Tassa sugli extraprofitti: ecco chi pagherà il conto salato!

Sempre più vicina la tassa sugli extraprofitti rivolta a gran parte delle imprese coinvolte nel settore energetico. Insorgono le associazioni dei consumatori.

Il Governo ha deciso l’approvazione di una tassa sugli extraprofitti che a conti fatti farebbe rientrare nelle casse dello Stato circa 40 miliardi di euro. Molte le imprese che saranno chiamate al pagamento della nuova tassa, molte delle quali quotate in Borsa.

La decisione del Governo mira a tassare gli “extraprofitti” generati dalle imprese energetiche che hanno beneficiato degli aumenti dei prezzi delle materie prime causa inflazione oltre che delle tensioni tra Russia ed Occidente.

Tale decisione ha però scatenato polemiche e lamentele tra i produttori/venditori di energia.

Sul piede di guerra imprese e associazioni di categoria, proprio Confindustria dice no alle misure attuate dal governo definendole “anticostituzionali” nonostante il testo è ancora stato scritto in forma ufficiosa.

Non sono infatti secondo il parere di quest’ultimi da considerare “extraprofitti” i maggiori volumi fatti registrare in un periodo definito normale rispetto a quello precedente caratterizzato dai problemi sociali ed economici portati dal Covid-19, nonostante tutto  restano nel mirino della misura per accollarsi una fetta dei 4 miliardi che lo Stato punta a incassare dai privati.

Nel corso dell’articolo approfondiremo quanto previsto da questa nuova misura in termini di contenuti, tempistiche riferite al “prelievo straordinario”.

L’obiettivo di tale misura pensata dal Governo Draghi è quella in qualche modo di arginare il problema che sta investendo molte famiglie italiane in difficoltà a causa dell’aumento dei prezzi di luce e gas, nonchè dei carburanti alla pompa.

Ma quindi chi sono questi privati sotto il mirino del Governo dal quale si punta a recuperare ben 40 miliardi di euro?

Andiamo a conoscere i temi delle aziende che potrebbero essere coinvolte dalla tassa sugli extraprofitti e chi invece no.

Tassa sugli extraprofitti: quali le imprese che dovranno pagare il conto?

Ma chi sono gli attori protagonisti che si troveranno a dover pagare la prossima tassa sugli “extraprofitti” ? E’ l’importo come verrà calcolato?

Per quanto riguarda la prima domanda la risposta è semplice, dovranno pagare in pratica quasi tutte le imprese del settore energetico in base a quanto previsto dall’articolo 37 del testo approvato settimane fa da parte del Consiglio dei Ministri.

Le sole imprese che verranno esonerate dal pagamento della tassa sono quelle che non alla vendita bensì alla logistica ovvero al trasporto e alla distribuzione. Rientrano in questa categoria imprese come Italgas, Terna o Snam

Fatta eccezione di questa categoria limitata di imprese tutte le altre coinvolti in processi che riguardano, produzione, vendita e distribuzione saranno soggette alla tassa.

Per entrare ancor più nel dettaglio materia prima per materia prima, il versamento della tassa, nel caso del petrolio toccherà a produttori, rivenditori e distributori, nel caso del gas tutte quelle imprese impegnate nei processi di estrazione del metano oltre che del gas naturale ed infine per quanto riguarda l’energia elettrica produttori, rivenditori e distributori.

Tassa sugli extraprofitti: ecco come viene calcolata 

Il testo approvato in Consiglio dei Ministri della tassa sugli extraprofitti alle imprese energetiche è composta da un totale di 38 articoli, l’importo che dovrà essere versato al Fisco sarà del 10% calcolato su profitti extra se superiori a 5 milioni di euro.

Per extra profitto si intende la differenza  tra le «operazioni attive e passive al netto dell’Iva» relative al fatturato che va dal primo ottobre 2021 e il 31 marzo 2022 rispetto al fatturato generato nella stessa finestra temporale a cavallo tra il 2020/21.

Questi dunque i parametri che determineranno i soggetti oggetti di questa tassa.

