Tassa sulla pubblicità: quando si deve pagare? Cosa sapere!

La tassa sulla pubblicità si deve versare per l'affissione di cartelloni, striscioni o altro per pubblicizzare beni o servizi, in luoghi pubblici.

Nella vasta moltitudine di tasse, imposte e tributi a cui i cittadini sono soggetti, in questo articolo andremo a parlare della tassa sulla pubblicità. Naturalmente, si tratta di un’imposta che non devono pagare proprio tutti, ma soltanto coloro che fissano cartelloni, striscioni e, in generale, quando pubblicizzano beni, prodotti o servizi, per fini economici, in luoghi pubblici

Chi è interessato al funzionamento e alla tariffa della tassa sulla pubblicità? Per esempio, chi apre una nuova attività commerciale e decide di pubblicizzarla

Ma cos’è, di fatto, la tassa sulla pubblicità? Si tratta di un’imposta comunale; pertanto, le regole e gli importi sono dettati dalle singole normative comunali. Per capirci, la tassa sulla pubblicità si deve versare al comune quando si affissano insegne e cartelloni, quando si diffondono messaggi pubblicitari tramite l’utilizzo di apparecchiature acustiche e visive nei luoghi pubblici.

Come abbiamo già detto, la tassa sulla pubblicità è applicata a discrezione dei singoli comuni e, quindi, in questo articolo, andremo a descrivere, in linea generale, di cosa si tratta e come funziona, in quali casi deve essere pagata e chi è soggetto o esente dal pagamento.

Iniziamo, prima di tutto, dagli aspetti generali sull’imposta: andiamo a vedere di cosa si tratta!

Tassa sulla pubblicità: di cosa si tratta!

Coloro che vogliono pubblicizzare la propria attività o un nuovo prodotto, attraverso l’affissione di insegne e cartelloni pubblicitari oppure tramite l’utilizzo di apparecchiature acustiche nei luoghi pubblici, è bene che tengano in considerazione il possibile ed eventuale pagamento di una particolare imposta.

La tassa sulla pubblicità, o meglio, l’imposta comunale sulla pubblicità è una tassa molto particolare che si applica quando vengono diffusi messaggi pubblicitari, in luoghi pubblici sul territorio comunale. La tassa sulla pubblicità è disciplinata dal Decreto Legislativo n. 507, del 15 novembre 1993.

In linea generale, dobbiamo ricordare che si tratta di una imposta nazionale, ma che viene applicata dai singoli Comuni, seguendo regole, modalità e tariffe differenti.

Infatti, il singolo comune ha la facoltà di applicare o meno questa tassa e decidere anche quando applicarla e a quanto ammontano le eventuali tariffe.

Come abbiamo appena detto, essendo una tassa applicata a discrezione dei singoli comuni, questi possono anche decidere di non applicarla; in questo caso, come si legge sul sito laleggepertutti.it:

“[…] sottoponendo le iniziative pubblicitarie a un’autorizzazione preventiva e assoggettandole al pagamento di un canone per l’installazione di mezzi pubblicitari (Cimp)”.

Ma quando si deve pagare la tassa sulla pubblicità? Scopriamolo, qui di seguito.

Quando si paga la tassa sulla pubblicità?

La tassa sulla pubblicità si deve pagare, in base alle delibere e ai regolamenti comunali, quando si installano insegne e cartelli in luoghi pubblici, striscioni oppure altre targhe. Si deve pagare, inoltre, quando si diffondono messaggi pubblicitari, utilizzando apparecchiature di diffusione audio e audio-visive.

Si tratta di un’imposta nazionale, applicata o meno, in base alle disposizioni dei singoli comuni. Comunque sia, vi è l’esenzione, valida su tutto il territorio italiano, dal versamento dall’imposta comunale sulla pubblicità, per l’affissione di cartelloni e insegne di grandezza inferiore a 300 centimetri quadrati.

