La TARI sui locali commerciali è sempre dovuta, anche se sfitti. Ecco come risparmiare

Alla TARI non si scappa: se hai un locale commerciale, anche sfitto, devi pagare. Scopri la normativa e i consigli per risparmiare.

Possiedi un locale commerciale che, talvolta, risulta sfitto tra una locazione e l’altra: in quanto proprietario devi pagare la TARI?

In questo articolo si approfondisce la disciplina della tassa rifiuti in merito agli immobili commerciali sfitti e non.

Purtroppo, nonostante sia comune pensarlo, la produzione effettiva di rifiuti non è una discriminante nel pagamento della TARI.

Il servizio di pubblica raccolta dei rifiuti è pubblico e nell’interesse di tutti in quanto prevede, non solo il ritiro a domicilio della spazzatura, ma anche la gestione della stessa in tutto il comune attraverso la pulizia delle strade, dei marciapiedi e dei cestini.

Esistono pochissime casistiche di esclusione completa dalla tassa rifiuti che solitamente prevedono:

  • produzione di rifiuti speciali ovvero non conferibili al pubblico servizio;
  • concreta impossibilità dell’immobile a produrre rifiuti urbani.

Quindi, la TARI deve sempre essere pagata! Vero è, però, che è possibile ridurre la bolletta attraverso la richiesta di tariffe agevolate. Come fare? 

TARI per i locali commerciali: come funziona?

La normativa è molto ampia ma generica, e si lascia parecchio margine di manovra ai comuni per la definizione di agevolazioni ed esenzioni.

Partendo, però, dalle basi ti serve sapere che la TARI non si paga sull’effettiva produzione di rifiuti ma sulla capacità dei locali posseduti di produrli. Cosa significa?

Che indipendentemente dal fatto che i locali vengano utilizzati, la tassa sui rifiuti è da pagare. Infatti, la normativa prevede che la tassa sui rifiuti è dovuta da chiunque possieda o detenga spazi o aree scoperte, a qualsiasi uso adibiti, suscettibili di produrre rifiuti urbani.

La discrimine importante è la tipologia di utilizzo che è possibile fare nei locali in questione. Infatti, il comune delibera delle tariffe che tengono conto della qualità e quantità di rifiuti urbani producibili in una determinata area a seconda di come essa viene o può essere utilizzata.

Per fare un esempio pratico, è immediato comprendere come un ufficio produca una quantità e qualità di rifiuti completamente diversa da un laboratorio artigianale.

 C’è da tenere conto, inoltre, che per quanto riguarda le utenze non domestiche vengono considerate anche le aree operative scoperte, ovvero quelle aree all’aperto adibite all’attività dell’azienda o società che li utilizza.

4 casi di esclusione TARI per locali commerciali

La normativa nazionale prevede una e una sola esclusione dalla tassa rifiuti che si concretizza per tutte quelle aree che producono rifiuti speciali e pertanto non conferibili al pubblico servizio. Lo prevede la legge 147 del 2013.

Pertanto, ribandendo quanto spiegato nel precedente paragrafo: la TARI non dipende dall’utilizzo dei locali ma dalla loro suscettibilità di produzione di rifiuti urbani. L’esclusione, è quindi prevista solo nel caso di rifiuti speciali che devono essere smaltiti per forza attraverso l’avvio al riciclo con società private, ovvero al di fuori del pubblico servizio.

Sulla stessa linea, sono esclusi anche i magazzini strettamente collegati alle attività produttive di rifiuti speciali nei quali, di conseguenza, vengono gestiti e prodotti altrettanti rifiuti speciali.

Tale esclusione, però, deve essere innanzitutto richiesta attraverso la dichiarazione TARI, e in secondo luogo deve essere dimostrata attraverso la presentazione della documentazione di avvenuto avvio al riciclo nelle modalità e tempistiche definite da ogni comune.

