La tassa di soggiorno spaventa il turismo: ecco perché

La tassa di soggiorno spaventa il turismo italiano in ripresa: in diverse città italiane questa imposta sta portando a non pochi problemi. Ecco perché.

La tassa di soggiorno è una tassa locale, ovvero viene pagata dai turisti alle strutture ricettive, e viene poi versata al Comune in cui risiedono. Secondo le leggi italiane, questa imposta viene applicata proprio per sostenere l’intero settore del turismo, che, ricordiamo, è stato uno dei settori maggiormente colpiti dalla crisi dopo lo scoppio dell’emergenza sanitaria.

Attualmente in alcune città italiane è aperta una disputa proprio sulla tassa di soggiorno, e sugli aumenti che questa imposta subisce in alcune zone turistiche del paese. Questa imposta corrisponde ad un versamento che deve essere necessariamente effettuato al Comune, per i turisti che usufruiscono di un servizio di ricezione. 

Come riporta Primabergamo.it la questione riguarda da vicino in particolar modo l’introduzione della tassa di soggiorno in alcune località bergamasche:

“La recente introduzione (o reintroduzione) dell’imposta di soggiorno in alcune delle più gettonate località turistiche bergamasche alimenta le preoccupazioni degli albergatori.”

Viene anche riportata la situazione di concorrenza sleale che si viene a creare quando diverse attività di ricezione, come hotel, alberghi, case per affitti brevi e similari, ricevono un diverso trattamento per quanto riguarda il fisco, ovvero una imposta di soggiorno differente, che in alcuni casi può essere agevolata.

Ma come funziona nello specifico l’imposta di soggiorno? Chi deve pagarla? Vediamo in questo articolo quali sono le motivazioni per le ultime discussioni in merito a questa imposta che arrivano dal mondo del turismo.

Cos’è la tassa di soggiorno e perché si paga

La tassa di soggiorno è una vera e propria imposta, ovvero è destinata al fisco, in particolare al Comune in cui si trova la struttura ricettiva che ospita i turisti. A chi non è capitato di imbattersi nel pagamento di questa tassa durante un soggiorno presso una città turistica italiana? La tassa viene di fatto pagata dai turisti che soggiornano in una struttura ricettiva, la quale preleva il denaro dal cliente e lo versa al Comune.

Solitamente questa tassa è pagata dal turista al termine del soggiorno, e corrisponde ad una cifra variabile tra uno e 5 euro per ogni giornata di soggiorno in una struttura turistica. La tassa di soggiorno è una tassa comunale, ovvero non viene versata allo stato, ma al Comune in cui si trova la struttura turistica.

Questo implica che il valore della tassa di soggiorno può cambiare di Comune in Comune, anche all’interno della stessa zona turistica. I Comuni inoltre possono decidere liberamente se introdurre questa tassa oppure non applicarla per il turismo.

L’imposta può funzionare quindi in modo molto variabile, ed è possibile che alcuni Comuni decidano di introdurre specifici casi di esonero, ad esempio per soggetti minorenni o per pensionati. Ma, nella pratica, a cosa serve la tassa di soggiorno? Si tratta di una imposta che, secondo la normativa italiana, deve essere applicata per individuare i fondi da utilizzare per il comparto turismo. 

Questo significa che tale tassa deve essere necessariamente destinata dai Comuni a finanziare interventi per incentivare il turismo, promuovere il territorio, sostenere le stesse strutture ricettive che ospitano i turisti. Chi viaggia per lavoro o per vacanza quindi cede una parte del pagamento al Comune per sostenere il turismo locale.

Tassa di soggiorno: chi la paga

La tassa di soggiorno, come visto prima, deve essere pagata dai turisti, che provvedono a versare tale importo alla struttura ricettiva specifica. Il turista può quindi provvedere al pagamento di questa tassa in contanti oppure tramite una forma di pagamento elettronico.

L’importo complessivo dell’imposta, per ogni turista, è di qualche euro al giorno. Anche se generalmente l’importo è inferiore ai 5 euro, in alcune città italiane famose proprio per il turismo, questa cifra può salire e superare i cinque euro. Si tratta per esempio di Comuni come Firenze, Venezia, Roma.

A pagare la tassa di soggiorno quindi sono i turisti, che la versano direttamente alla struttura ricettiva. In un secondo momento, la struttura deve provvedere al versamento di questa somma al proprio Comune di riferimento. Per effettuare questo versamento, le norme fiscali prevedono specifiche modalità.

In particolare le strutture che lavorano nel turismo devono provvedere a erogare una dichiarazione telematica entro una certa scadenza ogni anno, con riferimento all’attività svolta nei due anni precedenti. Come riporta Ipsoa.it, il termine per l’anno in corso è al 30 giugno:

“Il decreto Sostegni ha previsto che la dichiarazione relativa all’anno di imposta 2020 deve essere presentata unitamente alla dichiarazione relativa all’anno di imposta 2021, quindi entro il 30 giugno 2022.”

Ogni struttura ricettiva, nella fattispecie il gestore, deve quindi comunicare i dati entro questa scadenza. Lo stesso devono fare i proprietari di immobili adibiti ad affitti brevi, ovvero chi recepisce il pagamento per l’affitto deve provvedere a comunicare la tassa di soggiorno correttamente. Se questa comunicazione non viene effettuata, è possibile incorrere anche in sanzioni in denaro.

