza del consiglio, non si andrà oltre.

I fringe benefits sono uno specchietto per le allodole

I Fringe benefits, secondo Landini, rischiano di essere un semplice specchietto per le allodole, in quanto non tutte le aziende sarebbero intenzionate a concederli.
Infatti, dato che non sono vincolate a farlo, le imprese possono bypassare l’applicazione dei Fringe benefits ai dipendenti, ed è molto probabile che lo facciano, visti anche i tempi ristretti in cui bisogna applicarli.
I Fringe benefits sono dei bonus esentasse, e l’azienda non è obbligata, ma solo agevolata a concederli ai dipendenti.
Adesso, secondo Landini, bisogna dare a tutti i lavoratori con stipendi fino ai 35.000 annui, e non a qualcuno soltanto.

Inoltre, per Landini, la soluzione non sta nemmeno nella flat tax, che è una misura davvero poco utile, insieme all’innalzamento del tetto del contante che non rientra nemmeno nelle misure fondamentali per i lavoratori.

Landini è dell’opinione che ci vorrebbe una riforma fiscale progressiva, che permetterebbe di aumentare la base imponibile dell’imposta consentendo un cuneo fiscale più leggero per pensionati e lavoratori, e quindi un aumento concreto in busta paga per tutti i redditi medio bassi.

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