Tasse e F24: cosa succede se non pago? Regole e sanzioni

Cosa succede se non si pagano le tasse? Ecco le regole del Fisco in caso di mancato pagamento del F24, tra ravvedimento operoso e avvisi AdER.

Il pagamento delle tasse è uno step fondamentale per essere in regola con il Fisco e non avere sorprese, ma come ben sappiamo non sempre vengono pagate correttamente dai contribuenti. Ecco cosa succede quando non viene pagato il F24, dai pochi giorni di ritardo fino ad arrivare alla cartella esattoriale, cioè lo scenario peggiore.

Bisogna innanzitutto ricordare che il pagamento delle tasse è obbligatorio, ma si basa sull’autodichiarazione dei propri redditi nel caso dei liberi professionisti. Ci sono ovviamente anche le tasse che devono essere pagate dalle imprese, con un meccanismo simile, e dai lavoratori dipendenti, che però godono di un vantaggio pratico non indifferente.

Il vantaggio consiste nell’avere il datore di lavoro che fa da sostituto d’imposta e trattiene direttamente quanto spetta allo Stato a titolo di Irpef e di addizionali locali e regionali. Se quindi un dipendente deve versare X allo Stato, quella quota viene trattenuta dal suo stipendio e versata direttamente dall’impresa, mentre il soggetto riceve direttamente l’importo netto, cioè “pulito” dalle tasse.

Questo ci permette di capire perché sia così d’interesse sapere cosa succede se non si pagano le tasse per i liberi professionisti, cioè coloro che operano in Partita IVA e che hanno concretamente la possibilità di non pagare le tasse.

Ovviamente, c’è una netta distinzione tra chi non paga le tasse e chi invece ritarda di qualche giorno il pagamento, in maniera più o meno volontaria.

Ne ha parlato in un video YouTube anche il commercialista ed esperto di regime forfettario Giampiero Teresi, esponendo esattamente cosa succede in caso di mancato pagamento, tra tempistiche più o meno brevi e regole stabilite dall’Agenzia delle Entrate e Riscossione:

Pagamento tasse: come funziona il modulo F24?

Prima di comprendere cosa succede se non viene pagato, capiamo bene cosa significa compilare l’F24, quando va fatto e come. Si tratta di un modello che include tantissime tributi, contributi e premi da pagare e che in un unico modulo raduna praticamente tutti gli obblighi dei contribuenti in base alla propria posizione.

Non è quindi pensato solo per i lavoratori autonomi, ma anche per chi non è titolare di Partita IVA. Insomma, praticamente per tutti. Come detto, però, è particolarmente d’interesse per i titolari di Partita IVA che hanno l’obbligo di autodichiarazione di quanto fatturato e su cui ovviamente si concentrano i controlli di AdE e AdER.

All’interno del modulo ci sono i diversi contributi e le varie voci divise in sezioni, dove ad ognuna corrisponde il cosiddetto codice tributo. Questo aspetto è particolarmente importante perché va indicato anche l’eventuale ammontare delle sanzioni in caso di ritardo di pagamento.

All’interno del modulo vanno indicati: i dati anagrafici del contribuente, eventuale coobbligato, i già citati codici tributo, l’anno (o periodo) di riferimento, regione di riferimento (in aggiunta al codice tributo laddove necessario), Imu e altri tributi locali.

Queste sono le voci che vanno indicate in maniera generale, ma possiamo dire che la compilazione è piuttosto intuitiva una volta compreso il funzionamento. In ogni caso, ci si può rivolgere a professionisti o al Caf per essere assistiti nella compilazione e nel pagamento.

Pagamento tasse: cosa succede se non si paga? Le casistiche

Parliamo ora dell’eventualità in cui non si dovesse pagare l’F24 nelle tempistiche prestabilite. Naturalmente invitiamo ogni contribuente a controllare le scadenze di pagamento e ad essere sempre aggiornato su eventuali proroghe o cambiamenti, come per esempio è successo nel 2020 a causa della pandemia, quando le scadenze fiscali sono state praticamente tutte spostate in avanti.

