Tassa di soggiorno: ecco quando si presenta la dichiarazione

I gestori delle attività ricettive e i proprietari di immobili concessi in locazione breve devono presentare la dichiarazione sulla tassa di soggiorno.

Tra le miriadi di tasse, imposte e tributi che i cittadini devono pagare, in questo articolo ci concentreremo su una tassa particolare. Si tratta di una imposta conosciuta molto bene da chi viaggia spesso: la tassa di soggiorno

Chi deve pagarla? I viaggiatori che si fermano a trascorrere una o più notti presso hotel, bed and breakfast o campeggi nelle principali città italiane.

Non si tratta, naturalmente, di un’imposta disciplinata in egual misura ovunque, ma regole e importi variano di città in città.

Ma oltre a parlare della tassa di soggiorno, descrivendo cos’è e chi deve pagarla, come funziona e quali sono i casi di esenzione, in questo articolo ci concentreremo sulla dichiarazione che deve essere presentata entro il 30 giugno dell’anno successivo. Cosa devi sapere sulla dichiarazione sulla tassa di soggiorno

Ebbene, non ci resta che iniziare dalla tassa di soggiorno, andando a vedere, prima di tutto che cos’è!

Tassa di soggiorno: cos’è?

La tassa di soggiorno, o meglio definita come imposta di soggiorno, non è altro che un tributo che devono versare i viaggiatori, per ogni notte che trascorrono presso una struttura ricettiva nelle città italiane, nei  comuni dove l’imposta è stata istituita. 

Si tratta di una tassa che è stata introdotta già da molti anni, a seguito della riforma del federalismo fiscale, pensata per fornire maggiore autonomia agli enti locali. Precisamente, l’imposta di soggiorno è stata introdotta, così come si legge sul sito imposta-soggiorno.com:

“[…] per mezzo di due norme: la prima è il decreto legge 31 maggio 2010 n. 78, valido solo per la città di Roma, la seconda è il decreto legislativo 14 marzo 2011 n. 23, contenente i principi che avrebbero definito i punti cardine dell’imposta di soggiorno oggi in vigore”.

L’Italia è un paese a forte vocazione turistica e, pertanto, il settore turistico richiede finanziamenti molto importanti, soprattutto per offrire servizi di un certo livello ai turisti, sia italiani sia stranieri.

La ratio dell’imposta è quello di andare a finanziare i servizi dei cittadini come può essere, per esempio, il servizio pubblico. 

Come abbiamo già detto, la tassa di soggiorno è conosciuta molto bene dai viaggiatori e dai vacanzieri in generale, tenuti al pagamento dell’imposta per ogni notte passata presso strutture ricettive. Ma non si tratta di una tassa che si versa unicamente in Italia, ma anche in altri Paesi europei.

In ogni caso, è bene precisare che la tassa di soggiorno non è prevista indiscriminatamente su tutto il territorio italiano. Infatti, la facoltà di prevedere il pagamento della tassa di soggiorno è a discrezione dei singoli comuni; e spetta anche ai singoli comuni, se ne prevedono l’applicazione, il suo costo.

Come funziona la tassa di soggiorno?

Abbiamo appena detto che la tassa di soggiorno può essere o meno istituita dai singoli comuni. In base ad esigenze e particolarità, ogni comune decide non solo l’applicazione della tassa, ma anche il suo importo, in base a quanto viene deliberato dalle amministrazioni comunali.

Infatti, tariffe e, eventualmente, esenzioni variano da comune a comune, senza avere, quindi, valori uniformi su tutto il territorio.

Qual è il senso della tassa di soggiorno? Il turista, il vacanziero o il viaggiatore – a seconda dei casi – durante il soggiorno in un dato comune, ovviamente diverso da quello di residenza, usufruisce dei servizi pubblici come, per esempio, giardini e parchi, mezzi di trasporto locale e così via.