In ogni caso, la tassa sulla pubblicità si paga sui messaggi audiovisivi e sono soggetti al suo versamento coloro che diffondono messaggi pubblicitari. Pertanto, si legge sul sito businessonline.it:

“Non sono, dunque, soggetti all’imposta sulla pubblicità i messaggi pubblicitari in radio, in televisione o su annunci stampa”.

Tassa sulla pubblicità: dove si paga?

È bene capire, più precisamente, dove si deve pagare la tassa sulla pubblicità. Sicuramente, questa è una delle prima domande che ci si pone, per esempio, quando si apre una nuova attività commerciale e si decide di promuoverla attraverso la cosiddetta pubblicità tradizionale – per capirci, attraverso l’utilizzo di cartelloni e striscioni e, perché no, attraverso il classico volantinaggio.

Come abbiamo già ripetuto più volte, la tassa sulla pubblicità, anche se nazionale, è legata alla normativa deliberata dalle singole amministrazioni comunali. Pertanto, è sempre bene controllare quanto stabilito dal proprio comune. 

In ogni caso, possiamo delineare un quadro generale su dove si deve pagare la tassa comunale sulla pubblicità. L’imposta è dovuta, per esempio, su qualsiasi mezzo pubblicitario superiore a 300 centimetri quadrati, posto in un luogo o in una strada pubblica. Non si paga quando questi sono all’interno dei locali come, per esempio, quando sono sulle facciate delle vetrine

In ogni caso, come si legge sul sito laleggepertutti.it:

“L’imposta sulla pubblicità si paga quando l’insegna, il cartello, la targa, ecc. è posta in un luogo pubblico o aperto al pubblico localizzabili nel territorio comunale, o che sia da tali luoghi percepibile”.

Tassa sulla pubblicità: chi non è tenuto al versamento?

Non dobbiamo dimenticare, a questo punto, anche quali sono, se presenti, i soggetti esenti dal versamento della tassa sulla pubblicità.

La tassa è dovuta quando la pubblicità ha lo scopo di promozione, che essi siano beni oppure servizi resi. Non sono soggette al pagamento della tassa, le comunicazioni non pubblicitarie, ovvero quelle che non presentano intenti di promozione economica.

Infatti, non su tutte le targhe, i manifesti e i cartelloni grava l’imposta comunale sulla pubblicità. Quali sono le esenzioni? Non si paga l’imposta sulle insegne di esercizio, installate nella sede dell’attività lavorativa. In genere, sono esenti le targhe di questo tipo che abbiano una superficie complessiva fino a cinque metri quadrati, ma, in ogni caso, è a discrezione dei Comuni prevedere una superficie di esenzione maggiore.

Non si deve pagare l’imposta per le pubblicità inserite all’interno delle attività commerciali o degli studi professionali; sono esonerati anche dal versamento della tassa le insegne e le targhe poste all’individuazione delle sedi di associazioni, fondazioni e comitati e qualsiasi altro ente non a scopo di lucro; così come non sono soggette le pubblicità delle associazioni e delle società sportive dilettantistiche poste all’interno dei locali con una capienza inferiore a 3000 posti.

Vi sono, comunque, molte altre esenzioni come quella relativa alla pubblicità esposta nelle stazioni di servizio pubblico, quando questa pubblicizza l’impresa di trasporto oppure quella esposta nelle vetture ferroviarie, all’interno delle navi e degli aerei

Insomma, l’elenco è molto lungo. Come già detto, però, rimane sempre pertinenza dei singoli Comuni applicare, dove previsto, il versamento della tassa sulla pubblicità e, eventualmente, prevedere l’estensione maggiore di esonero.

Tariffe tassa sulla pubblicità: quali sono?

Abbiamo parlato, spesso, di estensione superficiale che, sotto una determinata soglia, il pagamento dell’imposta sulla pubblicità non è dovuto. Infatti, la tassa sulla pubblicità si calcola in base alla superficie del mezzo pubblicitario e prescinde dal numero dei messaggi in esso contenuti.