Il pagamento delle tasse, in ogni caso, può essere omesso per varie ragioni: per dimenticanza della scadenza, per impossibilità a pagare a causa di scarsa disponibilità economica o per semplice volontà. Naturalmente, come è facile immaginare, nessuna di queste casistiche è legalmente accettata e il pagamento è comunque dovuto.

Si attiva allora un protocollo che prevede che se il soggetto paga volontariamente entro tot tempo, come vedremo in seguito, si applica solo una sanzione in percentuale più gli interessi.

Se il ritardo arriva ad un anno, arriva invece un avviso bonario che prevede il pagamento del 10% aggiuntivo di sanzione e gli interessi. Quindi, su un mancato pagamento di 1.000 euro, per esempio, sarà applicata una sanzione di 100 euro, per un totale da pagare di 1.100 euro.

Nel caso invece di mancato pagamento anche dell’avviso bonario arriva invece la cartella esattoriale, vale a dire quel documento gestito da Agenzia delle Entrate e Riscossione che certifica il mancato pagamento e mette il contribuente nella posizione di pagare ben il 30% di sanzione (nell’esempio precedente, 300 euro in più).

Mancato pagamento F24: ecco come funziona il ravvedimento operoso

La prima casistica esposta è quella del ravvedimento operoso, cioè in sostanza il pagamento volontario da parte del contribuente che si rende conto di non aver effettuato il pagamento del F24. Come poi si può vedere anche per le sanzioni applicate, si tratta di cifre praticamente simboliche, considerate soprattutto per coloro che tardano il pagamento in maniera involontaria, per dimenticanza.

Il più veloce è il ravvedimento sprint, entro 14 giorni dalla scadenza e con solo lo 0,1% di sanzione più l’1,25% di interessi. Il ravvedimento veloce va invece dai 14 ai 30 giorni di ritardo rispetto alla scadenza e prevede una sanzione aumentata all’1,5% sempre da sommare agli interessi.

C’è poi il ravvedimento intermedio tra i 30 ed i 90 giorni, con sanzione che sale all’1,67% più gli interessi (sempre 1,25%) ed il ravvedimento lungo, entro l’anno, con sanzione pari al 3,75% più gli interessi. Infine, il ravvedimento operoso lunghissimo (oltre l’anno, entro la dichiarazione dei redditi successiva) prevede il 4,29% di sanzione più gli interessi.

Mancato pagamento F24: possibilità di rateizzazione

Una possibilità molto interessante per i contribuenti è quella di rateizzare il proprio debito nei confronti dell’Agenzia delle Entrate ed è possibile da quando viene emesso l’avviso bonario. Infatti, da questo momento viene sì applicata una sanzione del 10%, ma si può dividere il pagamento in rate fino a 60 mesi.

Una possibilità importante che manifesta la volontà dell’AdE di fare tutto il possibile per mettere i contribuenti in condizioni di regolare il proprio debito. Anche perché, soprattutto nei tempi difficili che abbiamo vissuto e stiamo vivendo, tanti sono i soggetti che concretamente non riescono a sostenere il pagamento delle tasse.

Anche in caso di cartella esattoriale sono previsti diversi modi per agevolare il contribuente ormai in ritardo da diversi mesi, come la rateizzazione fino a 72 rate mensili, cioè praticamente sei anni.

Cartelle esattoriali: attenzione alle scadenze!

Avendo appena nominato le cartelle esattoriali come ultimo passaggio in cui è possibile regolare la propria posizione con il Fisco, diventa inevitabile chiarire cosa accade con le scadenze. Il Governo ha infatti prorogato (ancora) tali scadenze in base all’anno di pertinenza.

Ecco le scadenze attuali:

  • entro il 30 aprile i versamenti del 2020, ma essendo di sabato si slitta al 2 maggio. Ricordiamo poi che ci sono ulteriori 5 giorni di tolleranza, arrivando così al 9 maggio;
  • entro il 31 luglio (sempre più la tolleranza) le rate relative al 2021;
  • entro il 30 novembre 2022 le rate relative al 2022.

Con questa informazione si conclude il nostro approfondimento su ciò che accade nel momento in cui non si pagano correttamente le tasse attraverso F24, speriamo di aver fatto cosa utile. In qualsiasi caso, suggeriamo come sempre di rivolgersi a professionisti per non avere dubbi e problemi.

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