Pertanto, il senso della tassa di soggiorno è quello di utilizzare dei suoi proventi per finanziare la tenuta dei servizi pubblici, in materia di turismo come la manutenzione del verde pubblico, la pulizia delle spiagge oppure per andare a sostenere, economicamente, le stesse strutture ricettive.

Sul sito laleggepertutti.it, si legge che:

“In generale, la tassa di soggiorno viene pagata dal turista alla fine del soggiorno, nel momento in cui salda alla struttura ricettiva la fattura relativa ai costi del suo pernottamento”.

Quando e quanto si paga la tassa di soggiorno?

Il valore della tassa di soggiorno e la relativa modalità di applicazione viene stabilita dal Comune, in base alle delibere comunali prese. Per questo, non è possibile indicare né un valore di riferimento né tantomeno come e quando viene applicata l’imposta.

Che cosa vuol dire? In alcuni casi, per esempio, la tassa di soggiorno è dovuta solo per alcuni precisi periodi dell’anno, oppure, soltanto per una determinata categoria di strutture ricettive. 

Non essendoci un obbligo, ma solo un’adesione, ogni comune gestisce autonomamente quando, come, quanto e se applicare l’imposta di soggiorno. 

Per avere una stima, comunque, citiamo quando scritto sul sito laleggepertutti.it:

“La tassa di soggiorno determina per il turista un costo che, mediamente, va da 1 euro a 5 euro al giorno per persona”.

Si tratta solo di una stima generale; infatti, la tassa, in alcuni casi, può anche superare questi valori. Pertanto, è consigliabile, se interessati a conoscere il valore della tassa di soggiorno da pagare, di controllare prima di partire e godersi una bella vacanza.

In quest’ultimo periodo, soprattutto con l’avvicinarsi della stagione estiva, si sta parlando a gran voce della tassa di soggiorno. Come abbiamo già detto, la tassa di soggiorno può essere aumentata o diminuta a discrezione del comune – così come può essere anche eliminata. Le critiche derivano proprio dagli aumenti che si sono verificati e che non vanno di certo incontro alle tasche del turista.

Quando si deve pagare la tassa di soggiorno? L’importo dovuto della tassa di soggiorno può essere pagato direttamente alla fine del soggiorno presso la struttura ricettiva. Il pagamento si può effettuare al gestore dell’attività, tramite l’utilizzo dei contanti oppure della carta di credito. Il gestore deve rilasciare al cliente una ricevuta nominativa del pagamento, oppure può anche inserire l’importo della tassa di soggiorno nella fattura, con la voce “Operazione fuori campo IVA”.

Successivamente, la struttura ricettiva deve versare la somma al Comune, in base ad alcune modalità stabilite dalla legge. Cosa devono fare i gestori delle attività? Devono trasmettere una dichiarazione entro una certa data.

Per esempio, secondo quanto è stato stabilito dal Decreto Sostegni, la dichiarazione sulla tassa di soggiorno dell’anno fiscale 2020 e all’anno fiscale 2021, deve essere presentata entro il 30 giugno 2022.

In riferimento alla dichiarazione sulla tassa di soggiorno ce ne occuperemo, approfonditamente, successivamente.

Chi è esente dal pagamento della tassa di soggiorno?

Oltre a spiegare cos’è, come funziona e quanto si paga, abbiamo anche detto che la tassa di soggiorno deve essere pagata dai turisti e varia in base al tipo di struttura ricettiva scelta e in base al Comune.

Ma, non dobbiamo dimenticare di ricordare che ci sono anche alcuni casi di esenzione, ovvero soggetti non tenuti al pagamento dell’imposta. Chi sono gli esenti dal pagamento della tassa di soggiorno?

In genere, tra i cittadini esenti dal versamento della tassa ci sono, ovviamente, i residenti. Vi sono, poi, gli studenti universitari fuorisede, i bambini e i disabili con gli accompagnatori.

