Tasse criptovalute: come orientarsi con gli obblighi fiscali

La tassazione delle criptovalute non è sempre facile, soprattutto perché non esiste una normativa specifica, vediamo assieme come orientarsi.

Le criptovalute sono delle valute virtuali che possono essere utilizzate come mezzo di scambio, e esattamente come le valute tradizionali anch’esse possono svolgere la funzione di unità di conto.

Ormai le criptovalute sono una realtà consolidata all’interno di tutto il panorama finanziario globale come viene dimostrato dal fatto che esista una quotazione di mercato per molte criptovalute, come per esempio il Bitcoin. Proprio per questo motivo è importante riuscire ad orientarsi all’interno degli obblighi fiscali che riguardano il mondo delle criptovalute.

Con questo articolo vogliamo fornire una guida fiscale, rispetto a tutte le tassazioni ed anche agli obblighi che derivano dalla detenzione delle criptovalute, da parte di persone fisiche.

Come funzionano in Italia le tasse sulle criptovalute

I problemi principali legati alla tassazione delle criptovalute nascono dal fatto che in Italia non esiste una regolamentazione specifica. Proprio per questo motivo il metodo migliore per riuscire ad individuare la corretta tassazione corrisponde nel suddividere la valuta in base alla natura dell’attività stessa, in modo da applicare le norme fiscali adeguate.

La regolamentazione fiscale delle criptovalute dipende da delle interpretazioni che possono avere degli appoggi giurisprudenziali. Questo procedimento è però molto complesso e riesce a definire i suoi confini ma diventa incerto con il passare del tempo. Per poter individuare correttamente i corretti adempimenti fiscali bisogna avere presente il ciclo di vita della criptovaluta che si suddivide in:

  • creazione;

  • deposito;

  • scambio.

In base a questa suddivisione possiamo dichiarare che la nostra criptovaluta viene tassata solo nel momento in cui essa entra nella zona di scambio, ovvero quando questa viene utilizzata per acquistare un bene o servizio, ed anche quando viene scambiata con una valuta diversa che può essere sia tradizionale che virtuale.

Se parliamo invece di obblighi dichiarativi, le criptovalute devono essere dichiarate sia nel momento dello scambio, per la quale avviene anche la tassazione, che nel momento della detenzione il quale può rappresentare un elemento di monitoraggio fiscale.

Come capire l’inquadramento fiscale

Come abbiamo accennato in precedenza per poter capire come trattare a livello fiscale un attività bisogna individuare la sua natura, soprattutto quando non esiste una normativa a riguardo.

Il problema delle criptovalute è che si tratta di strumenti ibridi, che hanno delle caratteristiche che le fanno assomigliare a degli strumenti finanziari, oppure ad una valuta o ancora ad un’attività immateriale.

Per poter capire il loro inquadramento fiscale bisogna quindi basarsi sulle attività che sono simili, come caratteristiche, alle criptovalute.

Per poter chiarire ulteriormente la situazione Agenzia delle entrate ha stabilito, con la Risoluzione 72/E/2016 a seguito della causa C-264/14 del 22 ottobre 2015 supportata dalla Corte della Giustizia europea, che le criptovalute possono essere assimilate alle valute estere come inquadramento fiscale.

La decisione è stata criticata da alcune nazioni, soprattutto in base alle scelte legislative che sono state adottate da molti paesi. La decisione di Agenzia delle Entrate nonostante questo risulta essere ancora la normativa vigente.

Leggi anche: Criptovalute, 5 lezioni dal primo crac italiano.

Come interpretare la decisione di Agenzia delle Entrate

La decisione di assimilare le criptovalute alle valute estere comporta sicuramente degli obblighi fiscali, soprattutto in tema di monitoraggio. Parlando invece di sistema di tassazione, possiamo dire che quello più correttamente applicabile alle criptovalute è quello descritto dall’articolo 67 comma 1-ter, che specifica:

le plusvalenze derivanti dalla cessione a titolo oneroso di valute estere rivenienti da depositi e conti correnti concorrono a formare il reddito a condizione che nel periodo d’imposta la giacenza dei depositi e conti correnti complessivamente intrattenuti dal contribuente, calcolata secondo il cambio vigente all’inizio del periodo di riferimento sia superiore a cento milioni di lire per almeno sette giorni lavorativi continui

Semplificando l’articolo possiamo dire che i redditi che hanno una natura finanziaria diversa sono soggetti all’imposta sostitutiva pari al 26%.

Questa tassazione viene applicata nel momento in cui le plusvalenze che derivano dall’importo delle criptovalute superano la cifra di 51.645,69 euro, e se questa cifra viene conseguita in un totale di sette giorni lavorativi sull’anno solare.

La normativa stabilisce anche che nel momento in cui vi è il superamento del limite, identificato dalla norma, viene necessaria la tassazione sulla plusvalenza.

Come riconoscere gli obblighi dichiarativi

Gli obblighi che riguardano i contribuenti rispetto al possesso delle criptovalute sono due, il monitoraggio fiscale ed anche la tassazione. Questi due obblighi risultano essere poi legati a due momenti diversi, ovvero la detenzione e l’utilizzo delle singole criptovalute.

Per quanto riguarda le condizioni rispetto alla tassazione sull’imponibile, sappiamo che sulle plusvalenze viene imposta l’aliquota pari al 26%; inoltre il reddito diverso da quello finanziario deve essere dichiarato e compilato all’interno del modello redditi, nello specifico quadro RT. Diversamente questa dichiarazione può essere effettuata anche con il modello 730, inserendo tutte le apposite informazioni nello stesso quadro.

Gli obblighi del monitoraggio fiscale

Per quanto riguarda il monitoraggio fiscale, che deriva dalla detenzione di criptovalute, dobbiamo obbligatoriamente dichiarare le suddette informazioni all’interno del quadro RW del modello Redditi PF.

Agenzia delle Entrate ha publicato una specifica anche in questo caso dichiarando che le criptovalute vanno dichiarate all’interno dell’apposito quadro se possedute:

  • mediante un intermediario che non è residente in Italia;

  • mediante un portafoglio digitale.

Leggi anche: Come utilizzare criptovalute nella vita quotidiana: 5 esempi per non lasciarle più andare.

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