L’obiettivo è quello di usare le risorse provenienti da questo prelievo per far fronte ai disagi economici nei quali sono incappate migliaia di famiglie italiane a causa degli aumenti di gas e luce.

Il target stabilito dal Governo è quello di incassare circa 4 miliardi grazie a questa misura.

Ci sarà da vincere come già scritto la resistenza delle imprese e delle associazioni di categoria pronte a invocare il tema retroattività per proteggere i loro interessi.

Tassa sugli extraprofitti: il futuro delle due aziende leader, Enel ed Eni

Le imprese che si troveranno sicuramente a versare un importo maggiore per quanto riguarda la tassa sugli extraprofitti saranno di sicuro Enel ed Eni rispettivamente leader per quanto riguarda l’energia elettrica la prima, gas e petrolio la seconda.

E’ stato il Sole 24 ore la prima testata giornalistica ad interpellare le due aziende chiedendo loro di fornire qualche dato rispetto all’impoerto da versare, risposta che però non è arrivata poichè la bozza del testo che regolamenta la tassa a detta delle aziende risulta essere in alcuni punti ancor troppo imprecisa ed interpretabile.

Certo è che sul fronte borsa ed investimenti questa tassa rischia di influire negativamente sull’umore degli investitori con il rischio di improvvisi e violenti storni di prezzo.

Durante la presentazione del nuovo piano industriale Claudio Descalzi, amministratore delegato del gruppo Eni ha affermato

«Non ci sono pressioni e interferenze di alcun tipo da parte del Governo italiano», l’unico cenno di Descalzi ai rapporti con l’azionista pubblico, rispondendo a una domanda in tema di dividendi.

Tassa sugli extraprofitti: non sarà facile determinare l’importo. Perchè

A prescindere da quanto scritto sino ad ora quello che non sarà semplice è definire il perimetro di quei fattori che determinano il fatturato generato di queste grandi imprese sul quale applicare l’aliquota di tassazione del 10%, come previsto dal testo che regolamenta la tassa sugli extraprofitti, tutto questo a causa di bilanci assolutamente complessi.

E’ il caso di gruppi oltre ai già citati Eni ed Enel anche di Saras per quanto riguarda il settore petrolifero e Gas Plus per quanto concerne il gas. 

Il gruppo di imprese più numeroso con le quali si dovranno fare i conti sono quelle del settore delle’ energia elettrica, rientrano in questa categoria Acea, Hera A2a, oltre che Erg, Edison, ecc. 

La difficoltà del calcolo della tassa è anche legato al fatto che molte delle imprese citate esercitano la propria attività non in un settore specifico ma in cose diverse, attività che non sempre hanno visto tra quest’anno e lo scorso un balzo della marginalità così significativo. 

BCE, richiesti interventi urgenti per far fronte ai disagi provocati dal caro energia

Nel mentre è stato diffuso un comunicato da parte della BCE sul fatto di quanto il caro energia che sta determinando l’impennata dell’importo delle bollette di luce e gas stia incidendo sul benessere economico di migliaia di famiglie italiane creando loro pesanti disagi.

Famiglie costrette a intaccare i propri risparmi per pagare le fatture.

Interessate comprendere uno dei dati che emerge dal comunicato che indica come siano i redditi minori a risentirne più di tutti vista l’esposizione delle famiglie alle fluttuazioni dei prezzi dell’energia cresce al diminuire del reddito 

E’ dunque ovvio che serve un tempestivo intervento del Governo con misure decise che diano i loro frutti da subito a sostegno dei redditi meno abbienti.

Di seguito alcuni numeri per capire di quanto denaro occorrerebbe per risanare almeno in parte la situazione di disagio in cui l’Italia è precipitata.

  • circa 1 miliardi per ammortizzare il caro materie prime su lavori pubblici ed appalti; 
  • circa 4 miliardi per allungare le misure taglia-bollette sino al terzo trimestre e portare la riduzione di 25 centesimi delle accise sino a fine giugno. 

Al vaglio anche un pacchetto di incentivi a fondo perduto rivolto a quelle imprese coinvolte in quelle filiere più penalizzate a causa delle sanzioni imposte alla Russia.

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