Oltre a questi appena indicati, possono far parte del gruppo degli esenti dal pagamento della tassa di soggiorno anche gli autisti di pullman, gli accompagnatori turistici e il personale delle forze armate. Inoltre, si legge sul sito quifinanza.it:

“L’unica categoria di struttura alberghiera che è invece impossibilitata a richiedere la tassa di soggiorno è l’ostello della gioventù”.

Cosa bisogna fare per richiedere l’esenzione? È sufficiente presentare un’apposita certificazione attestante l’appartenenza ad una delle categorie per le quali è prevista l’esenzione.

Perché si paga la tassa di soggiorno?

Rispondiamo ad una domanda molto comune: perché si deve pagare la tassa di soggiorno? In realtà, parlando in generale sulla tassa di soggiorno, abbiamo già risposto, ma è bene approfondire. 

La tassa di soggiorno ha l’obiettivo di fornire ai Comuni fondi per migliorare i servizi messi a disposizione per i turisti, proprio per questo motivo sono soggetti al suo pagamento i vacanzieri e i viaggiatori. 

È, quindi, un contributo variabile da Comune a Comune – qualche volta abbastanza alto – che consente di finanziare la messa in opera di forme di manutenzione dei territori comunali, sempre nell’ottica delle autonomie locali.

Tassa di soggiorno: ecco quando si presenta la dichiarazione!

Passiamo, adesso, all’analisi di un adempimento molto importante: la presentazione della dichiarazione sull’imposta di soggiorno.

Il decreto del Ministero dell’Economica e delle Finanze ha previsto che la dichiarazione sull’imposta di soggiorno deve essere presentata, in via telematica, entro il 30 giugno del successivo anno, rispetto a quando è avvenuto il presupposto impositivo.

Inoltre, lo stesso decreto ha previsto anche le modalità di presentazione della dichiarazione. Il 13 aprile 2022, è stata raggiunta l’intesa sullo schema dell’atteso decreto, che fornirà tutte le indicazioni utili sulla dichiarazione, nella Conferenza Stato-Città e autonomie locali. 

Nella seduta sono stati adottati il modello della dichiarazione e le relative istruzioni che forniscono tutte le informazioni circa le nuove modalità di presentazione. La dichiarazione, infatti, deve essere presentata telematicamente.

Chi deve presentare la dichiarazione? È tenuto alla presentazione del documento il gestore della struttura ricettiva o un altro dichiarante, in base alle istruzioni tecniche allegate al decreto.

Ma oltre ai gestori delle attività ricettive, sono tenuti alla presentazione della dichiarazione sulla tassa di soggiorno anche coloro che concedono in locazione breve i propri immobili. Anch’essi, sono tenuti a comunicare, attraverso l’invio telematico della dichiarazione, la tassa di soggiorno versata dai turisti.

Attenzione alle sanzioni economiche previste. Per omessa presentazione della dichiarazione, infatti, sono previste sanzioni che vanno dal 100% al 200% della somma dovuta.

Sara Bellanza
Sara Bellanza
Aspirante storica contemporaneista, classe 1995.Amante della lettura e della scrittura sin dalla tenera età, ho una laurea triennale in Filosofia e Storia e una laurea magistrale in Scienze Storiche, conseguite entrambe presso l’Università della Calabria. Sono autrice di alcune pubblicazioni scientifiche inerenti alla storia contemporanea e alla filosofia: "L'insostenibile leggerezza della storia" e "L’insufficienza del linguaggio metafisico" per la rivista "Filosofi(e)Semiotiche", e "Il movimento comunista nel cosentino" per la "Rivista Calabrese di Storia del '900".Nonostante la formazione prettamente umanistica, la mia curiosità mi ha spinto a conoscere e a informarmi sugli ambiti più disparati. Leggo, scrivo e fotografo, nella speranza di riuscire a raccontare il mondo così come lo vedo io.
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