Esistono però, altre tre tipologie di esclusioni che non sono strettamente disciplinate ma sono implicite rispetto a ciò che è stato legiferato:

  • il primo caso è la concreta impossibilità degli spazi alla produzione di rifiuti che si realizza nel momento in cui l’immobile è un rudere e pertanto effettivamente inutilizzabile. Purtroppo, l’assenza di utenze non sempre viene considerata dai comuni sufficiente a decretare l’inutilizzabilità degli immobili. È bene controllare il regolamento del proprio comune per capire ciò che è stato deliberato. Solitamente, però, l’assenza di utenze può dare origine ad agevolazioni (vedi paragrafo più avanti);
  • il secondo caso invece riguarda le aree operative scoperte che, in caso di attività imprenditoriale, sono considerate sicuramente produttive di rifiuti ma, in assenza di qualsiasi esecuzione di attività imprenditoriale, invece, si considerano pacificamente improduttive di rifiuti urbani e quindi pertinenziali o accessorie all’immobile;
  • il terzo e ultimo caso, invece, riguarda delle tipologie di locali per i quali la normativa ipotizza espressamente l’impossibilità di produrre rifiuti. Ovvero i locali destinati stabilmente a impianti tecnologici nei quali è esclusa la presenza umana persistente. 

Nuova esclusione dalla TARI per la produzione industriale: decreto legislativo 116/2020

Novità recentissima è l’esclusione dalla tassa rifiuti per tutti i locali e aree in cui si effettua attività di produzione industriale.

Sulla stessa linea di quanto indicato nel precedente paragrafo, recentemente il Testo Unico dell’Ambiente è stato modificato rielaborando le liste di attività che producono rifiuti urbani o rifiuti speciali.

All’interno di quest’ultima è stata appunto inserita l’attività industriale e, pertanto, dal 2021 tutte le superfici sulle quali si operano attività industriali sono di default produttive di rifiuti speciali.

Permane l’obbligo, però, di certificare l’avvenuto avvio a recupero di tali rifiuti nel rispetto della normativa vigente.

Devo pagare la TARI per un locale commerciale sfitto in attesa di vendita o di locatario? Ecco come risparmiare

Assolutamente sì! In quanto possessore dei locali, la tassa sui rifiuti è obbligatoria anche se tali aree non vengono utilizzate. 

Lo definisce anche la cassazione con le sentenze 5360/2020, 7187/2021 e altre in cui si specifica che il servizio di raccolta, in quanto servizio pubblico, è di interesse dell’intera collettività e pertanto tutti devono partecipare nella copertura del costo.

Tale “costo” però deve essere rapportato alla qualità e quantità di rifiuti che è concretamente possibile produrre, ecco che esistono diverse tariffe in base alla destinazione d’uso dei locali, nonché è lasciato al comune la possibilità di istituire agevolazioni.

Infatti, molti prevedono delle ingenti riduzioni per coloro che dimostrano di non esercitare attività imprenditoriale all’interno dei locali: caso tipico di un proprietario in attesa di affittare l’immobile.

In questo caso devi tenere a mente alcune cose:

  • Innanzitutto, devi sentire il comune in cui i locali sono situati per capire esattamente quali agevolazioni sono a tua disposizione;
  • Inoltre, ricordati che la dichiarazione TARI è obbligatoria sempre. Anche se l’immobile è vuoto e inutilizzato devi presentarla per comunicare che la competenza è tua in quanto proprietario almeno fino al subentro del futuro affittuario e, inoltre, contestualmente potrai richiedere la tariffa che meglio si addice all’attuale uso dei locali (solitamente quella di magazzino) e eventuali riduzioni;
  • Infine, in assenza di attività imprenditoriale, le aree operative scoperte è pacifico che non siano operative ma semplici pertinenze o zone accessorie. Questo è l’unico caso in cui il mancato utilizzo origina effettivamente una esenzione TARI.

Si ribadisce infine che, il fatto che un locale sia momentaneamente inutilizzato per volontà del possessore, ma non per una concreta e radicale impossibilità ad essere utilizzato, non pregiudica la regolare applicazione della tassa sui rifiuti.

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