Le tariffe applicate, comunque, variano anche in base al tipo di pubblicità effettuata: con veicoli, da aeromobile, amplificatori, striscioni e così via.

Quando devono essere stabilite le tariffe della tassa sulla pubblicità? Come si legge sul sito laleggepertutti.it:

“Le tariffe variano in funzione della tipologia pubblicitaria adottata, devono essere deliberate dal comune entro il 31 marzo di ogni anno, ed entrano in vigore dal 1° gennaio dello stesso anno”.

Se, per caso, l’amministrazione comunale non dovesse deliberare l’importo delle tariffe, si applicano quelle nazionali stabilite dalla legge, in base a parametri prestabiliti. Quali sono questi parametri? L’importo cambia in base alla popolazione residente nel comune. Sono previste cinque classi: la prima classe identifica i comuni con più di 500.000 abitanti e l’ultima classe, ovvero la quinta, si riferisce ai comuni con meno di 10.000 abitanti.

Come si deve pagare la tassa sulla pubblicità? In linea di massima, la tassa sulla pubblicità si deve versare per l’anno solare di riferimento e si deve pagare per le nuove affissioni, insieme alla presentazione della relativa dichiarazione; si deve pagare, inoltre, quando la pubblicità viene annualmente rinnovata.

La tassa sulla pubblicità deve essere versata tramite il modello di pagamento unificato F24, utilizzando il codice tributo 3964. Sempre in riferimento al modello di pagamento unificato F24, in caso di tardato versamento è possibile sanare il tutto applicando il ravvedimento operoso, usufruendo delle sanzioni ridotte.

Ricordiamo, brevemente, come si deve compilare il modello F24. Il codice tributo e l’importo devono essere esposti nel modello di pagamento F24, nella sezione Imu ed altri tributi locali. Nella colonna numero 1 si deve indicare il codice ente del comune interessato, nella colonna numero 7 il codice tributo, nella colonna numero 8 si deve indicare la rateazione oppure il mese di riferimento, nella colonna numero 9 l’anno di riferimento e, infine, nella colonna numero 10 si deve inserire l’importo dovuto.

Vi sono anche alcune alternative alla modalità di pagamento sopra indicata. La tassa può essere pagata direttamente presso la tesoreria comunale oppure utilizzando il bollettino di conto corrente.

Ovviamente, per conoscere tutte le informazioni sul versamento dell’imposta comunale sulla pubblicità, si consiglia di leggere la delibera del comune di interesse.

Dobbiamo fare un ultimo riferimento alla presentazione della dichiarazione. Si tratta di un adempimento necessario, quando si decide di effettuare, nel territorio comunale, pubblicità soggetta a tassazione.

La dichiarazione, ovviamente, deve contenere tutte le informazioni inerenti alla pubblicità che si intente effettuare, come l’ubicazione e il mezzo che si intende utilizzare, la durata e così via. 

Sara Bellanza
Sara Bellanza
Aspirante storica contemporaneista, classe 1995.Amante della lettura e della scrittura sin dalla tenera età, ho una laurea triennale in Filosofia e Storia e una laurea magistrale in Scienze Storiche, conseguite entrambe presso l’Università della Calabria. Sono autrice di alcune pubblicazioni scientifiche inerenti alla storia contemporanea e alla filosofia: "L'insostenibile leggerezza della storia" e "L’insufficienza del linguaggio metafisico" per la rivista "Filosofi(e)Semiotiche", e "Il movimento comunista nel cosentino" per la "Rivista Calabrese di Storia del '900".Nonostante la formazione prettamente umanistica, la mia curiosità mi ha spinto a conoscere e a informarmi sugli ambiti più disparati. Leggo, scrivo e fotografo, nella speranza di riuscire a raccontare il mondo così come lo vedo io.
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