Tassa di soggiorno per il turismo nel 2022

La tassa di soggiorno è quindi una imposta legata in particolar modo al turismo. Negli ultimi anni questo settore ha subito una generale crisi a causa dell’emergenza sanitaria: molte attività hanno dovuto chiudere definitivamente, altre sospendere il lavoro per un certo periodo di tempo.

Per il 2022 questa imposta rimane a discrezione dei singoli Comuni, per cui è possibile che in una determinata zona questa tassa non venga applicata, oppure è possibile trovarla. In questi giorni vengono riscontrati dei casi in cui l’imposta viene anche aumentata, proprio per andare incontro alle difficoltà economiche del periodo.

Tuttavia l’adozione di questa imposta ha causato non poche critiche, anche da parte delle associazioni che tutelano il turismo. Un esempio è il Comune di Marsala, come riporta Tp24.it.

Dopo diverse difficoltà economiche, in questo periodo il turismo sembra dare i primi segnali di ripresa, per cui la tassa di soggiorno in molti casi è vista come un ostacolo al mondo del turismo, almeno per questi primi mesi di bella stagione. Va ricordato che anche le imprese che lavorano nel turismo devono far fronte in questo periodo ai rincari delle bollette dell’energia elettrica e del gas, che hanno coinvolto tutta Italia.

Va ricordato che la tassa di soggiorno può essere aumentata o diminuita dai Comuni anche in base alla tipologia di struttura ricettiva: i turisti di hotel con una stella pagherebbero cifre inferiori per questa imposta, mentre quelli con 4 o 5 stelle potrebbero pagare cifre aggiuntive.

Imposta di soggiorno: soggetti esenti e situazioni particolari

I Comuni possono scegliere liberamente come applicare la tassa di soggiorno, in particolare possono essere previsti casi di esonero legati all’età dei turisti, come visto prima. I soggetti minorenni o i pensionati possono essere esonerati da pagamento di questa imposta.

Tuttavia esoneri similari possono venire introdotti anche per altre situazioni, o per strutture ricettive apposite. In alcuni Comuni per esempio non viene applicata la tassa per gli immobili destinati agli affitti brevi, o vengono introdotte particolari agevolazioni.

Dato che l’imposta di soggiorno è una vera e propria tassa, il suo mancato versamento può comportare anche sanzioni in denaro. In particolare vengono sanzionate le strutture ricettive che recepiscono dai turisti la somma dovuta e non provvedono al suo versamento al Comune.

In questo caso la sanzione può variare dai 25 ai 500 euro, in base al caso specifico. Ma cosa accade se il turista rifiuta di provvedere al pagamento della tassa di soggiorno? In questo caso è il turista a trovarsi in una situazione sanzionabile, e anche in questo caso la multa può andare da 25 a 500 euro in base all’omesso versamento.

Risulta quindi un dovere della struttura ricettiva richiedere il pagamento dell’importo dovuto alla tassa di soggiorno, solitamente al momento del pagamento del prezzo complessivo del soggiorno, oppure successivamente al soggiorno.

Quali agevolazioni fiscali sono destinate al turismo?

Va ricordato che il settore del turismo attualmente è sostenuto da alcune interessanti agevolazioni fiscali introdotte dal governo proprio per far fronte ai rincari dell’ultimo periodo, e per dare una spinta alla ripresa di questo settore. Un particolare sostegno è garantito dal contributo garantito alle strutture turistiche con il Supebonus.

Al momento sono più di 7.000 le imprese italiane operanti nel turismo che hanno richiesto l’accesso ad uno dei sostegni messi a disposizione dallo stato, in particolare le agevolazioni fiscali. Si tratta di un numero considerevole, successivamente all’introduzione di una serie di misure volte a migliorare la situazione del turismo italiano.

Tra gli aiuti introdotti, a livello fiscale ricordiamo un credito di imposta che raggiunge anche l’80% sulle spese sostenute per ristrutturare gli immobili adibiti a impresa turistica. Si tratta di un sostegno retroattivo sui costi sostenuti da novembre 2021, ma anche di una agevolazione sui lavori sostenuti successivamente, con soglia massima a 40.000 euro.

Inoltre sono stati introdotti finanziamenti specifici per la riqualificazione energetica, in linea con le direttive del PNRR, il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, per il turismo. Il turismo risulta essere uno dei settori centrali per il paese, per cui è stato istituito negli scorsi anni un Ministero apposito.

Il turismo italiano infatti attira normalmente moltissimi visitatori dall’estero, oltre che turisti dall’Italia. Con l’arrivo del Covid-19 tuttavia questo settore è stato messo a rischio, soprattutto a causa della diminuzione dei viaggiatori, e in concomitanza con le limitazioni per le limitazioni del contagio.

Le agevolazioni per il turismo sono quindi state erogate in diversi momenti a partire dal 2020, anche nella direzione di sostenere i molti lavoratori del settore, inclusi gli stagionali. Le previsioni per quest’anno in ogni caso indicano una ripresa del turismo italiano, anche a seguito del miglioramento della situazione sanitaria.

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